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Meeting Roma Capitale 2012: il futuro dei giovani? Fatto di coraggio, ma anche di certezze

Cesare Damiano

Meeting Roma Capitale 2012: il futuro dei giovani? Fatto di coraggio, ma anche di certezze

Quale futuro per i giovani? È la domanda retorica che in questo momento di grave crisi economica e finanziaria mondiale risuona sui giornali e i mass media se si guarda ai dati della disoccupazione giovanile, che dovrebbero destare la preoccupazione di ogni governo, non solo quello dei tecnici

Per cercare di dare una risposta a questa domanda agli studenti di diverse scuole romane nella giornata di martedì 22 maggio si è organizzato il primo Meeting di Roma Capitale proprio sul tema del futuro delle giovani generazioni in un’Italia che si trova nel cuore dell’Europa.

A succedersi sul palco tanti relatori: politici, economisti, amministratori delegati di grandi aziende e professionisti che hanno parlato di merito, di studio, di necessità di fare esperienze all’estero e di puntare su una preparazione permanente e continua. Ad animare la platea sono stati a sorpresa il vice Ministro Michel Martone, che ha rotto il ghiaccio dell’inizio del meeting, l’ex ministro del Lavoro nel governo Prodi, Cesare Damiano, e l’assessore regionale alle politiche per la casa Teodoro Buontempo.

Michel Martone, vice ministro della Fornero, possiamo considerarlo il vero e proprio unico “giovane” del Governo Monti, colui che abbassa la media con i suoi 39 anni di età.  Chiaro il suo messaggio alla platea di diciassettenni, che lo percepiva quasi come un fratello maggiore, pronta com’era ad ascoltare consigli da chi è più esperto: “Quando ho iniziato a studiare”  ha detto il vice ministro, “credevo che bastasse la laurea per trovare un lavoro e che quel lavoro fosse un posto fisso per tutta la vita; poi sono arrivati gli Anni 90 e la globalizzazione in cui l’Italia con l’1% della popolazione mondiale rappresenta il 3% della ricchezza mondiale detenendone il 6%. Da studioso di welfare mi sono posto il problema del debito pubblico che grava sulle giovani generazioni e purtroppo il destino ha voluto che fossimo noi a doverlo pagare. Allora io dico ai giovani in questo difficile momento di crisi: abbiate coraggio di fare, senza paura di sbagliare!”.
I giovani quindi, per il vice-ministro Michel Martone, devono avere il coraggio di osare, di sperimentare le strade per il loro futuro, ma oltre al coraggio c’è bisogno di certezze. Quali sono queste certezze? un lavoro che dopo cinque sei anni di flessibilità diventi stabile e una casa.

Il futuro infatti è fatto non solo di sfide, ma anche di progettualità e per poter realizzare progetti c’è bisogno di uno stipendio sicuro: questo è quello che ha cercato di mettere in luce l’ex Ministro del Lavoro del Governo Prodi, Cesare Damiano, che per primo ha stabilizzato la piaga sociale del lavoro nei call center, per cui all’epoca bastò una semplice circolare ministeriale. Proprio un esempio concreto viene portato dal ministro per far capire come, dopo cinque o sei anni di precarietà che segnano l’ingresso nel mondo del lavoro, poi debba arrivare un contratto stabile: “voglio fare solo un esempio: la Teleperformance, che  è una delle maggiori compagnie di telemarketing europee e che in Italia conta 3mila dipendenti. Bene: negli ultimi 3 anni dopo la stabilizzazione dei lavoratori dei call center da me voluta, in quell’azienda sono nati 300 bambini, segno che seppur con un lavoro di qualifica bassa e uno stipendio minimo che si aggira intorno agli 800 euro è stato possibile realizzare un progetto di vita”.

Proprio sul progetto di vita si è concentrato il caloroso intervento dell’assessore regionale alle politiche della casa Teodoro Buontempo: “Ai giovani è vietato il matrimonio e ai giovani è vietata la casa” così ha esordito l’assessore in un fragoroso applauso; “con i contratti a tempo determinato, trovate una banca che è disposta a concedere un mutuo!”

Assessore Buontempo

L’assessore ha messo in evidenza un aspetto del Piano Casa della Regione Lazio che però viene regolarmente disatteso da tutte le amministrazioni comunali – di qualsiasi colore politico – e che permette ai Comuni di mettere a disposizione terreni pubblici per costruire case di edilizia popolare acquistabili dai giovani.
Gestire le case popolari diventa un costo insostenibile per le pubbliche amministrazioni e quindi perché, alle tradizionali assegnazioni, non sostituire acquisti a mutui sostenibili le cui rate non superino il 20% del reddito mensili? Le case costruite su terreni pubblici costerebbero circa 1200 euro a metro quadrato e così una casa di 80 metri quadrati verrebbe a costare appena 90mila euro.
Però provvedimenti di questo genere di certo vanno contro la speculazione edilizia, considerando che il costo al metro quadro è tre volte tanto. Eppure gli ultimi edifici di edilizia popolare consegnati a Rieti, Viterbo a Latina, costruiti con criteri di bio edilizia, testimoniano che si possono costruire edifici di qualità a basso costo. 

Il primo meeting di Roma Capitale – che ha vissuto momenti intensi anche per il ricordo di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e della piccola Melissa uccisa a Brindisi – ha confermato una condizione del futuro dei  giovani che da tempo tutti gridano a gran voce, ma che la politica non ha il coraggio di  prendere petto: ci si può mettere tutto il coraggio del mondo, si può avere la migliore delle preparazioni e delle esperienze, ma con la precarietà non si arriva lontano.

Francesca Ragno

 

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