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Violazioni dei diritti umani, conoscerle per contrastarle

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Violazioni dei diritti umani, conoscerle per contrastarle

Gli stupri e gli eccidi di oggi – gli ultimi in Siria e nel Kashmir – la memoria di quelli di ieri, in Algeria. Una rappresentazione teatrale e un dibattito hanno avuto luogo presso la Camera dei Deputati, per ricordare le donne e i bambini algerini vittime dei massacri avvenuti a fine Novecento, in memoria dei quali è stata avanzata la proposta di istituire una giornata del ricordo

“La calce bianca non è più la sposa del sole. La calce bianca è macchiata di rosso. La calce bianca ha ripudiato il bianco […] Non è più giorno e non è più notte. Tre piccoli sudari sul bordo della strada. Su quello più grande sono dipinti dei rametti di rosa.”

Sono le parole di Malika, una delle protagoniste de ‘Le luci di Algeri (Un requiem di fine millennio)’, l’opera teatrale di Gianni Guardigli, Premio Flaiano 2000, che è stata rappresentata di recente presso la Sala del Mappamondo della Camera dei Deputati. Lo scopo è stato quello di ricordare le donne e i bambini morti in Algeria nel corso di oltre dieci anni, dal 1990 al 2001, ad opera della guerriglia e degli estremisti locali, un eccidio che ha molti tratti in comune con quello avvenuto il 26 maggio scorso a Hula, nella provincia siriana di Homs, almeno per quanto riguarda le vittime. Intere famiglie colpite, molte le donne e quarantanove i bambini massacrati molto probabilmente dalle forze fedeli al presidente siriano Assad.

Spesso sono proprio le persone più indifese – i bambini, le donne, i vecchi – le vittime della ferocia di chi uccide senza motivo. Attraverso la drammaturgia è stato possibile dare voce a tre piccole vittime innocenti e a chi ha patito il dolore della perdita: la madre, la nonna, il padre, la vicina di casa, la vittima stessa, interpretati da Anna Teresa Rossini, Mariano Rigillo, Michela Martini, Isa Barzizza e Silvia Siravo.

“Ho scritto il testo nel 1999, dopo l’ennesima strage” ha detto Gianni Guardigli “perché quei delitti venivano purtroppo reiterati con cadenza macabra”.

All’evento, organizzato dal Centro culturale Averroè in collaborazione con il Movimento “E’ ora”, ha partecipato la deputata Souad Sbai del Pdl, promotrice di una mozione diretta a far dedicare una giornata, il 17 luglio, alla memoria delle donne algerine, in ricordo di una intera popolazione femminile caduta per la libertà e per i diritti.

La “rivoluzione algerina”, si legge nella mozione,  ha causato quasi 200 mila vittime a fine millennio, la maggior parte delle quali donne, che sono state sottoposte a torture, stupri, violenze fisiche e morali, carcerazione e morte per sgozzamento.

“Occorrerebbe iniziare a pensare ad un processo penale internazionale” ha detto Souad Sbai. “Questa giornata è per le donne e per tutto il popolo algerino, vittime di quei massacri, che noi non dimentichiamo. Non abbiamo fatto abbastanza per denunciare quel genocidio, ma non è mai tardi per ricordare i morti. La comunità internazionale ha per anni insabbiato tutto questo, a causa delle risorse presenti in Algeria, in primo luogo il gas, di cui il mondo ha un disperato bisogno.”
Omicidi e sevizie operati il più delle volte per motivi futili, che rappresentano per i terroristi  un pretesto per seminare la paura e per  affermare il proprio potere.

Ernesto G. Laura, storico e critico cinematografico, sceneggiatore e regista, nel corso dell’incontro ha sottolineato come il teatro abbia la capacità di andare ‘oltre’, di rimanere dentro di noi, conducendoci a riflettere sulla tragedia della violenza dei nostri tempi, compiuta in particolare sulle donne, soprattutto africane.

La memoria è importante, perché le violenze del passato possano costituire un monito, una leva utile  per combatterle  e per  cercare di eliminarle in modo deciso e pacifico, innanzitutto portandole a conoscenza dell’opinione pubblica. Nel Kashmir, è stato segnalato nel corso dell’incontro a Montecitorio, si opera da oltre venti anni una violazione dei diritti umani che dovrebbe essere acclamata con vigore e che viene invece taciuta, anche per paura della riprovazione sociale. In quella zona,situata tra India e Pakistan e contesa da queste due nazioni e dalla Cina, si sono registrati, dal 1989 in poi, oltre 9 mila stupri e 22 mila bambini sono rimasti orfani dei loro genitori, soprattutto delle madri, stuprate e costrette a subire violenze di ogni genere, infine uccise senza pietà. Per non parlare delle persone che sono state private per anni della libertà o che, in numero sempre maggiore, scelgono il suicidio come unica via d’uscita dal dolore e dalla sopraffazione.

Daniela Delli Noci

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