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Imprese e lavoratori: la nuova mappa italiana

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Imprese e lavoratori: la nuova mappa italiana

Stavolta l’Istat elabora ed analizza i dati incrociati dell’imprenditoria e dell’occupazione italiana per delineare la nuova mappa territoriale del sistema produttivo italiano. Diverse le sorprese

Dove ci sono più opportunità di lavoro? Nella provincia autonoma di Bolzano, in Valle d’Aosta, nella Provincia autonoma di Trento, in Lombardia e in Emilia Romagna. Dove hanno chiuso più industrie negli ultimi dieci anni? In Lombardia, in Veneto, in Piemonte, in Molise e in Basilicata. Dove ci sono più commercianti? In Lombardia, nel Lazio, in Veneto e in Campania.

 

La fotografia scattata dall’Istat fa rilevare anche i luoghi in cui ci sono più dipendenti: gli operai, ad esempio, si trovano soprattutto al Sud (63,3% sul totale dei dipendenti) e nelle Isole (58,3%). Nel Nord-ovest – sorpresa sorpresa – la situazione è opposta, ci sono ben pochi operai. Stessa cosa per quanto riguarda il Centro. Nel Nord Ovest si registrano invece le più alti concentrazioni di dirigenti e quadri: significherà che si fa più rapidamente e facilmente carriera? Di sicuro significa che si guadagna di più.

Vediamo le scelte delle aziende per quanto riguarda il personale: i dipendenti hanno un’età compresa tra i 30 e i 49 anni. Si tratta di 6,9 milioni di dipendenti, pari al 60,8% di tutti i lavoratori dipendenti), ciò significa che ultimamente sono pochi gli assunti in età giovane. Infatti i 15-29enni sono solo il 18,9% degli occupati e si trovano quasi tutti al Sud e nelle Isole. Probabilmente il dato è da collegare al fatto che nelle stesse aree geografiche ci sono più operai e, collegando ulteriormente il dato al fattore del titolo di studio e della formazione qualificata, riusciamo a spiegarci perché i quadri e i dirigenti si trovano al Nord.

L’Istat ha approfondito la situazione fino alle unità locali – tra imprese, istituzioni pubbliche e istituzioni del non profit che danno lavoro – fino al livello comunale. Complessivamente, le imprese, le istituzioni pubbliche e le istituzioni non profit si articolano sul territorio in 5.219.069 unità locali, che danno origine a 19.946.950 posti di lavoro (addetti indipendenti e dipendenti). 

Le unità locali del sistema delle imprese sono 4.775.856 (pari al 91,5% del totale), quelle delle istituzioni non profit sono 347.602 (pari al 6,7%) e quelle delle istituzioni pubbliche 95.611 (solo l’1,8%).

 

L’andamento dell’occupazione dal 2001

Rispetto al censimento del 2001, l’incremento percentuale più significativo a livello regionale si registra nelle province autonome di Trento (+15,3%) e Bolzano (+15,3%), seguite da Lazio (+10,3%), Valle d’Aosta (+8,8%) e Sicilia (+7,1%). Il Molise (-4,9%), la Basilicata (-4,1%), il Piemonte (-2,8%) e il Friuli-Venezia Giulia (-2,5%) sono le uniche realtà regionali a presentare un calo del numero complessivo di addetti. 

Se si considera l’andamento dell’occupazione nei singoli settori istituzionali, tra i due censimenti si rileva un incremento di addetti alle unità locali delle imprese a livello nazionale (+4,5%) e per gran parte delle regioni, tranne nelle quattro regioni dove si è registrata una diminuzione complessiva del numero di addetti. Nel settore pubblico gli addetti subiscono un calo diffuso in tutte le regioni, ad eccezione delle province autonome di Trento (+9,1%) e Bolzano (+14,8%). Il non profit si conferma il settore più dinamico, con un aumento dell’occupazione in tutte le realtà regionali.

