Fisco e norme

I prossimi investimenti del Governo

Enrico-Letta

I prossimi investimenti del Governo

Priorità alla crescita e all’occupazione. Questi gli obiettivi governativi, le misure per raggiungerli: implementazione della spending review, riduzione del carico fiscale sulle famiglie e sulle imprese, a partire dal famigerato “cuneo”

Con il suo 30° consiglio dei ministri, il Governo ha dato il via ai disegni di legge sul bilancio annuale e pluriennale dello stato, la cosiddetta Legge di Stabilità 2014 e il bilancio per il triennio 2014-2016.

L’imposizione fiscale a carico delle imprese è troppo alta, questo è risaputo, e in questi anni di crisi economica ciò comporta la chiusura di tante, troppe aziende, e la messa in strada di tanti, troppi lavoratori. Ridurre la pressione fiscale è quindi quasi un obbligo per gli attuali governanti ma dove prendere i soldi che servono a mandare avanti la “macchina Italia”? La spending-review ha provocato ulteriori problemi e dunque va rivisitata: questo ha deciso di fare il Governo Letta il quale ha detto di dire basta ai tagli selvaggi, che vanno sostituiti con tagli razionali. Dunque basta ai tagli alla spesa in conto capitale rispetto alla spesa di quelli in conto corrente. Lo scopo è quello di “aumentare le risorse finanziarie per effettuare investimenti, sostenendo anche così le potenzialità di crescita di cui si registrano da qualche tempo i segnali”, come viene affermato in una nota.
Inoltre, con i provvedimenti approvati dal Governo, vengono destinate risorse per le politiche sociali adeguate a sostenere le fasce più deboli della popolazione e aiutarle ad affrontare gli effetti della prolungata crisi, che tuttora si avvertono.

In particolare, la Legge di Stabilità prevede interventi per 27,3 miliardi di euro nel triennio 2014-2016, di cui 11,6 nel solo 2014, così suddivisi:
•    14,6 miliardi nel triennio per sgravi fiscali (rispettivamente 9 per le famiglie e 5,6 per le imprese); i 3,7 miliardi del 2014 sono destinati per 2,5 miliardi alle famiglie (1,5 riguardano l’Irpef) e per 1,2 miliardi alle imprese;
•    11,2 miliardi nel triennio per azioni sociali, progetti di investimento, impegni internazionali, di cui 6,2 in conto capitale; per il 2014 si prevedono 6,4 miliardi;
•    1,5 miliardi per investimenti a livello locale e la restituzione di debiti commerciali di parte capitale.
 
Secondo il Governo, tali interventi consentiranno di rispettare l’impegno di contenere il deficit nell’ambito degli obiettivi comunitari e invertire la tendenza del debito pubblico. Come? Per coprire gli interventi programmati nel 2014 che producono minore gettito o maggiori spese, le risorse si troveranno così: 3,5 miliardi da tagli alle spese; 1,9 miliardi da interventi fiscali privi di effetti depressivi sull’economia; 3,2 miliardi da dismissioni, rivalutazioni, cespiti e partecipazioni, trattamento perdite.
La differenza tra il costo degli interventi e le risorse così reperite permetterà di raggiungere il deficit programmato (pari al 2,5% del PIL, superiore quindi di 0,2 punti percentuali rispetto al tendenziale registrato dal Documento di economia e finanza dell’aprile 2013).

Dal consiglio dei Ministri emerge un velato ottimismo: i suoi componenti ritengono infatti che nel corso dei prossimi mesi il bilancio dello Stato potrà registrare ulteriori introiti, anche se ancora non si può conoscere il loro ammontare e quindi contabilizzati.
Ad esempio, i provvedimenti per il rientro dall’estero di capitali italiani potrà generare un nuovo gettito per le casse statali, nuovo gettito “da destinare agli obiettivi principali del Governo, tra i quali certamente la riduzione della pressione fiscale”.

