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Lavoro Nero – La nuova normativa in vigore da fine anno 2010 prevede aumenti del 50% sulle sanzioni

lavoro in nero - nuova normativa

Lavoro Nero

Un fenomeno che non si riesce a contrastare. Le irregolarità del mercato del lavoro non sono in regressione, anche se ne vengono scoperte sempre di più. Aumentate del 215% le violazioni in materia di tutela delle lavoratrici madri. La nuova normativa in vigore da fine anno 2010 prevede aumenti del 50% sulle sanzioni

L’attività di vigilanza da parte degli istituti previdenziali italiani (INPS, INAIL, ENPALS) e degli organi ministeriali continua incessante e scopre sempre più lavoratori in nero. Nel 2010 ne sono stati individuati 157.574, quasi il 27% in più di quelli scoperti nel 2009, quando se ne erano scoperti “solo” 100 mila.
Sono risultate irregolari ben 171.810 imprese, ovvero il 66% delle 262 mila  e passa imprese ispezionate. Anche questo rapporto è aumentato rispetto all’anno precedente, quando le imprese regolari erano il 61% delle controllate. Nel 2010 alle attività ispettive si erano aggiunte anche quelle realizzate dalla Guardia di Finanza, che l’anno prima non faceva parte del “team” ispettivo.
Per il 2011 il Ministero ha adottato un piano straordinario allo scopo di effettuare almeno 80 mila controlli mirati sul lavoro nero al quale vanno aggiunte le previsioni di controllare 50 mila imprese da parte degli istituti previdenziali.

Secondo tale piano, le azioni di controllo vengono monitorate ogni mese e una sorta di contatore dimostrerà quanti sono i lavoratori irregolari e quanti quelli che vengono messi in regola a seguito dell’accertamento.
I controlli effettuati finora dimostrano che il fenomeno non cala assolutamente. Le irregolarità riscontrate già lasciano prevedere un numero ancora superiore a quelle del 2010. “Le violazioni più gravi non sono riscontrate solo nel Mezzogiorno e nei settori tradizionalmente più a rischio come agricoltura, edilizia e terziario” commenta Giorgio Santini, il Segretario Generale aggiunto della CISL. “Gli aumenti delle irregolarità sostanziali del mercato del lavoro riscontrate dagli organi di vigilanza dimostrano che il fenomeno del lavoro nero in Italia non è in regressione anche se l’azione di contrasto sta dando buoni risultati”.
Il problema del lavoro sommerso permea e distorce l’intero sistema produttivo in quanto mette in difficoltà le aziende in regola che già devono fare i conti con la crisi. Secondo Santini, l’attività di vigilanza deve essere sempre più attenta e collegata a una vera e propria attività di Intelligence che si deve rivolgere soprattutto agli ambiti degli appalti e dei subappalti e poi verificare anche tutti quei casi di  somministrazione illecita, cooperative spurie, falsi lavoratori agricoli e falsi lavoratori autonomi nell’edilizia.
Sono queste le tipologie di lavoratori che di solito vengono scoperti irregolari.
Per lo Stato scoprire le imprese irregolari corrisponde a un introito – dovuto alle sanzioni pecuniarie – che l’anno scorso è stato pari a 1 miliardo e 417 milioni di euro.
Per questo il Ministero del Lavoro, come ha annunciato il direttore generale dell’attività ispettiva, Paolo Pennesi, dedicherà il 30% delle proprie attività a un particolare aspetto del lavoro nero: quello relativo alla manodopera totalmente sommersa con verifiche brevi e rapide.
Durante le ispezioni infatti, il Ministero deve controllare non solo se c’è lavoro irregolare ma anche altre evasioni contributive, illeciti in materia di sicurezza sul lavoro, violazioni in ordine alla tutela delle lavoratrici madri, ecc..

