Politica e donne

Un voto prevedibile

elezioni 2013

Un voto prevedibile

Ci “stupiamo dello stupore” dei politici italiani “professionisti” che sembrano voler non comprendere i risultati di queste elezioni politiche. Possibile che non ascoltino il popolo e diano retta solo a “sondaggi” preelettorali che non hanno alcuna valenza scientifica? Possibile che ancora facciano campagne elettorali senza tener conto delle modificazioni culturali della società italiana? Senza tener conto del numero delle PMI, che rappresentano il 95% dell’imprenditoria italiana?

Senza tener conto del grido delle piazze? Senza tener conto del fatto che il web e l’informazione digitale è la carta vincente per qualsiasi campagna elettorale, come ha dimostrato l’elezione di Obama in America e come ha dimostrato qui e ora l’elezione del partito guidato da Grillo?

“Voglia di rivoluzione”, potremmo intitolare questo nostro editoriale sul dopo elezioni politiche. Il popolo italiano, composto prevalentemente – come torniamo a ripetere – da donne, è stanco della situazione politica e vuole cambiare. Lo denuncia da anni in tutti i modi possibili, ma a quanto pare i partiti politici continuano a fare orecchie da mercante. Eppure basterebbe così poco per rendere giustizia a cittadine e cittadini, a piccole imprenditrici e piccoli imprenditori, a impiegati e dipendenti, insomma a tutti quei lavoratori che non appartengono alla leadership del Paese: per un momento basterebbe smettere di farsi abbagliare dal potere lasciandosi così trascinare dai desideri e dalle esigenze dei rappresentanti dei grossi gruppi bancari e industriali – che si trovano così mal ridotti a causa delle scelte errate (quando non addirittura disoneste) dei propri dirigenti –  e sentire la vera potenza di una nazione, e non di quei pochi che raggruppano nelle proprie mani alcune leve di potere. In poche parole bisogna avere il coraggio di smetterla di sottostare ai ricatti della dirigenza: bisogna imparare ad ascoltare le esigenze vere del popolo – che non è certo rappresentato dai dirigenti delle grandi aziende.
La crisi non è scaturita dalle decisioni della popolazione, ma da quelle di questo tipo di dirigenti. Quindi le conseguenze non dovrebbero ricadere sulle spalle – e nelle tasche – della popolazione italiana. Tartassati, disoccupati, fin troppo spesso costretti ad atti estremi per sopravvivere o per far sopravvivere la propria famiglia. Invece di aiutare – come stabilisce la nostra splendida Costituzione – i cittadini, si ritiene che essi siano carne da spolpare. E, peggio ancora, si ritiene che essi siano stupidi. Perché solo in questo modo si può comprendere l’atteggiamento di tanti – veramente troppi – politici italiani.

Così, mentre soprattutto i grandi partiti si auto convincono che tutti abbocchino alle proprie promesse e ai propri slogan stantii, ecco emergere delle forze giovani e rinnovatrici, che sanno veramente come comunicare con le persone. Il nostro giornale aveva lanciato una sfida ai candidati e ai partiti politici, sfida che come avrete notato non è stata accolta. E non accogliendola tali partiti hanno dimostrato di non avere coraggio e dunque di essere perdenti in partenza. La vecchia classe politica è ancora convinta che per farsi eleggere basti fare una campagna elettorale a base di locandine e manifesti e a base di tribune elettorali televisive. Ma si sono accorti che i giovani usano come unico mezzo di comunicazione l’informazione digitale? E ciò accade da ben 10 anni, quindi i giovani ora cominciano ad avere 30 e anche 40 anni. Possibile che non abbiano imparato nulla dalle elezioni di Barak Obama in America? Primo presidente americano di colore in una nazione tanto vasta, enorme? Tutta la sua campagna elettorale si è basata sulla nuova forma di comunicazione: il web, e i giovani che andavano nelle case a parlare non con l’elettorato di massa dei circoli di partito, ma con il popolo degli scontenti, che non frequenta i soliti ambienti politici, perché sono proprio gli scontenti la maggiore forza di un Paese. Una forza elettorale inespressa alla quale è stato dato finalmente il modo di esprimersi. E lo stesso esatto stile di campagna elettorale è stato quello usato da Beppe Grillo e dal suo movimento. Un movimento nato dal popolo degli scontenti, un movimento che ha compreso la forza dell’informazione digitale, dell’ascolto enorme che si ha attraverso i canali del web.

