Studi e ricerche

Economia europea, la crescita con le donne

Antonio Tajani vice presidente Commissione europea e responsabile industria e imprenditoria

Economia europea, la crescita con le donne

La crescita dell’economia europea dipende dalle capacità degli stati membri di attuare politiche forti e coordinate per l’industria e le PMI e di rafforzare la posizione e il ruolo delle donne nell’economia come nella società

Nonostante l’industria dell’Unione Europea sia sana ed abbia delle potenzialità per riportare l’economia europea sui binari della crescita, tra gli Stati membri si riscontrano notevoli differenze. Ad esempio nel settore manifatturiero la produttività media del lavoro va da quasi il 125% del valore aggiunto lordo per persona occupata in Irlanda a meno del 20% in Bulgaria.

Per non parlare della percentuale delle imprese innovatrici che varia dall’80% in Germania al 25% in Lettonia.La Finlandia, invece, si distingue, conquistando il primo posto nella classifica, per le sue apprezzabili regole atte a stimolare un ambiente favorevole all’imprenditoria, lasciando invece l’ultima posizione di questa graduatoria proprio all’Italia.

 

a.Tajani, Accesso al credito, garanzie alle banche

A.Tajani, competività UE

A.Tajani, Crescita

Se non si vede il video è necessario aggiornare o installare flash

Questi sono alcuni dei dati contenuti  nella Comunicazione strategica sul rafforzamento della competitività dell’industria nell’Unione europea: “Politica industriale: rafforzare la competitività”, presentata a Roma dal vice presidente della Commissione europea Antonio Tajani, che esamina in modo specifico i risultati dell’industria sul piano della competitività nei vari Stati membri e le misure che questi hanno adottato per migliorarla.

Nell’ambito della strategia Europa 2020, la Commissione ha avviato nel 2010 una nuova politica industriale che dà rilievo agli interventi necessari per rafforzare l’attrattiva dell’Europa in quanto luogo per investimenti e produzione e comprende anche l’impegno a monitorare regolarmente le politiche degli Stati membri in tema di concorrenzialità.
La relazione annuale sulla competitività europea, quindi, e la relazione sui risultati e le politiche degli Stati membri in tema di competitività contribuiscono a valutare i singoli Stati nel contesto più ampio del semestre europeo e della strategia Europa 2020.
Il Rapporto conferma, infatti, che per recuperare la fiducia dei mercati non basta il rigore ma è essenziale tornare a crescere ed essere competitivi e questo è possibile soltanto mettendo al centro dell’azione politica le imprese e le loro potenzialità e rafforzando gli strumenti di coordinamento economico.
Il nuovo pacchetto di misure sulla governance appena approvato attribuisce alla Commissione strumenti più efficaci per il rispetto del Patto di Stabilità e di Crescita, non soltanto riguardo a debito e deficit, ma anche per spingere gli Stati verso una reale convergenza dei rispettivi livelli di competitività.

Il ruolo delle donne

Secondo il vice presidente Antonio Tajani,  le donne sono la più importante risorsa sotto utilizzata per il rilancio di crescita e competitività che – in tempi di crisi – l’Europa non può permettersi di sprecare. Un miglior utilizzo di questo potenziale non può non essere al centro dell’azione politica europea.
Le  politiche promosse dalla Commissione europea per l’imprenditorialità femminile prevedono l’entrata di più donne in un ruolo attivo dell’economia europea per realizzare gli obiettivi di Europa 2020, ossia il 75% di impiego della popolazione attiva.
Le donne rappresentano il 34,4% dei lavoratori indipendenti, di cui il 20% nell’industria, e il 30% di start-up, inoltre, è creata da donne. La strategia di Lisbona aveva posto come obiettivo di raggiungere un tasso di occupazione femminile nella UE del 60% e a luglio scorso si è registrato, invece, un indice del 46,3%, percentuale ben lontana dalle aspettative.
Peraltro, le donne devono anche affrontare un numero maggiore di difficoltà rispetto agli uomini nella creazione e gestione di un impresa che deve conciliarsi con gli impegni familiari. Un sondaggio Eurobarometro della Commissione del 2010 indica che le donne sono più orientate degli uomini verso forme di lavoro indipendente proprio per la libertà di scelta del luogo e tempo con  un tasso del 33,5% di donne contro il 27,1% degli uomini.

