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Archeologia e impresa: un binomio possibile, soprattutto al femminile

archeologhe che resistono logo

Archeologia e impresa: un binomio possibile, soprattutto al femminile

Si è svolta a metà novembre a Paestum (SA) la XIV edizione della Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico: idee per il lavoro e le imprese dalla più grande rassegna di archeologia turistica dell’area mediterranea

Lo scenario è sempre lo stesso, quello incantevole della costiera cilentana, impreziosito da uno dei complessi archeologici più importanti d’Italia: la città di Paestum ha fatto da cornice alle attività della XIV Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico, con il patrocinio della Turchia, paese ospite ufficiale della manifestazione di quest’anno. Chiaro l’obiettivo degli organizzatori: accendere i riflettori sul più grande patrimonio del nostro Paese, quello dei beni archeologici, e sottolineare l’incredibile opportunità di investimento e di impiego che essi rappresentano per le nostre imprese: una risorsa straordinaria, forse ancora sottovalutata, per rimettere in moto l’economia italiana.

 

L’esposizione: un patrimonio inestimabile di bellezza e di cultura

l'interno dell'esposizione

Nei circa 16.000 mq di spazio espositivo allestiti nell’Hotel Ariston, a due passi dagli scavi archeologici dell’antica Poseidonia-Paestum, hanno trovato posto gli stand del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, dei numerosissimi Enti Territoriali e Locali, di Università, Musei e Istituti di Ricerca (tra questi anche il CNR con il Dipartimento Patrimonio Culturale), oltre ai punti informativi di innumerevoli Uffici del Turismo, Aziende di Promozione Turistica,  Associazioni di categoria. C’era tutta l’Italia insomma, e in particolare quella meridionale e centrale, bagnata dal mare nostrum, con il suo incredibile e capillare patrimonio di piccoli e grandi tesori, disseminati per ogni dove e mai adeguatamente pubblicizzati: dalle Isole Eolie alla Daunia, dalla Sicilia al Vallo di Diano alla Costa dei Miti, fino alla Tuscia viterbese e al monumentale patrimonio preistorico della Sardegna. Una ricchezza incalcolabile, per la quale resta moltissimo da investire in termini di tutela e di conservazione, oltre che di allestimento e di offerta alla fruizione del pubblico.

Da una sponda all’altra del Mediterraneo: l’archeologia come strumento di dialogo interculturale

Un patrimonio ricco di bellezza, capace di unire oltre le diversità: oltre a regioni e comuni italiani, infatti, erano in Borsa anche 31 Paesi esteri, rappresentati attraverso Ambasciate ed Enti per il Turismo, con alcune presenze significative, in grado di gettare un ponte al di là delle oggettive difficoltà amministrative e politiche. Tra gli altri, abbiamo visto gli stand dell’Egitto e della Tunisia, del Marocco e dell’Arabia Saudita, e ancora l’Armenia, l’Etiopia, la Palestina e l’Iran. L’archeologia non conosce le frontiere: questo il messaggio ultimo di una presenza così ricca e così molteplice. Proprio con l’obiettivo di sottolineare la straordinaria potenzialità della cultura e della storia, in grado di stabilire legami invece che fratture, gli archeologi Adriano La Regina, Valerio Massimo Manfredi e Ahmed Mahijub, direttore quest’ultimo del sito archeologico di Leptis Magna in Libia, hanno ricevuto nel corso della manifestazione il premio “Paestum Archeologia”, dedicato a quanti contribuiscono, con il loro impegno in campo archeologico, al dialogo interculturale, alla cooperazione mediterranea e alla promozione del patrimonio artistico.

