Fisco e norme

Eurovignette III: un pedaggio extra per gli autoveicoli pesanti

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Eurovignette III: un pedaggio extra per gli autoveicoli pesanti. Un contraccolpo che pesa anche sulle donne camioniste italiane

La decisione di questi giorni dell’UE di tassare i veicoli commerciali che provocano inquinamento atmosferico e acustico, infiamma gli animi degli autotrasportatori e degli imprenditori. Il mestiere della camionista ormai impegna quasi 2 mila donne ed è il primo lavoro “da uomo” svolto dalle donne italiane

 

Il Parlamento Europeo ha approvato la seconda settimana di giugno la direttiva “Eurovignette III” sull’internazionalizzazione dei costi esterni che prevede una tassazione da aggiungere ai pedaggi stradali a carico degli autoveicoli pesanti che trasportano merci, poiché su essi dovrà gravare il peso sociale dei costi relativi all’inquinamento che provocano.

Una decisione che grava su un’attività lavorativa da sempre considerata prettamente maschile, ma che oggigiorno viene invece svolta da sempre più donne ed è entrata a far parte della vetta della “classifica” dei lavori maschili svolti da donne.

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Secondo la ricerca svolta dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, e in particolare dall’ufficio della Consigliera Nazionale di Parità, che ha elaborato le stime di un’inchiesta della Camera di Commercio di Monza e Brianza, sono oltre 4 mila le donne che esercitano un lavoro tradizionalmente maschile, e soprattutto quello considerato più “duro”: il camionista.
Uno ogni 13 autotrasportatori nuovi iscritti nel 2010, ad esempio, è donna.
Le camioniste agli inizi del 2011 rappresentano oltre il 3% del totale della categoria. Un dato significativo considerando il tipo di lavoro e il fatto che rispetto agli uomini che lavorano in generale le donne sono sempre un numero molto inferiore.

Si tratta di un’attività nuova per le donne, probabilmente causata dalla crisi, dal momento che solo a fino a pochi anni fa non c’erano donne camioniste. Un lavoro nuovo dunque, che appena all’inizio, viene subito – involontariamente – penalizzato dall’approvazione della direttiva “Eurovignette III”.

Le associazioni di categoria delle autotrasportatrici e degli autotrasportatori si ribellano a questa decisione e ad essi si aggiunge la Confartigianato trasporti, il cui presidente, Francesco Del Boca, dichiara: “le risorse dei maggiori pedaggi dovrebbero essere obbligatoriamente destinate al settore del trasporto stradale con l’obiettivo di rendere l’autotrasporto più sostenibile ed efficiente, ad esempio attraverso investimenti ‘verdi’ o in nuove tecnologie, particolarmente importanti per le piccole e medie imprese che spesso non sono in grado di sostenere da sole gli oneri imposti dalle normative tecniche ed ambientali. Il testo votato a Strasburgo concede invece agli Stati membri  la facoltà di decidere se utilizzare o meno gli introiti per ridurre l’impatto dei costi esterni (inquinamento, rumore, congestione) con investimenti nell’autotrasporto. “Siamo di fronte – ha aggiunto Del Boca – al tentativo di introdurre una nuova tassa addizionale sulle aziende, con il solo fine di ‘fare cassa’ al di là delle dichiarate motivazioni ambientali”.

La direttiva approvata a Strasburgo introduce nei pedaggi stradali dunque un costo aggiuntivo per i mezzi pesanti, che equivale a un risarcimento per i costi di inquinamento atmosferico e acustico da essi provocato che va ad aggiungersi a quelli già previsti per le infrastrutture (strade, autostrade, ecc.). Secondo “Eurovignette III” i pedaggi dovranno essere calcolati in base ai diversi livelli di emissioni inquinanti dei veicoli e degli orari di percorrenza delle strade (e dunque del relativo traffico).

Se la Confartigianato trasporti afferma che la direttiva penalizza gli autotrasportatori, nella considerazione che  “un’impresa di autotrasporto già oggi subisce gli ulteriori costi (carburante, ritardi nelle consegne, incidenti) derivanti dal blocco del traffico” e che “è discriminatoria la circostanza che solo i trasportatori siano inclusi nel nuovo sistema di tassazione, con esclusione degli altri utenti della strada”, la FAI Conftrasporto non è da meno. Il suo presidente, Paolo Uggè, dichiara infatti che “In un Paese che soffre del problema della permeabilità dell’arco alpino, che è privo di alternative ferroviarie avendo scelto di ridurre gli scali merci e sopprimere i treni, e dove la velocità commerciale è la più bassa rispetto alla media europea, la decisione del Parlamento europeo è come un macigno legato ad una gamba di un centometrista”.

Secondo il presidente Uggè (che è anche vicepresidente della Confcommercio), l’approvazione di questa direttiva “graverà principalmente sui Paesi periferici, e quindi sull’Italia, causando perdita di competitività e prodotti più cari, mentre consentirà ai Paesi centrali di far cassa, attraverso maggiori entrate fiscali, penalizzando le merci trasformate o prodotte dalle economie concorrenti. Questa non è certo l’economia europea che vuole e deve competere nel mondo, ma il frutto di scelte nazionalistiche a danno di terzi di chi ritiene che l’economia europea possa prescindere da quelle delle singole nazioni”.

Il principio che l’UE vuole attuare, è quello del “chi inquina, paga” ed è un buon principio, ma tutti i presidenti delle associazioni di autotrasportatori sono concordi nel fatto che, laddove non si hanno alternative al trasporto su gomma, non è possibile non inquinare e dunque non si può bloccare un’attività lavorativa soprattutto in un periodo di crisi come questo.

Non poteva mancare al coro di protesta la voce dell’ANITA, l’associazione delle imprese di autotrasporto più grandi in Italia. Essa aveva già da tempo iniziato una serie di azioni congiunte con la Confindustria per contestare non il principio ma l’ingiustizia derivante dal fatto che il provvedimento penalizza solo il trasporto merci.

Ma poiché quasi tutte le aziende sono costrette a spostare le proprie merci, e poiché naturalmente se il costo di trasporto aumenta, questo aumento si ripercuoterà su tutta la filiera causando danni a tutta l’economia italiana.

La dichiarazione dell’ANITA sottolinea il fatto che essa “non contesta il principio che chi inquina paga. Piuttosto la mancanza di equità di tale provvedimento che penalizza unicamente il trasporto merci e non le altre modalità e tipologie di trasporto”. In particolare, secondo l’associazione questo provvedimento “comporterà un aggravio ulteriore per l’autotrasporto nell’attraversamento delle Alpi. La previsione di un importo supplementare per la congestione, che non sarà recuperabile, comporterà infatti un aumento del livello attuale dei pedaggi di oltre il 10% per le emissioni e di oltre il 50% per la congestione nei trasporti internazionali. Un tale aumento del costo del trasporto stradale, in mancanza di una valida alternativa di trasporto su ferrovia avrà gravi ripercussioni sull’economia italiana, considerando che le grandi infrastrutture ferroviarie come il Brennero e la Torino/Lione saranno pronte dopo il 2025”.

Allegati

pdf Eurovignette-III-testo-originale-inglese.pdf

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