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Commercio estero internazionalizzazione delle imprese italiane

Commercio Estero

Commercio estero e attività internazionali delle imprese italiane

Pubblicato l’Annuario statistico 2013 curato da Istat e ICE che fornisce un quadro completo e aggiornato sullo scambio di merci e servizi, sui flussi di investimenti esteri e sulle principali caratteristiche delle nostre imprese che operano all’estero o che esportano.

Tutti i dati contenuti in questa XV edizione dell’Annuario sono stati elaborati a partire da fonti statistiche ufficiali sia nazionali che estere. Vediamo i principali risultati di questa imponente ricerca.

 

L’Annuario statistico si intitola “Commercio estero e attività internazionali delle imprese” ed è frutto della collaborazione fra il nostro ente nazionale di statistica e l’Istituto nazionale di Commercio Estero. Esso affronta la “dinamica dell’interscambio di merci e servizi, sui flussi di investimenti diretti esteri; sul numero e le principali caratteristiche degli operatori italiani all’export, delle imprese esportatrici ed importatrici, delle multinazionali italiane all’estero e di quelle a controllo estero che operano in Italia”.
Un’opera utile, che si presta ad essere impiegata dalle imprese ma anche dai policy maker per orientare le decisioni strategiche e operative in una fase notevolmente complessa della congiuntura internazionale.

Dall’analisi dei dati dell’Annuario, emerge che in Italia, nonostante la fase di rallentamento degli scambi e di recessione in atto, le imprese esportatrici di merci italiane nel 2012 hanno aumentato le vendite oltre confine del 3,7%. Un buon risultato al quale ha contribuito il miglioramento della competitività di prezzo dei prodotti industriali italiani, anche grazie all’andamento dei tassi di cambio (in media nell’anno l’euro si è deprezzato rispetto alle principali valute) e all’effetto di una crescita contenuta dei prezzi dei prodotti sui mercati esteri.

La crescita delle esportazioni e la contemporanea caduta delle importazioni dell’Italia hanno determinato un miglioramento del saldo commerciale, passato da un saldo negativo di –25,5 a uno positivo di 11 miliardi di euro tra il 2011 e il 2012, nonostante il passivo ancora elevato della voce energetica (superiore a 60 miliardi di euro), pur se in calo rispetto all’anno precedente.
È stato soprattutto grazie al miglioramento del saldo merci che anche il disavanzo del conto corrente della bilancia dei pagamenti dell’Italia si è ridotto (in percentuale del Pil il disavanzo è sceso dal –3,1% al –0,5%).

È proseguita l’espansione delle vendite nei mercati esterni all’Unione Europea, sia per i manufatti sia per i servizi. Sono sensibilmente cresciute le esportazioni verso Stati Uniti, Svizzera, Turchia e Russia (nostri principali partner) e, tra i principali Paesi dell’Unione europea, solo quelle verso il Regno Unito.
Dal lato delle importazioni la diminuzione ha riguardato quasi tutti i mercati, con la solita eccezione dei Paesi fornitori di gas e petrolio tra cui spicca l’aumento del valore delle importazioni dalla Libia, tornate al livello precedente il cambio di regime.

Tra i settori produttivi che hanno trainato la crescita delle esportazioni nel 2012 spiccano i prodotti energetici raffinati, i farmaceutici, gli alimentari, la gioielleria, gli articoli in pelle e i prodotti in metallo. Sono aumentate quelle di prodotti dell’abbigliamento e meccanica e si sono ridotte quelle di  tessili, gomma e plastica, elettronica e computer apparecchi elettrici e mezzi di trasporto.
 
Sono aumentate, in linea con la media nazionale, le esportazioni dell’Italia nord occidentale, mentre nell’Italia nord-orientale si è verificato un rallentamento, anche per le conseguenze del sisma in Emilia Romagna.
Le vendite all’estero dell’Italia centrale hanno avuto una crescita rapida alla quale hanno contribuito soprattutto le vendite di oro non monetario della Toscana.
All’aumento delle esportazioni di Sicilia e Sardegna hanno largamente contribuito i prodotti petroliferi raffinati.
Si sono invece ridotte le esportazioni delle regioni del Mezzogiorno.
 
È ulteriormente cresciuto il numero di imprese esportatrici, in controtendenza rispetto al 2010, forse anche grazie al traino di un euro più debole.
L’incremento si deve per lo più alle migliaia di imprese di piccole e piccolissime dimensioni che si sono affacciate all’estero, spesso per la prima volta.

Resta purtroppo evidente la difficoltà per l’Italia di attrarre investimenti produttivi dall’estero.
Alle aumentate necessità delle aziende fa fronte un sistema pubblico che, nelle sue molteplici articolazioni, ha cercato nel 2012 di rafforzare la propria azione di sostegno alle imprese, sia pure, in molti casi, con sempre meno risorse.