Laboratori, incontri, passeggiate virtuali: le attività della Borsa tra antico e moderno

uno stand dove si poteva toccare con mano gli strumenti da archeologo

Contemporaneamente all’esposizione, nutrita è stata l’offerta di eventi: nelle sette sale adibite allo scopo si sono succeduti, e svolti anche contemporaneamente, oltre 40 tra incontri, conferenze, workshop, proiezioni; il Museo dei Grandi Fiumi di Rovigo e l’Associazione Culturale di Archeologia Sperimentale hanno proposto al pubblico, per tutta la durata della Borsa, attività interattive finalizzate alla realizzazione di utensili, strumenti e manufatti delle epoche antiche.
Nella sala Olimpia si svolgeva intanto Archeovirtual, la mostra di Archeologia Virtuale che porta ogni anno a Paestum le applicazioni più avanzate nel campo dell’informatica archeologica: 18 i progetti presentati in questa edizione, realizzati in diversi paesi (Italia, Spagna, Grecia, Turchia, Bosnia Erzegovina, Germania, Francia, Belgio e Olanda). Così, per i quattro giorni di apertura della Borsa, è stato possibile per i visitatori passeggiare nella città di Pirene (Turchia) e vederla come era nel II secolo a.C., avere i Longobardi su Ipad, entrare nel sogno di Alessandro Magno e conoscere la città che prese il suo nome, scoprire Bologna nei suoi 2700 anni di storia e maneggiare la replica virtuale di reperti archeologici etruschi.

Opportunità imprenditoriali e di occupazione: le professioni dell’archeologia

archeologi in posa

Quella dell’archeologia virtuale e dell’informatica archeologica rappresenta senz’altro una nuova frontiera, e una nicchia di investimento importante e in crescita: la borsa, d’altra parte, ha riservato uno spazio significativo alle opportunità di lavoro e di impresa, e ha dedicato momenti specifici alle esperienze di formazione in campo archeologico, attraverso la presentazione dell’offerta formativa nel settore dei beni culturali, realizzata a cura delle università presenti. Nell’ottica della massima valorizzazione del turismo archeologico e del marketing ad esso riconducibile, è stato assegnato il premio Antonella Fiammenghi a due tesi di laurea dedicate all’argomento; adeguata rilevanza è stata data alle figure professionali che operano nel settore, con peculiare attenzione alle nuove competenze: tra queste, l’art advisor, l’esperto di marketing culturale e il fundraiser dei beni culturali, tutte professioni a metà strada tra la storia dell’arte e l’economia, capaci di operare sul mercato e di orientarlo, individuando le strategie di fruizione dei prodotti culturali e le modalità di valorizzazione degli stessi.

L’archeologia al femminile: quale futuro?

conferenza stampa

Erano presenti a Paestum le due principali associazioni di categoria degli archeologi, la CIA (Confederazione Italiana Archeologi) di cui è Presidente una donna, Giorgia Leoni, e l’ANA (Associazione Nazionale Archeologi), in cui una donna, Astrid D’Eredità, ricopre invece il ruolo di vice-presidente. Due modi diversi di intendere il rapporto con le istituzioni e le modalità in cui sarebbe opportuno ufficializzare la professione dell’archeologo, ancora poco tutelata e difficilmente individuabile attraverso un univoco percorso formativo.

Durante l’evento di Paestum la sezione femminile dell’ANA, “Archeologhe che (r)esistono”, ha promosso una tavola rotonda sul futuro dell’archeologia al femminile, sulle difficoltà di conciliare lavoro, famiglia e vita personale e sull’esigenza di una maggiore tutela. Hanno partecipato esponenti delle istituzioni e donne archeologhe impegnate in diversi contesti, anche internazionali, per ribadire la centralità di una riflessione di genere, dal momento che tra gli archeologi ben il 72% sono donne.
Le tematiche toccate sono state molteplici, dalla peculiarità dell’attività femminile nel contesto archeologico alle difficoltà specifiche di genere, dalla generale condizione di precariato alla legislazione, dalle condizioni di lavoro nei cantieri all’esigenza di una maggiore tutela, in un contesto, quello degli scavi, in cui tutte le altre figure professionali sono generalmente maschili.

Laura Carmen Paladino

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