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Rapporto ICE 2011-2012: l’Italia nell’economia internazionale

Presentazione Rapporto ICE

Rapporto ICE 2011-2012: l’Italia nell’economia internazionale

Presentato il Rapporto ICE 2011-2012, il documento che fotografa la situazione del nostro Paese nel contesto economico globale

La crisi globale galoppa, e lo scenario internazionale continua a essere caratterizzato da incertezza: in particolare, i mercati si manifestano privi di fiducia e segnali di rallentamento vengono anche dai paesi emergenti, i cosiddetti BRIC (Brasile, Russia, India e Cina).

Presentazione Rapporto ICE – Enrico Giovannini Pres. ISTAT

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In considerazione di questi fatti il FMI (Fondo Monetario Internazionale) ha annunciato che rivedrà al ribasso le stime del tasso di crescita mondiale del PIL per il 2012, precedentemente fissato al 3,5% (comunque in rallentamento rispetto al 2011), e individuato invece dall’OMC (Organizzazione Mondiale del Commercio) al 2,1%. A trainarci, comunque, sono Australia, USA e Giappone, con una crescita rispettivamente del 3, del 2,4 e del 2%.

 

La situazione dell’Europa: riduzione del PIL e impoverimento dei paesi mediterranei, compresa l’Italia

Per il nostro continente, come è noto, la situazione è tutt’altro che rosea: l’area Euro fa infatti registrare complessivamente una contrazione del PIL dello 0,3%, ma con disparità notevoli tra i Paesi membri. Lo attesta l’European Economic Forecast della Commissione Europea (Primavera 2012), secondo cui sono in netta recessione la Grecia (-4,7%), la Spagna (-1,8%) e l’Italia (-1,4%), mentre la Germania risulta solo in leggera crescita (0,7%), non dissimilmente da quanto accade negli altri Paesi del Nord Europa.
Cresce meno anche il commercio internazionale di beni e servizi, con un tasso del 5,3%, sotto la media degli ultimi 20 anni (6%), a motivo del calo della domanda dei paesi avanzati, delle tensioni geopolitiche nell’area mediorientale e degli stravolgimenti naturali in estremo Oriente.
Per il 2012 si prevede che la crescita del commercio internazionale scenda al 3,7%, mentre aumenta il prezzo delle materie prime e continuano a salire le esportazioni di India (aumento del 16,1%) e Cina (9,3%), vere regine dell’export. Tuttavia l’Unione Europea, se considerata come area integrata al netto delle transazioni intra-regionali, si conferma nel 2011 primo esportatore e primo importatore mondiale, oltre che primo acquirente e primo venditore di servizi, anche se con performances molto eterogenee al suo interno, e con un traino importante da parte di Germania e Polonia.

La situazione italiana e le stime ICE

Presentazione Rapporto ICE – Giorgia Giovannetti

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A monitorare la situazione dell’export del nostro paese è l’ICE – Agenzia per la Promozione all’Estero e l’Internazionalizzazione delle Imprese Italiane, da poco istituita in sostituzione dell’Istituto Nazionale per il Commercio Estero (ex ICE).
Il rapporto “L’Italia nell’Economia Internazionale”, recentemente pubblicato, è il primo atto importante della neonata Agenzia: il documento è stato presentato, unitamente alle stime ISTAT, dai presidenti dell’Agenzia ICE Riccardo Monti e dell’ISTAT Enrico Giovannini, alla presenza del Ministro per lo Sviluppo Economico Corrado Passera.
La Cina si conferma primo esportatore mondiale, “anche se”, precisa Giovannini, “negli ultimi mesi stanno rallentando anche quelle economie che in precedenza erano cresciute di più, il che significa una crescita del commercio mondiale inferiore a quella attesa, di cui risentirà anche l’Italia” (video 1). Il nostro Paese, del resto, ha già conosciuto tra il 2000 e il 2010 un calo delle esportazioni del 2,9% ; solo nel 2011 le esportazioni italiane di merci si sono stabilizzate, con tenuta generalizzata in tutte le aree geografiche, e un mercato particolarmente buono in Africa Settentrionale e nei Paesi Europei che non fanno parte dell’Unione. Lentamente, diventano più importanti le esportazioni italiane nei paesi emergenti, che guadagnano posizioni tra i principali paesi di destinazione.

Presentazione Rapporto ICE

I settori trainanti della nostra economia all’estero

A livello settoriale hanno un ruolo determinante, per le esportazioni italiane all’estero, le produzioni di macchinari e apparecchiature. Seguono l’area tessile e la produzione di abbigliamento e di articoli in pelle e cuoio, i prodotti in metallo e le apparecchiature elettriche, insieme alle non elettriche per uso domestico. Tutti settori che chiudono con saldi positivi, a fronte del terribile disavanzo dei prodotti minerari e delle cave (che arriva a -70 miliardi di euro), e del dato negativo relativo a computer e prodotti di elettronica e ottica (quasi -20 miliardi di euro), al settore agroalimentare (-10 miliardi di euro) e a quello dei mezzi di trasporto.
Ma le esportazioni sono solo una delle modalità di internazionalizzazione, come fanno notare l’Agenzia ICE e la Professoressa Giorgia Giovannetti dell’Università di Firenze, che ha curato la pubblicazione del Rapporto e ne ha presentato i contenuti principali (video 2): è importante guardare anche al fatturato delle affiliate estere nei settori del made in Italy, che in base alle tipologie di prodotto ha andamenti molto diversi. E’ buono, per esempio, anzi migliore rispetto a quello relativo alle importazioni, il dato dell’industria manifatturiera e dell’edilizia, e si conferma positivo quello relativo ai macchinari, mentre è negativo, contrariamente a quanto accade per le importazioni, il risultato dell’industria del tessile, dell’abbigliamento, del cuoio, della pelletteria e delle calzature, e fortemente in calo quello dei mobili.

Laura Carmen Paladino

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