Alla presentazione dell’Annuario erano presenti il Presidente dell’Agenzia ICE, Riccardo Maria Monti e il Presidente dell’Istat Antonio Golini e, nell’ordine di intervento: il Vice Ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda;  il Direttore del Dipartimento per i conti nazionali e le statistiche economiche dell’Istat, Roberto Monducci; il Direttore dell’Ufficio Pianificazione Strategica, Studi e Rete estera dell’Agenzia ICE, Gianpaolo Bruno; il Professore Associato dell’Università degli Studi dell’Aquila, Lelio Iapadre; il Presidente ENI e Delegato Confindustria per gli investitori esteri Giuseppe Recchi, l’Amministratore Delegato Adler, Paolo Scudieri; il Presidente Fondatore  Altagamma, Santo Versace.
Ha concluso i lavori il Ministro dello Sviluppo Economico, Flavio Zanonato il quale ha detto: “il nuovo rapporto ICE conferma che l’export italiano, nonostante le difficoltà della crisi globale, continua a espandersi e a rappresentare una delle voci più dinamiche del nostro Pil. Sono sempre più le piccole e medie imprese che si affacciano sui mercati globali alla ricerca di nuove opportunità di business e di aree di mercato in cui inserirsi. Il nostro compito deve essere quello di restare al loro fianco, supportandole concretamente dal punto di vista promozionale, organizzativo, finanziario e assicurativo. Gli strumenti ci sono, ma è necessario potenziarli e farli funzionare in modo sempre più organico”.

Il Ministro Zanonato ha aggiunto qualche informazione sulle intenzioni del proprio ministero rispetto alle attività di supporto all’internazionalizzazione: “Nella Cabina di Regia per l’internazionalizzazione, che presiedo insieme al ministro Bonino, abbiamo definito le principali linee guida su cui concentrarci da qui fino a fine 2014. Subito dopo l’estate, partirà un roadshow su tutto il territorio italiano, che consentirà a un grande numero di imprese di conoscere le opportunità messe a disposizione per affrontare le sfida di andare oltreconfine. Esportare made in italy significa portare l’immagine del nostro Paese in giro per il mondo e dimostrare che l’Italia sa lavorare e produrre qualità in modo fortemente competitivo. Ci aspettiamo inoltre soluzioni efficaci sul fronte dell’attrazione degli investimenti diretti esteri dall’iniziativa Destinazione Italia, avviata dallo scorso Cdm”.

D’altra parte anche il suo Vice Ministro, Carlo Calenda, aveva dichiarato: “è il momento di accelerare con le iniziative di supporto all’export, che sarà determinante per riportare il Paese alla crescita nel 2014. Le priorità, in termini di mercati e settori sono state definite. Da adesso in poi si tratta di metterle in pratica in Italia e all’estero”.

Di seguito una sintesi delle informazioni più rilevanti contenute nell’Annuario, strutturata in tre paragrafi titolati per argomento

Struttura ed evoluzione del commercio estero

palazzoNel 2012, il commercio mondiale di beni, misurato in valore a prezzi correnti, è sostanzialmente stazionario rispetto al 2011 (+0,2%), mentre i volumi scambiati sono in espansione (+2,1%) in presenza di una contrazione dei valori medi unitari (-2,1%). Prosegue la crescita dell’interscambio mondiale di servizi (+1,6%) mentre sono in forte contrazione gli investimenti diretti esteri (-18,2%).

In questo quadro internazionale, l’Italia registra nel 2012 una crescita delle esportazioni di merci (+3,7%) e una diminuzione delle importazioni (-5,7%). Questa dinamica, condizionata anche dalla forte contrazione dei consumi e dei livelli di produzione industriale a livello nazionale, ha determinato un ampio avanzo commerciale (+11 miliardi di euro), il più elevato nel decennio 2003-2012. Nel 2012, la quota di mercato dell’Italia sulle esportazioni mondiali di merci risulta pari al 2,74%, in flessione rispetto al 2011 (2,89%). Le esportazioni nazionali di servizi sono aumentate del 5,8% mentre le importazioni di servizi sono in lieve calo (-0,6%). I flussi di investimenti netti diretti all’estero sono invece diminuiti del 40%.
 
Germania e Francia si confermano i principali mercati di sbocco delle esportazioni nazionali, con quote pari, rispettivamente, al 12,5% e all’11,1%; gli Stati Uniti si collocano al terzo posto tra i paesi partner, con una quota pari al 6,8%; seguono Svizzera e Regno Unito (rispettivamente 5,9% e 4,9%). Tra i principali paesi, i mercati di sbocco più dinamici (ovvero quelli che hanno registrato un incremento della quota sulle esportazioni nazionali superiore a 0,3 punti percentuali rispetto al 2011) sono Stati Uniti (+0,8 punti percentuali) e Svizzera (+0,4 punti).
Per quanto riguarda i principali raggruppamenti di industrie, nel 2012 si registra un lieve ampliamento del deficit nell’interscambio di prodotti energetici (-63miliardi); rispetto al 2011 raddoppia invece l’avanzo nell’interscambio di beni di consumo (+11,6 miliardi per i beni di consumo durevoli e +5,6 miliardi per quelli non durevoli) e aumenta in misura significativa il surplus per i beni strumentali (+49,3 miliardi).