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Nel 2011, nella provincia di Milano è occupato il maggior numero di addetti alle unità locali di imprese, istituzioni pubbliche e non profit (1 milione 572 mila, pari al 7,9% degli addetti italiani, seguita a breve distanza dalla provincia di Roma (1 milione 352 mila addetti pari al 7,7% del totale nazionale). Le province di Torino, Napoli e Brescia si attestano rispettivamente in terza, quarta e quinta posizione. Tale graduatoria conferma quella del censimento 2001.

La graduatoria degli incrementi complessivi degli addetti a livello provinciale è guidata da Rimini (+13,1%), seguita da Latina (+12,3%), Roma (+11,9%), Ragusa e Palermo (entrambe con un incremento pari al 10,3%). 

Considerando le peculiarità dei diversi settori istituzionali,  la crescita maggiore di addetti alle unità locali delle imprese si registra in quattro province del Sud: Crotone (+20,3%), Reggio di Calabria (+20,1%), Ragusa e Catania (entrambe con +20%); seguono Roma (+18,3%), Catanzaro (+17,7%) e Latina (+16,5%). Complessivamente sono 53 le province che presentano un incremento del numero di addetti alle unità locali delle imprese superiore all’incremento medio nazionale (pari a +4,5%), per 26 province l’incremento è più del doppio di quello medio nazionale. 

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Gli addetti alle unità locali delle istituzioni pubbliche diminuiscono in quasi tutte le province, ad eccezione di Aosta, Ogliastra, Olbia Tempio, Rimini, Modena, Siena e Pisa. Lo sviluppo del settore non profit si conferma diffuso su tutto il territorio, tanto che soltanto otto province su 110 presentano un andamento negativo del numero di addetti impiegati nelle unità locali. Le province con l’incremento di addetti più elevato nel settore sono Carbonia Iglesias (+169,8%), Lodi (+167,2%), Biella (+130,8%), Mantova (+127,5%), Avellino (+107,9%) e Sondrio (+102,7%).

La presenza di dati a livello di unità locale consente anche di analizzare in che misura l’occupazione incide sui cittadini dei territori in cui sono svolte le attività economiche. Rapportando il numero complessivo di addetti delle unità locali alla popolazione residente delle regioni, la provincia autonoma di Bolzano presenta il rapporto più elevato (47 addetti per 100 abitanti), seguita da Valle d’Aosta (44), provincia autonoma di Trento (43), Lombardia e Emilia Romagna (entrambe con 41 addetti). Nelle restanti regioni del Nord e del Centro il valore del rapporto è superiore alla media nazionale (pari a 34 addetti) in tutte le realtà del Sud i valori sono inferiori.

Il rapporto è di 28 addetti su 100 residenti per le imprese, cinque addetti nelle istituzioni pubbliche e 1 addetto nelle istituzioni non profit (medie nazionali). La provincia autonoma di Bolzano, la Lombardia e l’Emilia-Romagna presentano i valori più elevati per le imprese; Bolzano, Valle d’Aosta e Trento quelli più elevati nella pubblica amministrazione, mentre i rapporto più elevati nel non profit sono stati rilevati a Trento, oltre che in Valle d’Aosta e Lombardia. 

Rapportando gli addetti delle unità locali alla popolazione residente nelle province, è sempre Milano a collocarsi al primo posto con oltre 50 addetti per 100 residenti, mentre Roma scende al 26° posto con 38 addetti. Valori significativamente superiori alla media nazionale (con più di 40 addetti per 100 residenti) si individuano nella maggior parte delle province dell’Emilia-Romagna (Bologna, Parma, Modena, Reggio nell’Emilia, Rimini, Forlì Cesena) e nelle province di Aosta, Firenze (prima provincia per il Centro Italia), Trento, Padova, Vicenza e Belluno. La prima provincia del Sud in termini di addetti per 100 abitanti è Teramo (al 57° posto della graduatoria provinciale, con 33 addetti per 100 abitanti), seguita da Chieti, Pescara, L’Aquila, Olbia Tempio e Bari (con valori compresi tra 32,4 e 27,9 addetti per 100 abitanti).

