Imprenditoria femminile

Osservatorio sull’imprenditoria femminile

Osservatorio sull’imprenditoria femminile

I dati diffusi da Unioncamere indicano un aumento di quasi 10.000 imprese guidate da donne nell’arco di un anno, che ora raggiungono quota 1.430.900 rappresentando il 23,4% delle imprese totali

Le imprese femminili aumentano più di tutte nel Lazio, a seguire in Lombardia e in Veneto. Nonostante gli ostacoli che le donne ancora incontrano sul proprio cammino, il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello, ha dichiarato che al momento si stanno discutendo nuove iniziative per sostenere la crescita delle imprese femminili.

“Credo che una grande attenzione vada posta a tutti quegli strumenti, innanzitutto di welfare ma anche di tipo finanziario, che possono facilitare l’impegno delle donne nelle attività economiche” afferma Dardanello.

Infatti ancora una volta sono le donne a dimostrare di essere pronte ad affrontare le sfide del futuro, se si considera che la crescita delle imprese da loro guidate è stata pari allo 0,7%, mentre le imprese condotte da uomini sono aumentate appena dello 0,2%.

Le imprese nelle quali le donne hanno mostrato maggior interesse sono quelle riguardanti l’alloggio e la ristorazione (+3.086 imprese) tradizionalmente predilette dalle imprenditrici, ma anche settori nuovi e innovativi, come le attività professionali scientifiche e tecniche, dove le imprese femminili sono aumentate di 1.299 unità.

Le imprese femminili, nonostante la crisi, aumentano a un ritmo superiore a quello medio dell’imprenditoria nazionale, la cui crescita è pari allo 0,3%.

“La maggiore partecipazione delle donne alla vita produttiva, attraverso l’impresa, è una risorsa importante per contribuire a rilanciare la crescita dell’Italia e riavvicinare il nostro Paese agli standard europei” commenta ancora il presidente di Unioncamere. “Purtroppo sono ancora molti gli ostacoli che limitano le donne nell’esprimere appieno la propria creatività e professionalità nel mondo del lavoro”.

Nel frattempo le donne, combattive come sempre, cavalcano l’onda della modernità dal punto di vista del modo di fare impresa. Preferiscono infatti forme giuridiche solide, in grado di affrontare il mercato in modo migliore rispetto al passato: crescono infatti i consorzi (+5,3%), le società di capitale (+4%) e le cooperative (+3,1%) mentre si lasciano indietro le “pericolose” imprese individuali (+0,4%).

Anche se, a causa delle vecchie imprese individuali ancora esistenti, il numero di quest’ultime è ancora molto alto e rappresenta infatti il 60% di tutte le imprese femminili, almeno ci si allontana dalla formula della società di persone, che scende dello 0,9% e alla quale fanno riferimento ancora il 22,4% delle imprese condotte da donne.

La differenza principale tra le imprese individuali o le società di persone e le altre forme giuridiche, sta soprattutto nel rischio di impresa: nei primi due casi infatti si rischia il capitale personale, senza alcun limite (se va male, i creditori possono pretendere qualsiasi bene in possesso delle titolari, non solo quelli investiti nella propria attività). Il capitale che si rischia invece nelle altre forme giuridiche è solo quello che si decide di rischiare, ovvero quello che si immette nell’azienda e, in caso vada male, i creditori non possono toccare i beni privati delle titolari.

Naturalmente il vantaggio principale di queste forme giuridiche semplici (imprese individuali e società di persone) sta nei minori costi di gestione: si pagano meno tasse, il commercialista costa di meno, ecc. proprio perché lo Stato non ha bisogno di troppe garanzie, né di eccessivi controlli, dunque è tutto semplificato.

Come si vede dalla tabella fornita da Unioncamere, nel periodo da giugno 2010 a giugno 2011 si sono sviluppate più rapidamente le imprese femminili del Centro Italia. Rispetto alle imprese maschili, Emilia Romagna, Toscana, Umbria e Marche sono le regioni in cui quelle femminili lasciano un punto percentuale di distacco.

La particolarità del Lazio è che qui le imprese crescono a prescindere dal genere: infatti, pur essendo la regione italiana con la crescita più alta di imprese femminili (+1,7%) anche le imprese maschili qui crescono, e più di quelle femminili (+1,8%).

Le province a più alta crescita di iniziative imprenditoriali femminili sono quelle di Prato (+3%), Monza-Brianza (+2,8%) e Messina (+2,7%). Le performance meno brillanti sono invece quelle di Caltanissetta (-5,7%) Avellino (-3,3%) e Catania (-3,2%).

I dati rilevati dagli uffici camerali permettono di calcolare qual è il peso delle imprenditrici sul totale delle imprese registrate. Ne emerge pertanto che è il Molise la Regione con il rapporto più alto tra imprese femminili e maschili. Qui infatti il 30% delle imprese totali è condotto da donne.

Ma tengono il passo anche l’Abruzzo e la Basilicata, con un tasso di femminilizzazione imprenditoriale pari al 27,7%. Seguono poi l’Umbria con quasi il 26% e la Liguria, prima tra le regioni settentrionali, con il 24,6% di imprese femminili sul totale delle imprese registrate.

 

E scendendo nel dettaglio dei settori preferiti, come dicevamo la scelta principale delle donne cade sui servizi di alloggio e ristorazione, seguita da altre attività di servizi (che includono quelli alla persona, quelli alla casa, ma anche la riparazione di computer). E la sorpresa sta nelle scelte poi di settori tradizionalmente maschili come quello delle costruzioni, delle attività immobiliari e delle attività professionali scientifiche e tecniche.

La scelta di forme giuridiche più complesse e mature di impresa, che supera l’ottica della micro-impresa tradizionale, è un trend positivo iniziato già da qualche anno. L’Unioncamere si spiega il dato con una propensione alla diversificazione dei servizi e dei prodotti offerti sul mercato, ma anche con la consapevolezza ormai acquisita da parte delle nuove generazioni di imprenditrici che tali forme sono capaci di limitare i rischi connessi all’attività imprenditoriale.

Le donne che prediligono la forma giuridica della società di capitale sono le laziali e le lombarde. Le imprese femminili che invece non hanno scelto la forma di società di capitale, o lo hanno fatto solo limitatamente, sono situate in Trentino Alto Adige, Valle d’Aosta e Basilicata.

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