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Job&Orienta Verona: quale formazione per quale lavoro?

job orienta verona 2011

Job&Orienta Verona: quale formazione per quale lavoro?

Tre giorni dedicati ad apprendistato, nuovi ITS, dialogo tra giovani e istituzioni. Una panoramica sui temi della 21esima edizione della fiera

Si conferma una fiera di primo livello non solo per chi cerca un impiego, ma soprattutto per chi deve scegliere quali percorsi formativi affrontare in vista di un futuro lavoro. E’ il Job&Orienta di Verona, che nel novembre 2011 ha segnato la sua 21esima edizione. Oltre 53.000 i visitatori nei tre giorni di fiera: una cifra in aumento addirittura del 15% rispetto al 2010. Convegni, laboratori e incontri con i massimi esperti della formazione e del lavoro in Italia, promossi da VeronaFiere e Regione del Veneto in collaborazione con Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca e Ministero del Lavoro. Un salone alla luce del tema “La cultura dei mestieri” nel quale si sono alternate oltre 500 realtà tra scuole, enti di ricerca, istituzioni e mondo imprenditoriale, per cercare di chiarire le idee su lavoro e formazione a migliaia di giovani.

Del programma abbiamo già parlato . Vediamo quali spunti sono emersi nel corso dell’evento: elementi per una riflessione lunga un anno. Fino alla prossima edizione di Job&Orienta, già fissata per i giorni 22, 23 e 24 novembre 2012.

 

Apprendistato e Istituti Tecnici Superiori

Tra gli appuntamenti di punta, la riflessione sui percorsi formativi previsti dagli Istituti Tecnici Superiori, intitolato “ITS: competere nel mercato globale con il Made in Italy” al quale ha preso parte, anche se in teleconferenza, il neo Ministro all’Istruzione Francesco Profumo.
Di cosa si tratta? Gli ITS sono percorsi post diploma biennali o triennali, alternativi alla formazione universitaria e fortemente professionalizzanti, che si inseriscono nel riordino dell’istruzione pubblica nell’ottica di una maggiore integrazione tra formazione e mercato del lavoro. Vengono attivati da fondazioni pubblico-private che coinvolgono e mettono insieme scuole, imprese, università e centri di ricerca, strutture formative e enti territoriali.
Dai dati del primo monitoraggio nazionale del Ministero all’Istruzione, Università e Ricerca – e presentati in anteprima proprio al JOB di Verona – gli ITS già esistenti sono 59 e si collocano in 16 regioni su 20, con picchi in Emilia Romagna, Lazio e Lombardia (7 ITS ciascuna).
Relativamente alle aree tecnologiche di riferimento, 28 ITS (il 47%) afferiscono a quella delle nuove tecnologie per il made in Italy, e di questi in dettaglio 10 al sistema meccanica, 9 al sistema agroalimentare, 5 al sistema moda, 3 ai servizi alle imprese e uno al sistema casa. La seconda area per numerosità è quella della mobilità sostenibile (10 ITS in tutto), segue efficienza energetica (7), tecnologie innovative per i beni e le attività culturali-turismo (6), tecnologie dell’informazione e della comunicazione (6) e nuove tecnologie della vita (2).

Ascolta l’intervento del Ministro!

Il punto di vista degli imprenditori: le professioni introvabili
Dati particolarmente interessanti e in grado di aiutare un ragazzo a scegliere il percorso formativo da intraprendere sono quelli presentati da Unioncamere sulle professioni introvabili. Dalla ricerca illustrata a Job&Orienta emerge che, tra i laureati, le imprese cercano economisti e ingegneri, mentre per i diplomati i profili più richiesti sono ragionieri e periti.
Nello specifico, intervistate sui profili professionali che non riescono a trovare e che volentieri assumerebbero, le imprese lamentano come introvabili i laureati in economia bancaria, finanziaria e assicurativa da impiegare come addetti allo sviluppo clienti nei servizi finanziari, gli ingegneri delle telecomunicazioni che svolgano la professione di consulente di prodotti informatici e gli ingegneri civili da assumere come addetti alla logistica. Sul fronte dei diplomati, i più richiesti saranno i ragionieri (ai quali le imprese destinerebbero il 28% delle assunzioni previste) e i periti industriali (25,7% del totale), seguiti a distanza dagli indirizzi terziari (7% di tutte le assunzioni) e dagli indirizzi liceali e artistici (circa il 3%).
Numeri che potrebbero tradursi in consigli pratici per un ragazzo che esce dalla scuola superiore e che deve scegliere dove puntare per i suoi studi universitari.

Agnese Fedeli

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