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La sostenibilità ambientale: volano per la crescita e la competitività industriale

Tajani

La sostenibilità ambientale: volano per la crescita e la competitività industriale

Idee per coniugare ambiente e impresa, a reciproco beneficio: un vademecum sulla normativa ambientale europea, e su come trasformarla da vincolo in opportunità di crescita

Lo diceva già Winston Churchill: “i pessimisti vedono difficoltà in ogni opportunità; gli ottimisti, invece, vedono opportunità in ogni difficoltà”. L’occasione per ribadire che è un ottimista, e che riconosce nella normativa ambientale comunitaria non un vincolo, ma un’opportunità per le imprese

del nostro continente e del nostro stesso Paese, è venuta ad Antonio Tajani, VicePresidente della Commissione Europea, proprio dalla presentazione a Roma, presso la Rappresentanza in Italia dell’organo di Bruxelles, del recente volume “Diritto Europeo dell’Ambiente”, curato dal prof. Roberto Giuffrida, Associato di Diritto Internazionale presso l’Università per Stranieri di Perugia.

 

 

Il diritto comunitario in materia ambientale: nuova opportunità per la crescita sostenibile

L’opera collettiva, che raccoglie, oltre al contributo del curatore, testi di Adriano Tortora, Alfredo Rizzo, Carla Campanaro, Elisabetta Perrone, Fabio Amabili, Francesco Maria di Majo, Giovannella D’Andrea, Luigia D’Amico, Nic Pacini e Valeria Ciervo, è un vero vademecum, aggiornatissimo, sulla normativa ambientale che ha una ricaduta sulle attività imprenditoriali, e si rivolge a singoli, aziende ed enti, per diffondere la cultura della sostenibilità, nell’ottica del diritto. Approfondisce i temi della valutazione d’impatto ambientale, dei fondi europei e degli aiuti di Stato, e le questioni della responsabilità ambientale e dei reati ambientali, trattando nel contempo le misure settoriali che riguardano la tutela di aria, acqua e biodiversità, la gestione dei rifiuti,  le politiche su risparmio ed efficienza energetica, la lotta al cambiamento climatico e lo sviluppo delle energie rinnovabili.

“Oggi in Italia” dicono dalla Direzione della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea, “il rispetto della normativa ambientale dell’Unione, così come è recepita dal legislatore nazionale, è per lo più vissuta dalle imprese, specialmente quelle piccole e medie, come un vincolo amministrativo e un freno economico, in quanto comporta spesso rilevanti investimenti, adempimenti amministrativi ed una efficace organizzazione gestionale interna. Inoltre, la giungla di permessi ambientali necessari e i ritardi che le procedure comportano per il loro rilascio rappresentano spesso un ostacolo all’iniziativa imprenditoriale ed agli investimenti, anche esteri. Perchè, come auspica la Commissione, la ‘green economy’ sia realmente un volano per la crescita e la competitiva industriale, è necessario che la politica e la Pubblica amministrazione facciano la loro parte, con leggi e procedure più semplici, che non siano inutilmente punitive o irrealistiche”.

Le sfide per una nuova “rivoluzione industriale” e i benefici di una maggiore sostenibilità ambientale per le persone, le comunità e le imprese