Secondo la nota governativa, la Legge di Stabilità interesserà 5 macro aree, che vengono elencate di seguito, con i rispettivi interventi:

1-    INTERVENTI PER PERSONE, FAMIGLIE E SOCIETÀ
•    Riduzione dell’Irpef per i lavoratori
•    Disposizioni in favore degli esodati
•    Rifinanziamento della Cassa Integrazione Guadagni
•    Nuove misure contro la povertà
•    5 x 1000
•    Fondo per le politiche sociali
•    Fondo per la non autosufficienza
•    Finanziamento del Fondo per le Università
•    Potenziamento della Protezione Civile e Piano per la difesa del suolo
 
2-    INTERVENTI PER LE IMPRESE
•    Riduzione del costo del lavoro per le imprese
•    Detrazione dell’Irap per i nuovi assunti
•    Potenziamento dell’ACE (Aiuto alla Crescita Economica)
•    Rivalutazione dei beni di impresa e delle partecipazioni
•    Incremento del Fondo di garanzia per le PMI
•    Incremento del Fondo di sviluppo e coesione
•    Stop all’aumento IVA per le imprese sociali
•    Rifinanziamento del Fondo per i contratti di sviluppo
•    Rifinanziamento del Fondo per la crescita sostenibile
 
3-    INVESTIMENTI
•    Allentamento dei vincoli del Patto di Stabilità per i Comuni
•    Completamento del sistema MOSE di Venezia
•    Fondi ANAS per le Infrastrutture e Salerno-Reggio Calabria
•    Manutenzione straordinaria delle Ferrovie e velocizzazione del Corridoio Adriatico
•    Ricostruzione dell’Aquila
•    Trasporto pubblico locale
•    Ecobonus e ristrutturazioni edilizie
 
4-    LA NUOVA SERVICE TAX
Con la Legge di Stabilità 2013 arriva il riordino del sistema di tassazione locale che pone l’Italia in linea con gli standard europei. Per l’abitazione principale, al posto di IMU e TARES si istituisce una tassa sui servizi municipali il cui gettito andrà interamente ai Comuni.
La nuova Service Tax avrà due gambe:
•    La tassa che serve a coprire i costi del servizio di raccolta rifiuti. È calcolata in base ai metri quadrati o sull’effettiva quantità di rifiuti conferita nel caso dei comuni in grado di misurarla. La versa chi occupa l’immobile.
•    La tassa sui servizi indivisibili offerti dai comuni. È calcolata sul valore catastale ed è pagata dai proprietari e per una piccola quota, tra il 10 e il 30%, anche da chi la occupa.
La Service Tax è piena autonomia: una tassa locale pagata ai Comuni per pagare i servizi dei Comuni.

5-    IL COFINANZIAMENTO DEI FONDI STRUTTURALI EUROPEI 2014-2020
 La Legge di Stabilità stanzia significative risorse per il nuovo ciclo di programmazione dei Fondi europei e nazionali per le politiche di coesione territoriale, impegnando il governo a fare la propria parte per i prossimi anni in modo strutturato con il concorso di Ue e regioni. In particolare, si stanziano: 
•    24 miliardi di euro di quota di compartecipazione nazionale (che si aggiungono ai quasi 30 miliardi di fondi strutturali UE);
•    ulteriori 55 miliardi per il Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (ex Fondo Fas), di cui l’80% in favore del Mezzogiorno.
In totale si arriva quindi a circa 110 miliardi di euro nei prossimi sette anni per le politiche di coesione territoriale.

Questi sono gli elementi principali dei DdL emanati dal Governo, che prevede un calo della pressione fiscale – nell’arco del triennio – dal 44,3% al 43,3%. A partire dalla fine dell’anno presente si provvederà a fare delle privatizzazioni per raggiungere lo scopo, ma ora la palla spetta al Parlamento che dovrà trasformare i Disegni in Legge, con eventuali modifiche.

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