Secondo i politici di professione invece, è sufficiente imbrattare i paesi e le città con i propri cartelloni pubblicitari (usando la carta come mezzo di comunicazione e pertanto andando contro ai principi ecologici che essi stessi usano come proclami elettorali) come se bastasse leggere i loro nomi per essere votati. Un atteggiamento che troviamo perlomeno ridicolo. Il web offre l’opportunità di spazi senza fine, con un semplice spazio su un giornale online (che ha infinitamente molti più lettori di quanto si voglia far credere) ad esempio, si può avere il link al proprio sito dove pubblicare la propria biografia, il proprio programma elettorale, tutte le informazioni che si vogliono veicolare. E attraverso il web si possono fare – perché no – comizi elettorali trasmessi in video e che possono essere seguiti in tutta la nazione, video che rimangono on line per un tempo indefinito, anche eterno se si vuole. Dunque pensiamo all’impatto che con una spesa veramente minima (anche solo 30 euro – ci rendiamo conto?) può avere una campagna elettorale simile, che arriva a un numero di elettori praticamente infinito. Il web è seguito da milioni e milioni di persone. Attraverso il proprio PC, attraverso i cellulari, attraverso i tablet, attraverso ogni genere di strumento portatile, facile da usare, poco costoso che ormai ogni italiano possiede in numero di certo superiore ad esempio ai televisori.
Il fatto di aver usato dei mezzi di comunicazione e dei veicoli che osiamo definire ormai retrogradi, è stato uno dei motivi del fallimento della campagna elettorale di tanti partiti politici che si sentivano sicuri di sé stessi. La mancanza di capacità comunicativa si esprime infatti anche nella mancata utilizzazione dei mezzi più validi. E ricordiamo che un mezzo come il web, poco costoso, ecologico ed altamente efficiente, permette di risparmiare i soldi dei cittadini: perché le campagne elettorali vengono pagate con questi.

L’elettorato italiano ha dunque scelto di fare una rivoluzione disarmata, dimostrando di aver voglia di un cambiamento forte, totale, e di essere rappresentato da forze politiche nuove e da volti puliti. Diciamola tutta: gli scandali che hanno portato a denuncie, inchieste e processi nei confronti di tanti politici hanno dimostrato che il periodo di “Mani pulite” non è finito, che la corruzione e la disonestà fanno ancora parte della cultura anomala e distorta della politica. E il popolo italiano non si sente né rappresentato né tutelato da questo genere di uomini politici. Vuole il cambiamento, vuole che i propri diritti di essere servito e amministrato (dunque governato, perché governare significa amministrare i beni dei cittadini, dunque essere al servizio degli elettori e non comandarli) con correttezza e giustizia stabiliti dalla Costituzione, dai trattati internazionali e da ogni buona legislazione, siano effettivi, cioè realmente applicati.

Lo stare al Governo e al Parlamento per tanti anni ha dato l’opportunità ai politici di agire, di far cambiare le cose. Prendiamo ad esempio la popolazione femminile: il lavoro delle donne è sottovalutato e continua ad esserlo, nonostante tante promesse. La violenza sulle donne – fisica ma anche morale e psicologica – continua ad esserci. Si può e si deve fare molto di più. Le quote rosa in politica come nei consigli di amministrazione delle società sono ridicolmente basse. Gli avanzamenti di carriera per le donne sono bloccati. Gli stipendi sono inferiori. La politica dovrebbe far seguire alle promesse i fatti concreti.
Il popolo italiano – e le donne italiane che lo compongono per la maggiorparte – con questo voto ha espresso il desiderio di non essere più preso in giro. Perché il farsi scudo di tante belle parole non funziona più, agli slogan non si crede più. E, cari politici “professionisti”, voi ancora non ve ne siete accorti. Sveglia: il re è nudo!

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