Maccari-Cicero stadio

Società contro Politica

Per la XXV edizione della riflessione annuale “Un mese di sociale”, il Censis ha realizzato, nel primo dei quattro incontri previsti, un convegno sul tema “La politica al tempo della società impersonale”. Tra i fattori emersi, quello della politica che non unisce più, dell’Europa vista come nemico e della società a rischio di populismo

Il 77% degli italiani considera mediocri le persone ai vertice della politica e il 18% le giudica appena sufficienti; il 37% degli italiani non ha alcuna fiducia nei politici e il 50% ha una fiducia molto bassa in essi.

Non sono certo stimati i nostri politici, a giudicare dalla ricerca svolta dal Censis. Tra gli altri risultati rileviamo il fatto che il 77% degli italiani pensa che in politica si faccia carriera solo grazie a raccomandazioni e favoritismi, il 15% pensa che i politici facciano carriera grazie a progressioni automatiche e solo l’8% crede che nella corriera politica abbia parte il merito personale.
In poche parole oggi la politica non coinvolge ed appassiona più, né la si ritiene importante anzi, come rileva il Censis, “fare politica logora il prestigio di chi la fa”.

Basti pensare al fatto che più di 14 milioni di italiani (pari al 27,8% degli aventi diritto al voto) durante le ultime elezioni politiche si sono astenuti. Si è trattato del più alto tasso di astensione nella storia della Repubblica. Non solo: nelle ultime elezioni amministrative l’astensione è salita ulteriormente, raggiungendo quota 37,6% di astenuti.
Inoltre, il 56% degli italiani non è coinvolto in alcuna forma di partecipazione politica non elettorale, come la firma di una petizione, l’espressione del proprio punto di vista o la partecipazione a dibattiti pubblici – nazionali o locali che siano. In sostanza oltre la metà degli italiani è completamente disinteressata alle questioni che possono riguardarlo in forma diretta o indiretta.
Gli italiani sono tra i cittadini europei meno interessati alle questioni politiche e sociali: la percentuale dei disinteressati è più alta della media europea, che è pari al 42% e dei Paesi storicamente meno interessati, come la Grecia (49%) o la Germania (47%). In Svezia e Francia le percentuali di chi non si interessa alle questioni pubbliche è rispettivamente del 36 e del 28%.

Un altro sintomo del pensiero anti-politico, o meglio anti-politici, dell’italiano sta nel voto di protesta espresso attraverso il Movimento 5 Stelle, appena nato e divenuto immediatamente il primo partito italiano. Gli elettori “grillini” dimostrano di provare rabbia per la crisi della quale ritengono colpevoli proprio i politici (che hanno permesso l’entrata in vigore della moneta unica) e vedono l’UE come una maledizione. Essi credono che il web e i giovani serviranno a ristabilire la democrazia.
Il 58% degli elettori del Movimento 5 Stelle trova che la vera causa dei problemi economici italiani risieda nell’euro; ma lo ritengono anche il 55,5% degli elettori del centro-destra e il 30,5% degli elettori del centro-sinistra. 

Secondo gli elettori italiani l’Italia è succube dei Paesi forti, che tengono “in ostaggio” l’Europa intera, Germania in testa. Così la pensa l’84% del centro-destra, l’81% dei “grillini”, il 75% dei centristi e il 71% del centro-sinistra.

Ma come si formano tali opinioni politiche? soprattutto tramite la rete. È così per il 66% degli elettori del Movimento 5 Stelle e per il 42% di quelli del centro-sinistra. La percentuale scende per quelli del centro-destra (il 34%) e quelli del centro (il 24%). Non c’è dubbio però che il mondo sia cambiato e che ormai per prendere decisioni di voto come per essere informati sui vari temi dell’agenda politica ci si rivolga al web.

Secondo le indagini Censis, gli italiani sono “arrabbiati, impauriti e rancorosi: pronti per derive populiste”.
Negli ultimi tre anni gli italiani sono diventati più preoccupati (52%) e più arrabbiati (50,5%). Il 45% ha iniziato a provare rabbia verso politici e istituzioni, il 40% a nutrire una minore fiducia nel futuro (tra i giovani di 18-29 anni questa percentuale sale al 57%) e il 35% ad avere paura.
La società “impersonale” è una società seduta, senza grandi speranze per il futuro e con tanta rabbia in corpo, secondo il Censis si tratta di una società che si limita a fare da spettatrice e, quando le cose non vanno, inveisce contro tutto e tutti, esattamente come è accaduto in altri tempi e accade in altri luoghi, con il risultato che si tratta di una miscela potenzialmente infiammabile, pronta ad esplodere.

Tra i fattori di tensione, oggi non c’è più l’appartenenza di classe o l’identità politica, tali fattori sono stati sostituiti dal conflitto tra chi paga le tasse e chi non le paga (seguendo quanto dichiarano dunque proprio i politici, che continuano a lanciare campanelli di allarme in tal senso e a gettare legna sul fuoco) e tra autoctoni e immigrati.

Quali sono invece i fattori che ci uniscono, che ci fanno sentire uno stesso popolo? semplicemente gli stili di vita, a farci sentire vicini agli altri è la comunanza degli stili di vita. Una considerazione ovvia. Si sente vicino chi fa le stesse cose nel tempo libero o chi ha lo stesso rapporto con i consumi (il ricco verso il povero). E naturalmente, chi fa lo stesso lavoro, chi ha la stessa età (o appartiene alla stessa generazione). Solo il 3% degli italiani riconduce il concetto di vicinanza alla dimensione politica e solo il 2% a quella religiosa. Appartenere allo stesso partito o credere nello stesso Dio non è considerato un fattore di avvicinamento.

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