Fisco e norme

IMU Service Tax CIG ed esodati

IMU, Service Tax, CIG ed esodati

Il CdM settimanale svoltosi il 28 agosto 2013 ha approvato un Decreto Legge recante disposizioni urgenti in materia di IMU e Cassa Integrazione Guadagni intervenendo in particolare su quattro filoni: oltre all’IMU e alla CIG, anche su Esodati e Piano casa a favore delle categorie disagiate. In arrivo anche la nuova tassa comunale sostitutiva di IMU e Tares: la Service Tax.

Un rifinanziamento di 500 milioni di euro per la Cassa Integrazione Guadagni in aggiunto al miliardo già stanziato a maggio; un intervento di sostegno ai 6.500 “licenziati individuali” che ora si trovano senza pensione né lavoro; un intervento di sostegno alle famiglie per i mutui e gli affitti; abolizione dell’IMU ed entrata in vigore della “service tax”. Questi sono i provvedimenti…

approvati dal Consiglio dei Ministri  su proposta del presidente del Consiglio, Enrico Letta, e dei Ministri dell’Interno, Angelino Alfano, dell’Economia e Finanze, Fabrizio Saccomanni, del Lavoro e delle Politiche sociali, Enrico Giovannini, delle Infrastrutture e dei Trasporti, Maurizio Lupi, delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Nunzia De Girolamo, e degli Affari regionali e Autonomie, Graziano Delrio.

Come la proverbiale coperta, che se la si tira da una parte si resta scoperti dall’altra, così accade anche per le tasse. Nonostante le rassicurazioni governative, che ribadiscono come l’abolizione dell’IMU non comporterà l’aumento delle tasse, in realtà nello stesso decreto già si parla dell’avvio di una nuova tassa locale in sostituzione delle entrate dell’ultima abolita. Non dovrebbe – spiegano i Ministri – portare all’aumento della tassazione complessiva ma intanto la nuova tassa va a sommarsi all’alto numero di tasse comunali – che in realtà sono proprio quelle che più penalizzano imprese e cittadini in generale.
La “Service Tax” entrerà in vigore dal 2014 e rappresenta un modello di tassazione comunale basata sui principi del federalismo fiscale già sanciti dalla scorsa legislatura.
Si tratta di un’imposta sui servizi comunali e sostituirà la Tares (Tassa rifiuti e servizi). Riscossa direttamente dai Comuni, essa è costituita dalla componente Tari (gestione dei rifiuti urbani) e dalla componente Tasi (copertura dei servizi indivisibili).
La Tari sarà dovuta “da chi occupa, a qualunque titolo, locali o aree suscettibili di produrre rifiuti urbani”. Come spiegano dal Governo, “le aliquote, commisurate alla superficie, saranno parametrate dal Comune con ampia flessibilità ma comunque nel rispetto del principio comunitario ‘chi inquina paga’ e in misura tale da garantire la copertura integrale del servizio”.
La Tasi sarà a carico di chi occupa fabbricati e spetterà al Comune di appartenenza scegliere come base imponibile o la superficie o la rendita catastale. Questa parte di tassa sarà a carico sia del proprietario (in quanto i beni e servizi pubblici locali concorrono a determinare il valore commerciale dell’immobile) che dell’occupante (in quanto fruisce dei beni e servizi locali).
L’autonomia concessa ai Comuni nella fissazione delle aliquote sarà fortunatamente limitata verso l’alto per evitare di accrescere la capacità fiscale e quindi il carico sui contribuenti, “applicando aliquote massime complessive”.

Piano casa per famiglie disagiate

Per categorie svantaggiate si intendono quelle composte da disoccupati, pensionati o immigrati. A queste, tradizionali, si aggiungono oggi anche quelle composte da studenti, giovani coppie, genitori separati, famiglie monoreddito e lavoratori atipici. Tutti casi che hanno portato alla luce una nuova emergenza abitativa e dunque alla necessità di alloggi in affitto a un canone moderato. Per venire incontro a tali esigenze, il Decreto ha messo in campo alcuni provvedimenti che stanziano risorse economiche particolari, ovvero:

