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Osservatorio Prezzi e Tariffe dell’acqua

Fontanella

Osservatorio Prezzi e Tariffe dell’acqua

Uscita l’indagine annuale di Cittadinanzattiva sui costi del servizio idrico, che negli ultimi 5 anni sono aumentati del 24,5%

Tra i costi imprescindibili che un’imprenditrice o un imprenditore devono affrontare, come tutti i cittadini, ci sono quelli dei beni primari e l’acqua è uno di questi. Non lo si considera quasi mai fra i costi quando si fa un piano iniziale prima di intraprendere un’attività eppure le spese ci sono, ci saranno e sono inevitabili.

Eppure, con il fatto che non ci si pensa mai, non ci si accorge di quanto l’acqua sia sempre più cara e di come le tariffe siano fuori controllo: in 40 città nell’ultimo quinquennio l’acqua è aumentata di oltre il 30%, ma ci sono dei record che sbalordiscono: a Lecco, ad esempio, la tariffa dell’acqua è aumentata del 126%, a Benevento del 79,8% e a Massa Carrara del 64,3%.

La regione più cara da questo punto di vista è la Toscana. Le città dove l’acqua è meno cara sono Isernia, Trento e Milano. 

Nell’ultimo anno (il 2011), le tariffe sono cresciute in oltre 70 città italiane. L’aumento medio nazionale dei prezzi dell’acqua è del 5,8% rispetto al 2010.

“In generale” afferma una nota di Cittadinanzattiva, “il caro bollette viaggia più spedito al Centro (+34,3% rispetto al 2007, +6,2% rispetto al 2010). Seguono le regioni del Nord (+25,6% rispetto al 2007, +6,7% rispetto al 2010) e il Sud (+14,1% rispetto al 2007, +3,2 rispetto al 2010)”.

L’Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva ha anche indicato quale sia la spesa media  che una famiglia deve affrontare durante l’anno per il servizio idrico integrato ed è risultata essere di 290 euro.
L’indagine è stata realizzata in tutti i capoluoghi di provincia, relativamente all’anno 2011. In questo caso si è preso in esame il servizio idrico integrato per uso domestico (acquedotto, canone di fognatura, canone di depurazione, quota fissa o ex nolo contatori) e i dati sono riferiti ad una famiglia tipo di tre persone, con un consumo annuo di 192 metri cubi di acqua, e sono comprensivi di Iva al 10%.

Ci sono delle differenze di costi a seconda delle regioni: quelle centrali si contraddistinguono in media per le più elevate tariffe applicate al servizio idrico integrato. La Toscana, con ben 7 città tra le prime 10 più care, si conferma la regione con le tariffe mediamente più alte (431€). Costi più elevati della media nazionale si riscontrano anche nelle Marche (379€), in Umbria (371€), in Emilia Romagna (369€) e in Puglia (353€).

Ci sono comunque delle differenze anche all’interno delle stesse regioni: ad esempio, in Sicilia tra Agrigento e Catania intercorre una differenza di ben 255€. Elevate le differenze anche tra le città della Toscana, della Liguria, del Veneto e delle Marche, ma anche in quelle di Lombardia, Friuli, Piemonte ed Emilia Romagna.

Antonio Gaudioso, vicesegretario generale di Cittadinanzattiva, commenta così la rilevazione: “quando si parla di infrastrutture necessarie per rilanciare il Paese, occorre pensare all’urgenza che rivestono le grandi opere legate al servizio idrico, ad iniziare dagli acquedotti, non fosse altro che per arginare l’enorme spreco di una risorsa che non è né illimitata né a costo zero per la collettività, come l’escalation delle tariffe dimostra. Da questo punto di vista, ci aspettiamo molto dal lavoro dell’Autorità alla quale da poco sono state attribuite competenze in materia di servizi idrici. Cittadinanzattiva le consegnerà con piacere i propri studi di settore convinta che possano risultare utili all’Autorità, chiamata quanto prima a definire e a far rispettare ai gestori dell’acqua una diretta relazione tra investimenti, standard di qualità del servizio e costi in bolletta”.

E parlando di acquedotti, secondo Legambiente Ecosistema Urbano 2011, in Italia il 32% dell’acqua immessa nelle tubature (per tutti gli usi) va persa, soprattutto al Sud (42%) e al Centro (32%). Meglio il Nord, che presenta percentuali di perdite al di sotto della media nazionale (25%).
Purtroppo la manutenzione è, secondo Legambiente, praticamente inesistente: rispetto al 2007, su 88 città prese in esame la dispersione idrica è aumentata in ben 47 di esse.  Le città “colabrodo” sono risultate Cosenza (73%), Campobasso (65%) e Latina (62%).
Ma ci sono anche altre 9 città in cui almeno la metà dell’acqua immessa va persa: Pescara, Avellino, Trieste, Grosseto, Potenza, Catania, L’Aquila, Gorizia, Siracusa.
Tra tutte queste 12 città, solo a L’Aquila la dispersione rispetto a 5 anni fa è in diminuzione, per le altre la situazione è stabile o addirittura peggiorata.

 

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