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Commercio estero e attività internazionali delle imprese

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Commercio estero e attività internazionali delle imprese

 

Pubblicata l’edizione 2012 dell’Annuario statistico “Commercio estero e attività internazionali delle imprese”, frutto della collaborazione tra l’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane (ICE) e l’Istat

L’annuario 2012 fornisce un quadro completo e aggiornato sulla struttura e la dinamica dell’interscambio di merci e servizi, sui flussi di investimenti diretti esteri, sul numero e le principali caratteristiche degli operatori italiani all’export, delle imprese esportatrici ed importatrici, delle multinazionali italiane all’estero e di quelle a controllo estero che operano in Italia.

 

I dati contenuti nell’Annuario sono stati elaborati a partire da fonti statistiche ufficiali nazionali e internazionali e possono essere impiegati dalle imprese e dai politici per orientare le decisioni operative e strategiche in questo momento particolarmente complesso e di crisi internazionale.

Struttura ed evoluzione del commercio estero nel 2011

Secondo stime internazionali, l’espansione del commercio mondiale di beni è proseguita anche nel 2011 (+19,4% a prezzi correnti). L’incremento in valore incorpora una forte crescita dei valori medi unitari (+13,9%), ma anche una rilevante espansione dei volumi (+5,0%). Continua, inoltre, la crescita sostenuta dell’interscambio mondiale di servizi (+10,8%) e degli investimenti diretti esteri (+17,0%).
In questo quadro internazionale, l’Italia registra nel 2011 una crescita delle esportazioni di merci superiore a quella delle importazioni (rispettivamente, +11,4% e +9,0%) anche se il deficit commerciale resta elevato (-24,6 miliardi di euro). Il dato è comunque positivo poiché si tratta di una diminuzione rispetto al 2010 (-30 miliardi). Si conferma, inoltre, la quota di mercato dell’Italia sulle esportazioni mondiali di merci (2,90%), in lieve flessione rispetto al 2010 (2,95%). Le esportazioni di servizi aumentano del 3,7%, mentre le importazioni crescono lievemente (+0,6%).
I flussi di investimenti netti all’estero aumentano del 37,7%.

Germania e Francia si confermano i principali mercati di sbocco delle esportazioni nazionali, con quote pari, rispettivamente, al 13,1% e all’11,6%; gli Stati Uniti si collocano al terzo posto tra i Paesi partner, con una quota pari al 6,1%, seguiti da Svizzera e Spagna (rispettivamente 5,5% e 5,3%).
I mercati di sbocco più dinamici, cioè quelli in cui l’incremento della quota sulle esportazioni nazionali risulta superiore allo 0,5% rispetto al 2010, sono rappresentati da Germania (+1,6), Francia (+1,3), Stati Uniti (+0,7) e Svizzera (+1,4).

Tra il 2010 e il 2011 si amplia il deficit nell’interscambio di prodotti energetici (-61,4 miliardi nel 2011), mentre migliora l’avanzo nei beni strumentali (+37,8 miliardi nel 2011) e nei beni di consumo durevoli (+10,2 miliardi).

I gruppi di prodotti manifatturieri in cui nel 2011 l’Italia detiene le più elevate quote sulle esportazioni mondiali di merci sono i seguenti: materiali da costruzioni; prodotti da forno e farinacei; cuoio, borse, articoli di pelletteria; cisterne, radiatori e serbatoi; calzature.

La provenienza territoriale delle vendite sui mercati esteri è stabile: nel periodo 2010-2011, l’87,3% delle esportazioni nazionali proviene dalle regioni del Centro-Nord e l’11,4% dal Mezzogiorno. In particolare, nel 2011 le quote di Lombardia, Veneto e Piemonte sono pari rispettivamente al 27,7%, 13,4% e 10,3%.

Chi esporta e verso dove

Sono 205.382 gli operatori economici che hanno effettuano vendite di beni all’estero nel corso del 2011. Si conferma la presenza di un’ampia fascia di “microesportatori”: 126.968 operatori, infatti, presentano un ammontare di fatturato all’esportazione che non supera i 75 mila euro e forniscono un contributo al valore complessivo delle esportazioni nazionali pari allo 0,5%; 3.764 operatori appartengono, invece, alle classi di fatturato superiori ai 15 milioni di euro e realizzano il 68,5% delle vendite sui mercati esteri.

Il 44,0% degli operatori esporta merci verso un unico mercato, mentre il 15,0% opera su oltre dieci mercati.
La presenza degli operatori nelle principali aree di scambio commerciale risulta comunque diffusa: nel 2011 si registrano 150.053 presenze di operatori commerciali italiani sul mercato comunitario, 83.355 nei Paesi europei non UE, 38.264 in Asia orientale e 36.945 presenze sul mercato dell’America settentrionale.

Nel 2010 si contano 189.006 imprese esportatrici, delle quali il 47,1% appartiene al settore manifatturiero (il cui peso sul valore complessivo delle esportazioni è pari all’82,9%), il 40,0% a quello del commercio e il 12,9% ad altri settori.
La quota delle imprese esportatrici sul totale delle imprese attive cresce significativamente all’aumentare della dimensione di impresa, espressa in termini di addetti. Alle grandi imprese esportatrici (quasi 2.000 unità con almeno 250 addetti) si deve il 45,8% delle esportazioni nazionali, a quelle medie (con 50-249 addetti) il 28,4% e alle piccole (con meno di 50 addetti) il 25,8%.

Imprese multinazionali

Nel 2009 si contano in Italia 14.155 affiliate di multinazionali estere. Queste imprese hanno impiegato oltre 1,2 milioni di addetti e hanno realizzato un fatturato di 444,5 miliardi di euro, con un contributo significativo ai principali aggregati economici nazionali: il 7,0% degli addetti e il 16,8% del fatturato. L’apporto del capitale estero al sistema produttivo italiano è rilevante anche per gli scambi di merci con l’estero, con quote del 25,2% per le esportazioni e del 42,1% per le importazioni. In particolare, l’incidenza degli scambi intra-gruppo (intra-firm trade) sull’interscambio complessivo di merci delle imprese a controllo estero risulta pari al 44,7% per le esportazioni e al 53,7% per le importazioni.
L’attività di queste imprese si concentra prevalentemente nei servizi, con 10.258 unità controllate rispetto alle 3.897 dell’industria. In termini di addetti, ai primi posti dei paesi controllanti si collocano gli Stati Uniti, cui fanno riferimento affiliate che occupano in Italia 277 mila addetti, la Francia (246 mila addetti in Italia) e la Germania (167 mila addetti).

Nello stesso anno sono 21.263 le affiliate di multinazionali italiane residenti all’estero, che hanno impiegato oltre 1,5 milioni di addetti, realizzando un fatturato di quasi 380 miliardi di euro.
La numerosità delle affiliate italiane all’estero è più elevata nei servizi non finanziari (12.037 imprese) rispetto ai settori industriali (8.082). Tuttavia, le imprese industriali mostrano una maggiore rilevanza economica (quasi 170 miliardi di fatturato) per un totale di circa 847 mila addetti.

I principali paesi di localizzazione delle controllate italiane all’estero in termini di addetti sono: Stati Uniti (1.848 affiliate che impiegano quasi 153 mila addetti), Romania (3.282 imprese che assorbono oltre 116 mila addetti), Germania (1.442 affiliate, con quasi 112 mila addetti) e Francia (1.774 imprese che utilizzano circa 89 mila addetti). Si segnala una significativa presenza italiana in Brasile (oltre 500 imprese con più di 100 mila addetti) e in Cina (870 affiliate che impiegano più di 95 mila addetti).

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