–    200 milioni di euro in fondi di sostegno
Attraverso il rifinanziamento di fondi già esistenti e la creazione di un nuovo fondo presso il Ministero delle Infrastrutture, vengono destinati 200 milioni di euro per rendere più sostenibili gli oneri del mutuo e della locazione della abitazione

–    40 milioni al Fondo per la sospensione per 18 mesi delle rate di mutuo
Le famiglie più povere indebitate hanno un servizio del debito per il mutuo sulla casa di residenza superiore al 30 per cento del reddito. L’obiettivo è sostenere le famiglie in difficoltà per il pagamento della rata del mutuo, attraverso il rifinanziamento del Fondo di solidarietà per i mutui per l’acquisto della prima casa.
Il titolare di un mutuo sulla prima casa non superiore a 250.000 euro e con indicatore ISEE non superiore a 30.000 euro, in caso di perdita del lavoro o dell’insorgere di condizioni gravi di non autosufficienza o handicap, può chiedere alla banca la sospensione del pagamento delle rate per un periodo massimo di 18 mesi. Il Fondo gestito dalla CONSAP rimborserà alle banche gli oneri finanziari corrispondenti alla quota interessi delle rate per le quali ha effetto la sospensione del pagamento.

–     60 milioni al Fondo di garanzia (DL n. 112/2008) per i mutui a favore dei giovani (coppie, nuclei monogenitoriali con figli minori, lavoratori atipici)
Anche i lavoratori atipici potranno usufruire del Fondo di garanzia per l’accesso al credito per l’acquisto della prima casa da parte di giovani coppie o di nuclei familiari monogenitoriali con figli minori permette agli under 35 con un reddito ISEE complessivo non superiore a 35.000 euro di chiedere un mutuo sino a 200.000 euro, garantito dal Fondo per il 50% della quota capitale.
La significativa novità di questo provvedimento è l’inserimento tra i beneficiari del Fondo dei lavoratori atipici.  L’obiettivo è evitare che il mero fatto di avere un contratto non a tempo indeterminato – dato prevalente tra i più giovani – limiti l’accesso al credito.

–    60 milioni al Fondo che eroga contributi integrativi per il pagamento dei canoni di locazione
Il Fondo nazionale di sostegno per l’accesso alle case  in locazione interviene a sostegno al reddito dei soggetti che, pur in possesso dei requisiti per l’accesso al sistema dell’edilizia residenziale pubblica, devono rivolgersi al libero mercato. Il mercato delle locazioni nel 2012 ha registrato un crollo del 30% dei contratti, quindi bisogna favorire l’accesso alle abitazioni in locazione per i ceti meno abbienti. Le risorse del Fondo si sono azzerate nel 2012 e nel 2013, ma questo  strumento è indispensabile per affrontare il fenomeno del grave disagio economico che sfocia nella cosiddetta “morosità incolpevole”.

–    40 milioni al Fondo di copertura della morosità incolpevole
Questo nuovo fondo, istituito presso il Ministero delle infrastrutture e dei Trasporti, nasce dalla constatazione dell’aumento dei provvedimenti di sfratto, di cui oltre il 90 per cento riguarda famiglie che non pagano l’affitto a causa di difficoltà temporanee per varie cause: perdita del lavoro, messa in mobilità o in cassa integrazione, chiusura dell’attività, malattia grave, infortunio o decesso di un componente della famiglia.

Inoltre, la Cassa Depositi e Prestiti mette a disposizione delle banche oltre 2 miliardi di euro per l’erogazione di nuovi mutui per l’acquisto della abitazione principale.
Considerando che tra il 2006 e il 2011 il volume dei mutui ipotecari era di 55 miliardi di euro annui, valore che nel 2012 è sceso a 26 miliardi di euro principalmente a causa della debolezza delle prospettive occupazionali e di reddito dei possibili mutuatari, obiettivo del Governo è favorire, attraverso questa garanzia data alla banche, la ripresa del credito per l’acquisto della prima casa.