Va quindi incoraggiata la creazione di più imprese gestite da donne il cui apporto in termini di nuove idee, creatività e crescita economica è sicuramente molto importante. In quest’ottica la Commissione ha promosso una serie di azioni e programmi.

Tra questi va ricordata la creazione, nel 2009, di un Network Europeo di Ambasciatrici dell’imprenditorialità femminile per incoraggiare le donne di ogni età a creare una propria impresa.  Sono state mobilitate donne imprenditrici per campagne di motivazione e assistenza alle aspiranti imprenditrici. Oggi ci sono 320 ambasciatrici in 22 paesi europei: Albania, Belgio, Croazia, Cipro, Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Islanda, Italia, Irlanda, Polonia, Portogallo, Romania, Lussemburgo, Malta, Norvegia, Serbia, Slovacchia, Svezia, Regno Unito. La Commissione lancerà il 15 novembre la rete delle Mentori per le Donne Imprenditrici per aiutare, fornendo loro assistenza e consigli, le donne che hanno già creato una loro impresa.
I Fondi per lo Sviluppo Regionale, il Fondo Rurale e il Fondo Sociale europeo prevedono, poi, programmi e finanziamenti specifici per promuovere l’imprenditorialità femminile. Grazie allo Small Business Act é prevista una deroga alle regole sugli aiuti di stato per cui possono essere erogati contributi fino a 1 milione di euro alle nuove imprese create da donne. Sempre in tema di finanziamenti viene, poi, promossa l’imprenditorialità tra le donne laureate attraverso il finanziamento del progetto Women@business, finalizzato ad aiutare le donne laureate a considerare tra le loro opzioni la creazione di una propria impresa nel loro settore di studio.

La Commissione ha previsto quindi di pubblicare una Comunicazione sull’imprenditorialità femminile entro l’estate del 2012 proponendo una strategia con nuove azioni e strumenti. Importante l’azione attuata per promuovere networking e offrire supporto tra le donne imprenditrici. E’ stato creato, infatti, il Portale per l’Imprenditorialità Femminile su Europa (http://ec.europa.eu/enterprise/entrepreneurship/women.htm). Il Portale contiene  link con i siti web delle organizzazioni che rappresentano donne imprenditrici, network, progetti o eventi rilevanti.
Il futuro promette trend migliori visto poi che il progetto Erasmus per giovani imprenditori, che aiuta i giovani a farsi un’esperienza concreta presso imprenditori sperimentati e a crearsi un network europeo, vede una partecipazione di giovani imprenditrici del 44%, dunque più alta della media delle donne imprenditrici (34.4%) o fondatrici di start-up (30%).
La Commissione, inoltre, incoraggia ogni società quotata in Europa a firmare “l’appello per le donne nei consigli d’amministrazione d’Europa”, impegno volontario per raggiungere entro il 2015 il 30% del board a composizione femminile e per arrivare al 40% nel 2020. Nel marzo del 2012 la Commissione farà un bilancio della situazione. Se l’appello volontario non darà risultati effettivi verranno esplorate altre opzioni politiche.

In Italia, ad esempio, il 28 giugno 2011 é stata approvata una legge che introduce la cosiddetta quota rosa, che prevede il raggiungimento nel 2015 di 1/3 di donne nei consigli di amministrazione e dei sindaci delle società quotate in borsa (vedi nostro articolo  https://www.donnainaffari.it/home/imprenditoria/notizie/294–finalmente-approvato-il-testo-unico-sulla-parita-di-accesso-delle-donne-ai-vertici-delle-spa.html ).
Altre misure ammesse riguardano il congedo di maternità, di paternità. Nell’ottobre del 2008, la Commissione ha infatti presentato una proposta di modifica dell’attuale Direttiva 92/85/CEE sulla protezione della maternità per aumentare da 14 a 18 settimane pagate il periodo di congedo di maternità. La proposta per l’estensione a 20 settimane formulata invece in prima lettura dal Parlamento europeo ha incontrato la resistenza del Consiglio.

Livia Serlupi Crescenzi

Potrebbe interessarti