Made in Italy

Settore enogastronomico: le opportunità del Made in Italy

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Settore enogastronomico: le opportunità del Made in Italy

Il Made in Italy è ormai più di un marchio di prestigio: è un simbolo di eccellenza. Il valore delle produzioni italiane, la loro alta qualità, è ormai riconosciuto a livello internazionale: tra le tante, eccellono in particolare quelle enogastronomiche che offrono anche tante opportunità di lavoro per i nostri giovani

Puntare sulla formazione per affrontare le sfide internazionali. Sono le parole della Ministra De Girolamo, pronunciate in occasione del convegno “La formazione enogastronomica nel panorama nazionale ed internazionale”, organizzato alla Città del Gusto di Roma per i 10 anni dalla nascita delle scuole di formazione del Gambero Rosso.

Nel suo intervento nelle vesti di Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Nunzia De Girolamo ha fatto il punto sulla situazione del Made in Italy enogastronomico, spiegando tra l’altro che, pur essendo noti in tutto il mondo per l’altissima qualità delle nostre produzioni, non ce ne dimostriamo consapevoli; anzi forse non siamo consapevoli neppure delle opportunità imprenditoriali e lavorative che questo settore offre.

Di seguito riportiamo uno stralcio del discorso della Ministra De Girolamo che offre uno scorcio delle iniziative a disposizione dei giovani in questo settore:

Ministra De Girolamo“Siamo il Paese del cibo e del vino, del Gusto e della Bellezza, ma non ne siamo consapevoli. Per questo penso che le attività di formazione siano fondamentali per il comparto agroalimentare. Per comunicare e vendere le nostre eccellenze bisogna conoscerle profondamente e attraverso un percorso formativo possiamo centrare questo obiettivo. Si tratta di un’opportunità importante di aggiornamento e specializzazione per chi è già operativo e una straordinaria occasione per i giovani.

“Sono tanti i giovani che si approcciano al mondo dell’agroalimentare per cercare uno sbocco professionale. Quella generazione di trentenni a cui sono stati tolti i sogni in cambio di precariato e stage gratuiti. Per loro sto mettendo a punto un pacchetto di misure, di concerto con Ismea, che vanno ad aggiungersi a quanto abbiamo ottenuto nella nuova Pac, ovvero la maggiorazione del 25% degli aiuti diretti per aziende under 40.

“Oltre all’emergenza occupazione giovanile, per il comparto agroalimentare emergono almeno altre tre sfide decisive: semplificazione, accesso al credito e sostegno alle esportazioni. Sul primo fronte siamo al lavoro e mi auguro di poter presentare al Consiglio dei Ministri già nelle prossime settimane un pacchetto di misure che taglia la burocrazia inutile. È un nostro dovere indifferibile liberare le aziende da questo giogo che le opprime, le rende meno competitive e sottrae tanto, troppo tempo alla produzione.

“Per contrastare la stretta del credito, mi aspetto un’inversione di tendenza nell’atteggiamento delle banche. Nascono per fare credito, sono fondamentali anche per ridare fiducia, per poter sostenere lo sviluppo di questo Paese, ma in questo momento non danno l’adeguato supporto al nostro comparto. Mi chiedo: ma se non diamo credito a chi produce le eccellenze del Made in Italy, su quale azienda vogliamo investire? E se le aziende già avviate trovano difficoltà ad avere finanziamenti e fidi dalle banche, per i giovani avere un sostegno al di fuori della famiglia è quasi un’utopia. Porterò la questione in Consiglio dei Ministri quanto prima, perché non c’è più tempo da perdere.

“Sul fronte export lo Stato deve fare la sua parte, stando vicino alle aziende, stimolando anche la creazione di percorsi formativi che preparino professionisti competenti, che sappiano rappresentare al meglio l’Italia. Attraverso l’agroalimentare di qualità dobbiamo importare persone, turisti, ed esportare cose, il nostro ampio paniere di prodotti dal vino all’olio extravergine d’oliva, dalla pizza ai formaggi. Sono orgogliosa di quanto stiamo facendo e del fatto che quest’anno batteremo ogni record con più di 34 miliardi di euro di esportazioni in tutto il mondo. Ma abbiamo margini di crescita che non sono quantificabili. Possiamo infatti fare ancora di meglio, al buono dobbiamo saper unire il bello, puntando anche sulla cura del packaging per conquistare i consumatori internazionali. Anche Expo dovrà essere un momento fondamentale per mettere in vetrina il meglio delle nostre produzioni e fare sistema, fare sì che le aziende imparino a stare insieme, perché solo così avranno un peso più importante all’estero”.
 

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