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In quale regione italiana si trova lavoro

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In quale regione italiana si trova lavoro

Qual è la regione migliore per lavorare? Manageritalia svela dove è più facile trovare occupazione. Trentino Alto Adige per tutti,  Lombardia per i manager. In Valle d’Aosta la disoccupazione maschile è più alta di quella femminile

Dimmi dove vivi e ti dirò se lavori. Che occupazione e disoccupazione abbiano nel nostro paese una geografia ben precisa, non è una novità. Di nuovo c’è che la crisi ha ormai spalmato i propri effetti negativi su tutto il territorio, senza troppe eccezioni, ma ha anche allargato il divario tra nord e sud.

 

A metterlo nero su bianco ci ha pensato questa volta il rapporto di Manageritalia, la federazione che riunisce a livello nazionale dirigenti, quadri e professional nei settori del commercio, trasporti, servizi, terziario. Rielaborando i dati Istat 2012 sull’occupazione, Manageritalia ha disegnato una mappa precisa delle regioni d’Italia “migliori” per lavorare. Con tante conferme, qualche smentita e persino dati inattesi.

Partiamo dalle conferme. Trovare lavoro in Calabria è quattro volte più difficile che in Trentino Alto Adige: qui la disoccupazione è al 5,1 percento, la più bassa d’Italia. Seguono, tra le regioni più virtuose, Veneto (6,6 per cento), Friuli Venezia Giulia (6,8), Valle D’Aosta , Emilia Romagna (entrambe 7,1), Lombardia (7,5). In testa a questa poco gratificante classifica stanno, invece, Calabria e Campania dove la disoccupazione raggiunge quota 19,3 percento. Fanno poco peggio Sicilia (18,6) e Sardegna (15,9). Una forbice, quella tra gli estremi del Paese, che si allarga quando si scorrono i numeri che riguardano i giovani tra i 15 e i 24 anni. Su dieci ragazzi, a Bolzano solo uno è senza impiego, a Crotone in media non ne lavorano sette.
Dall’indagine viene anche fuori che tra le province settentrionali quella con più disoccupati è La Spezia con un tasso dell’8,8 percento, mentre quella meridionale che conta, si fa per dire, la “migliore” performance è Isernia (8,1 percento).
Dobbiamo, invece, andare in Valle d’Aosta per registrare un dato piuttosto singolare. Questa regione ha infatti più disoccupati tra gli uomini che tra le donne: 7,3 contro 7 percento. Una piccola distanza che rappresenta, però, una novità nel rapporto tra i due sessi. Non significa ovviamente che l’occupazione femminile sia maggiore di quella maschile, ma che qui il sistema di welfare e le politiche a sostegno del lavoro rosa stanno funzionando, consentendo alle lavoratrici di tenere il passo anche in un momento di generale contrazione del mercato.

E veniamo alle smentite. Stanno perdendo colpi anche territori tradizionalmente “forti”, primo tra tutti il Piemonte. La regione dell’automobile e dell’industria pesante è al decimo posto su venti per disoccupazione (9,2 percento). E la provincia di Torino è oramai lontana anni luce dai tempi in cui la Fiat richiamava lavoratori da tutta Italia. Nel capoluogo piemontese la disoccupazione è infatti al 9,8, peggio che nel resto della regione. Il caso piemontese – dove la crisi dell’industria automobilistica si è trascinata dietro anche le aziende che operavano nell’indotto – mostra bene il rapporto di interdipendenza tra imprese dello stesso territorio e tra ciascuna impresa e il territorio che la ospita. Lo spiega Guido Carella, presidente Manageritalia: “il successo di una azienda non dipende solo dalle sue qualità, ma anche dall’ecosistema economico e sociale nel quale è inserita. Le aree che si  popolano di lavoratori qualificati e imprese innovative ne attirano altre, come api sul miele”. Insomma una sorta di effetto domino, nel bene e nel male.

Tutt’altro discorso per i manager. Chi mira a una posizione di vertice farebbe bene a puntare sulla Lombardia. È lì che si trova il maggior numero di dirigenti in proporzione agli occupati: ogni cento dipendenti c’è oltre un manager e mezzo. A seguire, Lazio e Piemonte. Le figure apicali scarseggiano invece in Basilicata, Sardegna e Calabria. Qui accedere alla stanza dei bottoni è un fatto più unico che raro. In ogni caso, come spiega Mario Mantovani, vicepresidente di Manageritalia: “negli ultimi anni registriamo un aumento della donne manager. La loro presenza aumenta in proporzione maggiore rispetto a quella maschile”. Qualche motivo per tirare un po’ il fiato.

Egilde Verì

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