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Lavoro nuovo in sanità con il “decreto Balduzzi”

Balduzzi e Monti su decreto sanita

Lavoro nuovo in sanità con il “decreto Balduzzi”

Come cambia il lavoro di chi lavora nella sanità dopo l’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri del nuovo Decreto Legge che riforma il settore

Una riforma sofferta con un testo modificato più volte quella del settore sanitario realizzata mediante una serie di  “Disposizioni urgenti per promuovere lo sviluppo del Paese mediante un più alto livello di tutela della salute” contenute nel Decreto Legge noto come Balduzzi, dal nome del Ministro della Sanità, che lo ha proposto.

In una situazione di crisi come quella che stiamo vivendo la necessità di contenere le spese pubbliche ha determinato un abbassamento delle risorse finanziarie destinate al SSN (Servizio Sanitario Nazionale) rendendo urgente un intervento che riorganizzasse il settore rendendolo più efficiente pur con le poche risorse disponibili.
Il primo punto ad essere toccato è stato quello relativo alla “governante del personale dipendente del SSN, in particolare del personale medico, nonché il completamento della riqualificazione e razionalizzazione dell’assistenza farmaceutica” così ha affermato il Governo al termine della riunione fiume che ha portato al licenziamento del testo definitivo del decreto (oltre a questi cambiamenti, il provvedimento ha disposto alcune misure per affrontare le situazioni di dipendenza collegate ai principali fattori di rischio per la salute).

L’assistenza sanitaria

Per quanto riguarda  l’assistenza sanitaria il provvedimento riorganizza anzitutto le cure primarie che devono accompagnare il processo di de-ospedalizzazione (per evitare il sovraffollamento degli ospedali). Di conseguenza, viene introdotta la integrazione monoprofessionale e multiprofessionale per favorire il coordinamento operativo tra medici secondo i modelli decisi dalle Regioni. Tali modelli coinvolgono i pediatri di libera scelta, gli specialisti ambulatoriali e i medici di medicina generale. 
Tutti i medici professionisti avranno ruolo unico ed accesso unico nella propria area convenzionale per far fronte alle esigenze di continuità assistenziale.
Ogni medico dovrà utilizzare gli strumenti tecnologici per l’integrazione delle cure territoriali con quelle ospedaliere, le competenze in materia di ICT dovranno dunque essere sviluppate.
I medici di base dovranno formare così una squadra in modo che un medico tra loro sia sempre reperibile, 24 ore su 24.

Per quanto riguarda l’intramoenia (ovvero l’attività privata esercitata da un medico all’interno di una struttura pubblica), vengono introdotte le norme definitive (si era in regime provvisorio da oltre 10 anni)  secondo le quali le aziende sanitarie devono riservare degli spazi per svolgere tale attività o all’interno dell’ospedale o all’esterno. In alternativa, i singoli medici devono essere autorizzati a operare presso i propri studi.
I medici che svolgono tale attività professionale privatamente, devono seguire i criteri di trasparenza e tracciabilità dei pagamenti effettuati dai pazienti e, a questo scopo, tutta l’attività svolta viene messa in rete rendendo possibile il controllo del numero di prestazioni svolte dal medico sia durante il proprio servizio ordinario sia in regime di intramoenia.
I compensi per tali prestazioni saranno destinati in parte a coprire i costi sostenuti dalle aziende sanitarie.

Responsabilità professionale

Viene detta “medicina difensiva” e rappresenta, secondo il Governo, un fenomeno da eliminare: si tratta della prescrizione di esami diagnostici inappropriati al solo scopo di evitare responsabilità civili. Il motivo per cui il Governo vuole evitarlo è l’abbassamento dei costi a carico delle aziende sanitarie e l’aumento dei tempi di attesa. Naturalmente va valutata la responsabilità dei professionisti in base alle circostanze e considerando se essi abbiano seguito le linee guida elaborate dalla comunità scientifica.
Purtroppo con questa parte del provvedimento – questo è un nostro commento – si corre il rischio che i medici “abbassino la guardia” e facciano l’opposto, ovvero non prescrivano ricerche appropriate per paura di essere accusati di aver applicato la “medicina difensiva” e non approfondiscano pertanto sintomi che potrebbero essere dovuti a un male importante relegandoli a segnali di malanni superficiali. Ci sono stati casi di cancro non diagnosticati perché scambiati per una banale infezione qualsiasi: i medici interpellati non hanno voluto approfondire con accertamenti del caso portando il paziente alla morte. Si spera pertanto che, nonostante questa parte del Decreto, i medici siano abbastanza intelligenti da capire che a volte per salvare una vita è meglio correre il rischio di affrontare una causa, perché questo significa in realtà assumersi delle responsabilità e non pensare a far risparmiare lo Stato, che tanti soldi butta per cose decisamente inutili.
Risparmiare sulla salute dei cittadini – questo ripetiamo è il nostro libero commento – ci sembra il senso di questa parte del Decreto che disapproviamo in quanto rappresenta un’ipocrisia soprattutto nel punto in cui il Governo afferma che gli accertamenti sanitari provocano “gravi conseguenze sulla salute dei cittadini”…
I medici possono tranquillizzarsi almeno sapendo che, con questo decreto, è stato costituito un fondo per garantire le coperture assicurative. Tale fondo viene finanziato mediante una percentuale prelevata dai premi incassati non superiore al 4%.

Direttori generali e primari

Dal SSN passiamo al SSR, ovvero il Servizio Sanitario Regionale. I direttori generali di aziende ed enti che lo compongono verranno nominati d’ora in poi in base al merito allo scopo di riequilibrare il rapporto tra le scelte di indirizzo politico e quelle di gestione delle aziende sanitarie. Le Regioni dovranno provvedere pertanto alla nomina dei dirigenti selezionandoli da un apposito elenco regionale che dovrà essere costituito in precedenza. Le Regioni dovranno pertanto eleggere una commissione di esperti indipendenti (lo dovranno provare presentando titoli e dimostrando la propria esperienza dirigenziale nel settore) che si occuperà di redigere tale elenco.
Per la valutazione degli aspiranti si dovranno seguire regole di trasparenza e pubblicità.

Per quanto riguarda la valutazione dei nuovi primari, saranno gli anziani primari, della stessa disciplina, a selezionarli purché non siano della stessa Asl di appartenenza. I decisori verranno estratti a sorte tra quelli di tutta Italia inseriti in una lista che ogni Regione predisporrà a tale scopo. Così dirigenti, medici e sanitari di strutture complesse verranno scelti entro la rosa dei primi tre candidati. Sarà il direttore generale a scegliere il primario.

Conferenza stampa termine CDM x sanita

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