 

Le violazioni sanzionate

La violazione che è aumentata di più secondo i riscontri del 2010, rispetto all’anno prima, è quella che riguarda le donne: sono aumentate del 215% infatti le violazioni in ordine alla tutela economica delle lavoratrici madri. Sono state riscontrate altresì 973 ipotesi di reato in ordine alla tutela fisica delle lavoratrici madri.
Quasi 16 mila sono state le violazioni per appalti e somministrazione illecita (nel 2009 erano più di 6 mila, dunque sono aumentati del 140%); Oltre 3 mila sono le truffe nei confronti degli istituti previdenziali e quasi 5 mila le ipotesi di reato realtive a evasioni contributive.
La “palma d’oro” va ai 38 mila e passa illeciti in materia di sicurezza sul lavoro, altro cancro della nostra società.
Le sanzioni sono state sia amministrative che penali. Oltre alle multe, ci sono stati quasi 8 mila provvedimenti di sospensione dell’attività imprenditoriale (con un aumento del 60% rispetto a quelli dell’anno prima).
Le sospensioni hanno interessato soprattutto il settore dell’edilizia e dei pubblici esercizi.
Alle imprese è stata data la possibilità di conciliare, che è stata accolta in 19 mila casi.  Le sanzioni del 2010 sono aumentate del 27% rispetto al 2009 mentre le somme riscosse sono aumentate del 135%.
Per il 2011 si prevede che l’aumento delle riscossioni sia ancora maggiore, anche perché con la L. 183 del 4 novembre 2010, le sanzioni civili in caso di impiego di lavoratori in nero sono aumentate, così come sono aumentate le competenze degli ispettori INPS che hanno il potere di contestare e notificare la “maxisanzione” prevista dall’art. 3 del D.L. 12/2002 attualmente di 12 mila euro per ogni lavoratore irregolare alle quali vanno sommate 150 euro per ogni giornata di lavoro “nero” svolto.

La nuova normativa in vigore sul lavoro nero

La misura delle sanzioni civili in caso di impiego di lavoratori in nero è stata modificata dall’art. 4 della L. 183/2010 (prima si seguivano le indicazioni della L. 73/2002), in vigore dal 24 novembre 2010. Ciò significa che le nuove sanzioni vengono applicate sulle verifiche effettuate dopo tale data ma che si possono riferire a periodi di lavoro irregolare antecedente.
Se gli ispettori riscontrano dei lavoratori per i quali non è stato denunciato l’inizio del rapporto di lavoro, la sanzione va da un minimo di 1.500 a un massimo di 12 mila euro, alle quali vanno sommate 150 euro per ogni giornata in nero.
Se il lavoratore è stato assunto successivamente, ma prima era stato un periodo in nero, per il periodo di irregolarità l’impresa dovrà versare come sanzione tra i mille e gli 8 mila euro ai quali dovranno sommarsi 30 euro per ogni giorno lavorativo irregolare.
A questa sanzione per la scoperta del lavoro sommerso vanno aggiunte le sanzioni relative alla mancata contribuzione pensionistica. Poiché, come stabilisce il nuovo ordinamento, ogni sanzione civile in caso di evasione contributiva riferita all’utilizzo di lavoratori irregolari è aumentata del 50%, tali sanzioni saranno calcolate in questo modo: il 30% della contribuzione evasa in un anno (considerata fino a un massimo del 60% a seconda della gravità dei casi) come da L. 388/2000, deve essere poi maggiorato del 50%. Ma anche il tetto massimo del 60% dell’annualità evasa deve essere maggiorato del 50% e vi vanno aggiunti tutti gli interessi di mora (come da decreto legislativo nr. 46/1999).
L’aumento delle sanzioni civili non si applica ai lavoratori autonomi, parasubordinati e ai rapporti di lavoro domestico. Tutti gli altri tipi di lavoro subordinato invece vengono contemplati dalla nuova legge.
L’imprenditore non può portare a scusante della irregolarità, per quanto riguarda i falsi lavoratori autonomi, il fatto di non avere una documentazione “atta a verificare la pretesa autonomia del rapporto”.
Ci sono sanzioni anche per chi applichi la prestazione di lavoro occasionale accessorio (i Vaucher INPS o Buoni del lavoro, sui quali abbiamo già realizzato un servizio speciale) senza preventiva comunicazione all’INPS e all’INAIL. Anche a questi evasori potrà essere applicata la maxisanzione.

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