Le province di Milano, Bologna, Prato e Parma presentano il rapporto sulla popolazione più elevato considerando gli addetti alle unità locali delle imprese; le province di Aosta, Trieste, e Ogliastra il rapporto più alto considerando l’occupazione della pubblica amministrazione; in tale settore valori superiori alla media nazionale si individuano anche nella quasi totalità delle province della Sicilia e della Sardegna. Le province di Carbonia Iglesias, Biella, Trento, Cremona e Brescia registrano infine il rapporto sulla popolazione più elevato per il settore non profit. 

Considerando i volontari impiegati nel settore non profit, è la provincia di Roma a presentare il bacino più ampio in termini assoluti (con circa 250 mila volontari, pari al 5,3% dei volontari italiani); seguita dalle province di Milano (212 mila) e Torino (180 mila). La graduatoria delle province cambia se si considera l’incidenza dei volontari sulla popolazione residente; in questo caso il valore più elevato si registra nelle provincie di Siena (1.824 per 10 mila abitanti), Belluno (1.776 per 10 mila abitanti) e Aosta (1.525 per 10 mila abitanti). 

 

Andamento dell’occupazione nei Comuni

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I dati a livello di unità locale disegnano anche la nuova mappa del territorio comunale con le sue caratteristiche economiche strutturali. A fronte di un aumento del 2,8% a livello nazionale, l’occupazione cresce del 4,5% nei comuni con oltre 250 mila abitanti, dell’1,1% nei piccoli comuni (meno di 10 mila abitanti), del 3,3% in quelli fra 10 mila e 50 mila abitanti, del 2,3% nei comuni  da 50 mila a 250 mila abitanti. Fra i grandi Comuni, gli incrementi più consistenti si osservano nel comune di Roma Capitale (+10,2%), Milano (+9,2%), Palermo (+8,1%) e Genova (+8,1%).

Approfondendo i dati a livello comunale, Roma presenta il maggior incremento in valore assoluto di addetti nel complesso delle unità locali (+111 mila rispetto al 2001), nelle unità locali delle imprese (+135 mila) e nelle unità locali delle istituzioni non profit (+11 mila). La Capitale è al primo posto nella graduatoria comunale anche per il calo più forte di addetti alle unità locali delle istituzioni pubbliche, settore in cui il comune di Bolzano presenta l’incremento maggiore (+2 mila). Sempre in termini di confronto rispetto al 2001, Bologna, terzo comune per incremento del numero di addetti delle istituzioni non profit, mostra invece la diminuzione più importante in termini di addetti totali e di addetti alle unità locali delle imprese. 

A Napoli si registra invece la diminuzione più ampia di addetti delle unità locali delle istituzioni non profit.

 

Orio al Serio, in provincia di Bergamo, è il primo comune italiano per numero di addetti rispetto alla popolazione: le unità locali presenti sul suo territorio offrono un rapporto di tre posti di lavoro per abitante. Seguono Pettoranello del Molise (Isernia), primo comune del Sud, e Assago. Il primo comune per i territori del Centro invece è Piedimonte San Germano, in provincia di Frosinone.

 

Occupazione nei settori produttivi

Il processo di riduzione della base produttiva industriale che ha riguardato il sistema economico italiano nell’ultimo decennio ha logicamente comportato un calo degli addetti.

mappa-addetti-provinciaIn valore assoluto, il calo degli addetti risulta particolarmente accentuato in Lombardia (-217.700 addetti impiegati nelle unità locali industriali), Veneto (-121.320) e Piemonte (-113.462). In termini relativi, anche la Valle d’Aosta (-25,7%), il Molise (-22,6%) e la Basilicata (-20,2%) presentano un decremento significativamente superiore alla media nazionale (-13,7%). 

Contestualmente, si afferma la progressiva terziarizzazione (il terziario è il comparto dei servizi) del sistema economico italiano con un aumento complessivo del 17,7% degli occupati delle unità locali delle imprese nel settore del Commercio (+18,1%) e degli Altri servizi (+17,2%). A livello regionale l’incremento più importante di addetti impiegati nelle unità locali con attività commerciale e con attività nei servizi si rileva in Lombardia (+334.298), Lazio (+225.888), Veneto (+148.278) e Campania (+130.092). 