“Nel 2030 il consumo energetico mondiale raddoppierà” spiega Tajani. “Se il mondo dovesse continuare con le tecnologie di oggi e l’attuale dipendenza da idrocarburi,  che è pari all’80%, le emissioni climalteranti aumenterebbero del 50% entro il 2050, e sicurezza energetica e accesso alle materie prime, insieme alla speculazione, metterebbero sempre più a rischio crescita e base industriale europea. Queste formidabili sfide, che l’Europa deve necessariamente affrontare, costituiscono altrettante opportunità per cambiare, intercettare nuova domanda di beni e servizi, creare lavoro, puntando su una nuova rivoluzione industriale, che dovrebbe accompagnare, con lo sviluppo tecnologico, proprio l’uscita graduale dagli idrocarburi, un utilizzo più efficiente e sostenibile di risorse sempre più scarse, con nuove tecniche di produzione basate su tecnologie digitali, materiali avanzati, tecnologie abilitanti fondamentali, scienza del genoma, spazio, robotica, rinnovabili o riciclo di materie prime.
Questa rivoluzione tocca molti settori, dalla produzione manifatturiera ai servizi, dall’energia alle materie prime, infrastrutture e trasporti, edilizia e turismo, fino alla chimica. Banche e finanza, essenziali per consentire alle imprese d’investire sul futuro e cogliere queste opportunità, giocheranno un ruolo centrale, e politiche e investimenti per la ricerca e l’educazione saranno sempre più gli strumenti vincenti, che consentiranno di intercettare la nuova domanda dai mercati più dinamici e di salvaguardare tutele sociali e livello di vita”.

Secondo stime recenti, ogni punto di aumento di efficienza nell’uso delle risorse vale 23 miliardi e 150.000 nuovi posti. Protagoniste di questa rivoluzione verde dovranno essere proprio le piccole e medie imprese, che rappresentano il 99% delle imprese UE e il 67% dell’occupazione, e che, secondo un recente studio, creano l’85% dei nuovi posti. Solo con maggiori investimenti in efficienza, energie rinnovabili, riciclo o produzioni di beni e servizi “green” si potranno creare, già nel 2014, 2.3 milioni di posti di lavoro in più.

Settori emergenti e industria del futuro nell’ottica della tutela ambientale: nuove opportunità per le imprese

Strategico risulta il settore dell’auto, con lo sviluppo dei motori a freddo e a zero emissioni. Alcuni studi stimano il valore del mercato UE, solo per l’auto elettrica, di 170 miliardi di euro, con la creazione di 110.000 nuovi posti di lavoro entro il 2030.  Con la Green Cars Initiative sono disponibili fondi UE e prestiti BEI per sostenere lo sviluppo tecnologico in questo settore.

Altro settore emergente è quello delle energie rinnovabili: il solare e l’eolico crescono con un tasso che oscilla tra il 30 e il 50%, e le attività legate alla produzione di energia alternativa (mini idroelettrico, turbine sottomarine, geotermico, nuove biomasse o biocarburanti di seconda e terza generazione) stanno attirando ingenti investimenti e creando nuova occupazione e figure professionali. Il tasso di crescita occupazionale legato alle energie rinnovabili è dell’11% all’anno, e l’industria europea può essere competitiva in questo campo, dal momento che gode oggi del 40% del mercato e di una indiscussa leadership tecnologica in diversi settori.

Altri campi di investimento nell’ottica di una maggiore sostenibilità ambientale sono quelli dell’edilizia e del turismo, mentre cresce l’attenzione alle città, alle emissioni nocive che in esse si producono e all’eccessivo consumo di energia che in esse si realizza, e si lavora per partnerariati che facilitino l’estrazione delle materie prime e per il potenziamento delle Tecnologie Abilitanti Fondamentali (micro e nanoelettronica, materiali avanzati, biotecnologie, fotonica, nanotecnologie e manifatturiero innovativo, intesi come fattori trainati della competitività e leadership tecnologica europea). “L’impatto economico diretto e indiretto di queste tecnologie a livello globale” chiarisce Tajani “é stato stimato in 646 miliardi nel 2008, ed é destinato ad arrivare a 1.000 miliardi già nel 2015”, con evidenti opportunità per le imprese. Perchè queste si realizzino, “non servono soluzioni punitive, che implicano costi eccessivi, e con le quali la tutela ambientale diventa un handicap per l’industria anziché un volano per la competitività”, ma “si sta elaborando un piano di sostegno alle imprese, con fondi UE e prestiti BEI, e con incentivi perchè le pubbliche amministrazioni diventino alleate dell’innovazione, con una riduzione della burocrazia del 25% e risparmi di decine di miliardi”.

Laura Carmen Paladino

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