Tra i gruppi di prodotti manifatturieri in cui l’Italia detiene nel 2012 le più elevate quote sulle esportazioni mondiali di merci si segnalano: materiali da costruzioni in terracotta (21,9%); pietre tagliate, modellate e finite (14,5%); prodotti da forno e farinacei (14%); cuoio conciato e lavorato; articoli da viaggio, borse, pelletteria e selleria; pellicce preparate e tinte (13,3%), cisterne, serbatoi, radiatori e contenitori in metallo (11,2%) e articoli in pelle (escluso abbigliamento) e simili (11,%).

La provenienza territoriale delle vendite sui mercati esteri si conferma fortemente concentrata nelle regioni del Centro-Nord da cui proviene l’87,3% delle esportazioni nazionali, mentre il Mezzogiorno attiva solo l’11,4% delle vendite sui mercati internazionali. Nel 2012 la quota della Lombardia sulle esportazioni nazionali è pari al 27,7%, quella del Veneto al 13,4% e quella del Piemonte al 10,3%.

Operatori economici del commercio estero e imprese esportatrici

Nel 2012, 207.920 operatori economici hanno effettuano vendite di beni all’estero. La distribuzione degli operatori per valore delle vendite all’estero conferma la presenza di un’elevata fascia di “microesportatori”: 128.765 operatori presentano un ammontare di fatturato all’esportazione molto limitato (fino a 75 mila euro), con un contributo al valore complessivo delle esportazioni nazionali pari allo 0,5%. D’altra parte, 3.800 operatori appartengono alle classi di fatturato superiori a 15 milioni di euro; questo segmento di imprese realizza il 70,8% delle vendite sui mercati esteri.
Il 43,3% degli operatori esporta merci verso un unico mercato, mentre il 15,1% opera su oltre dieci mercati. La presenza degli operatori nelle principali aree di scambio commerciale risulta comunque diffusa: nel 2012 si registrano 148.612 presenze di operatori commerciali italiani nell’area Ue27, 85.748 nei paesi europei non Ue, 40.173 in Asia orientale e 38.085 in America settentrionale.
Nel 2011 risultano attive 190.851 imprese esportatrici: il 46,4% sono imprese manifatturiere (con un peso dell’82,% sul valore complessivo delle esportazioni), il 40,4% imprese commerciali e il 13,2% imprese che operano in altri settori.

Il contributo delle imprese esportatrici alle esportazioni nazionali cresce sensibilmente all’aumentare della dimensione di impresa espressa in termini di addetti. Le grandi imprese esportatrici (quasi duemila unità con almeno 250 addetti) hanno realizzato il 45,7% delle esportazioni nazionali, le medie imprese (con 50-249 addetti) il 28,7% e le piccole imprese (con meno di 50 addetti) il 25,3%.

Imprese multinazionali

Nel 2010 operano in Italia 13.741 affiliate di multinazionali a controllo estero. Queste imprese impiegano quasi 1,2 milioni di addetti e realizzano un fatturato di 468 miliardi di euro, con un contributo importante ai principali aggregati economici nazionali: il 6,8% degli addetti e il 16,1% del fatturato. L’apporto del capitale estero al sistema produttivo italiano è rilevante anche per gli scambi di merci, con quote del 24,6% per le esportazioni e del 44,3% per le importazioni. In particolare, l’incidenza degli scambi intra-gruppo (intra-firm trade) sull’interscambio complessivo di merci delle imprese a controllo estero è risultata pari al 43% per le esportazioni e al 52% per le importazioni. L’attività di queste imprese si concentra prevalentemente nei servizi, con 10.025 unità controllate rispetto alle 3.716 dell’industria. In termini di addetti, ai primi posti dei paesi controllanti si collocano gli Stati Uniti, paese cui fanno riferimento affiliate che occupano in Italia 257 mila addetti, la Francia (247 mila addetti in Italia) e la Germania (167 mila addetti).

Nel 2010 sono 22.081 le affiliate di multinazionali italiane residenti all’estero. Queste impiegano oltre 1,6 milioni di addetti, realizzando un fatturato di quasi 435 miliardi di euro. Il numero di affiliate italiane all’estero è più elevato nei servizi non finanziari (12.401 imprese) rispetto ai settori industriali (8.324). Tuttavia, le imprese industriali mostrano una maggiore rilevanza economica (214 miliardi di fatturato e circa 915 mila addetti nel complesso).

I principali Paesi di localizzazione delle controllate italiane all’estero in termini di addetti sono: Stati Uniti (2.096 affiliate che impiegano oltre 157 mila addetti), Romania (3.331 affiliate, con quasi 116 mila addetti) e Germania (1.436 imprese che utilizzano quasi 112 mila addetti). Si segnala una significativa presenza italiana in Brasile (oltre 600 imprese con più di 115 mila addetti) e in Cina  (923 affiliate che impiegano più di 100 mila addetti).

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