 

Le qualifiche, il genere e le età dei dipendenti

Nel 9° Censimento dell’Industria e dei Servizi sono stati analizzate, per la prima volta, alcune caratteristiche dei lavoratori dipendenti  quali i caratteri demografici (genere, età, luogo di nascita) e la qualifica professionale, congiuntamente alle caratteristiche delle unità locali delle imprese presso cui lavorano. 

grafico-dipendentiCon riferimento alle imprese, dai risultati del Censimento del 2011 emerge che su un  totale di 11,3 milioni di lavoratori dipendenti, il 53,6% ha la qualifica di operaio (più di 6 milioni), il 36,9% di impiegato. Quote più basse si registrano per le qualifiche più alte, i Dirigenti rappresentano lo 0,98% e i Quadri il 3,71%.

La quota di operai sul totale dei dipendenti è più alta nel Sud e Isole (rispettivamente 63,3% e 58,3%) rispetto al dato nazionale (53,5%) mentre nel Nord-ovest si registrano le più alte concentrazioni di quadri (5%) e dirigenti (1,6%). 

I settori in cui si riscontrano le quote più consistenti  di quadri e dirigenti sono le Attività finanziarie (29,7% di quadri e 2,5% di dirigenti) e i Servizi di informazione (9,8% di quadri e 2,6% di dirigenti). La figura di Operaio ha un peso maggiore nelle Attività agricole manifatturiere e nelle Costruzioni (rispettivamente 80,3 e 73,3%), per un totale di 4,3 milioni di dipendenti, ben al di sopra del totale nazionale (38,7%). I settori dei Servizi di informazione e dell’Istruzione/Sanità mostrano la percentuale più alta di Impiegati.

I lavoratori dipendenti sono maschi nel 60,7% dei casi. La presenza femminile (in media pari al 38,9%) varia significativamente secondo la ripartizione territoriale, con valori maggiori al Nord e al Centro e valori più bassi al Sud e Isole (al Sud si ha il valore minimo, 32,8%). Anche il settore di attività economica influenza fortemente la presenza delle quote rosa, si passa da un minimo nelle Costruzioni (9,5 %) a un massimo nell’Istruzione/Sanità (77,8 %).

La maggioranza assoluta dei dipendenti (6,8 milioni, pari al 60,8%) ha un’età compresa tra i 30 e i 49 anni, seguono gli ultracinquantenni (19,9% dei lavoratori) e i lavoratori più giovani, 15-29enni (18,9%). Nelle ripartizioni meridionali lavora la quota maggiore di giovani tra i 15 e i 29 anni (20,6% nel Sud e 20,7% nelle Isole) rispetto alle altre ripartizioni territoriali (18,2% Nord-ovest, 19,1% Nord-est e 18% Centro).

Guardando i settori, la quota dei dipendenti under30 assume il valore massimo nelle Altre attività di Servizi (38,0% a livello nazionale) e il valore minimo nelle Attività finanziarie (9,5% a livello nazionale. I lavoratori dipendenti nati in Italia rappresentano l’87% del totale. Quelli nati all’estero (più di 1,4 milioni) provengono per il 68,8% da Paesi Extra Ue e per il 31,2% da quelli Ue. La distribuzione per settore di attività economica dei nati all’estero mostra interessanti differenze. La loro presenza è più rilevante nelle Attività Agricole manifatturiere (10,4%) e nelle Costruzioni (10,4%) mentre è trascurabile nelle Attività finanziarie (1,3%) dove gli occupati sono italiani nella quasi totalità dei casi.

Sul territorio, i lavoratori stranieri provenienti da paesi extra-Ue sono relativamente più numerosi al Centro-nord (9,7% Nord-ovest, 11,7% nel Nord-est, 8,6% nel Centro) rispetto alle ripartizioni meridionali (4,3% nel Sud, 2,8% nelle Isole).

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