Il Governo ha prorogato di 3 anni il pagamento dell’imposta di registro ridotta all’1% (invece dell’8%) alle imprese che hanno acquistato un bene immobile. Ciò in quanto la crisi economico finanziaria degli ultimi anni ha colpito in maniera sensibile le piccole e medie imprese operanti nell’edilizia che spesso hanno dovuto rallentare i propri piani di investimento. Con particolare riferimento al settore dell’edilizia residenziale pubblica, l’equilibrio economico finanziario degli investimenti realizzati dalle imprese si regge su agevolazioni fiscali e finanziarie previste da norme di tutela e promozione dell’accesso alla casa. L’obiettivo è mantenere tali benefici fiscali al fine di completare gli investimenti in corso.  
Le imprese che hanno acquistato un bene immobile (terreno edificabile o edificato), situato in area compresa in piani urbanistici diretti all’attuazione di programmi di edilizia residenziale pubblica, usufruiscono dell’agevolazione dell’imposta di registro ridotta all’1%, al posto della misura ordinaria dell’8%, se concludono l’intervento edilizio entro 11 anni dall’atto di acquisto del bene.

Chi non deve pagare più l’IMU

La seconda rata 2013 dell’IMU non dovrà essere più versata e a partire dal 2014 questa imposta cesserà di esistere. Ma non per tutti. Riportiamo di seguito quanto reso noto dal Governo:
–          Fabbricati costruiti e non ancora venduti o concessi in locazione
Vengono esclusi dall’imposta municipale propria i fabbricati costruiti e destinati dall’impresa costruttrice alla vendita se non locati o venduti entro tre anni dalla ultimazione dei lavori. La proposta è finalizzata a svincolare una parte di risorse delle imprese, quantificate in circa 38 milioni di euro l’anno, destinate ora al pagamento dell’IMU, permettendone un utilizzo “produttivo” per effettuare nuovi investimenti con ricadute positive sul sistema produttivo.
–          Immobili di edilizia popolare
Vengono assimilati al trattamento IMU prima casa gli alloggi degli Istituti autonomi case popolari e quelli delle cooperative edilizie a proprietà indivisa, adibite ad abitazione principale dei soci assegnatari: si liberano circa 60 milioni di euro.
–          Immobili di edilizia sociale
Dal 1° gennaio 2014 trattamento IMU prima casa anche per gli alloggi sociali (alloggi realizzati o recuperati da operatori pubblici o privati destinati prevalentemente alla locazione per individui e nuclei familiari svantaggiati). Tale incentivo attiva gli investimenti in alloggi sociali tramite le risorse attualmente disponibili presso il Fondo Investimenti per l’Abitare (FIA), fondo immobiliare riservato a investitori qualificati promosso e gestito dalla SGR di Cassa Depositi e Prestiti con lo scopo di incrementare l’offerta abitativa in alloggi sociali, che attualmente ha una disponibilità di circa 2 miliardi di euro, in grado di attivare ulteriori investimenti per altri 2 miliardi, con importanti ricadute anche dal punto di vista occupazionale.

Il parere della CISL

Uno dei principali sindacati italiani, a seguito del Decreto Legge approvato dal Consiglio dei Ministri ha inviato alla nostra redazione una nota con la dichiarazione del proprio segretario. Si tratta della Cisl, il cui segretario confederale, Maurizio Petriccioli, così commenta le misure appena approvate dal Governo: “salvaguardare con le vecchie regole pensionistiche altri 6.500 lavoratori è una notizia positiva, ma non risolve in modo strutturale il problema dell’accesso alla pensione degli esodati e degli autorizzati ai versamenti volontari i quali sono molto più numerosi per stessa ammissione del Ministro del lavoro e dell’INPS e che ormai da due anni sono in attesa di conoscere il proprio destino. Lo stillicidio di provvedimenti non fa che aumentare la preoccupazione oltre che complicare enormemente le regole. È necessario arrivare il prima possibile ad una soluzione definitiva che, senza compromettere gli equilibri di finanza pubblica, utilizzi anche meccanismi di flessibilità in uscita in grado di restituire alla persona la libertà di scegliere il momento in cui andare in pensione in relazione all’usura causata dalla propria storia lavorativa. Su questi temi si ragiona da tempo ma non ci sono ancora proposte concrete da parte del Governo”.
Il segretario della CISL ha concluso la sua nota chiedendo che il Ministro del lavoro “convochi con urgenza le parti sociali per trovare soluzioni sul capitolo della previdenza: dagli esodati, alla flessibilità in uscita, alle pensioni d’oro”.  

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