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Rapporto nazionale Eurobarometro

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Rapporto nazionale Eurobarometro

L’Eurobarometro Standard è il sondaggio più importante condotto a livello europeo sulle opinioni dei cittadini UE riguardanti i principali temi di attualità ed è stato presentato il 13 febbraio a Roma presso la sede della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea, alla presenza del Vicepresidente Antonio Tajani

Hai fiducia nel futuro dell’UE? Per il 51% degli europei la risposta è sì, una risposta che indica la diffusione di un cauto ottimismo, ma per gli abitanti del nostro Paese non è ancora tempo di dimostrarsi ottimisti, visto che si dichiarano fiduciosi solo il 40% di essi. La crisi infatti continua a dominare il pensiero degli italiani.

 

Il rapporto dell’Eurobarometro Standard 80 riguardante l’Italia, appena reso noto, fa comprendere il motivo per cui il giudizio espresso dai nostri connazionali nei confronti dell’Unione Europea non sia positivo: esso viene influenzato dalla crisi sociale ed economica, e in particolare, a rappresentare il principale problema per gli italiani (49% degli intervistati), troviamo la 

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disoccupazione, seguita dalla situazione economica in generale (44%), dalla pressione fiscale (21%) e dall’inflazione (17%). Contrariamente alle voci che vengono diffuse invece l’euro resta un punto fermo ed ha la valutazione positiva ed il sostegno della maggioranza degli italiani (53%), addirittura più che del resto d’Europa (la media europea di apprezzamento dell’euromoneta è del 52%). La maggioranza degli italiani si è espressa a favore dell’UEM (Unione Economica e Monetaria). Anche la fiducia nella Banca Centrale Europea cresce, dal 28% al 31% degli italiani.

Il calo di fiducia è invece evidente rispetto alle istituzioni. Tutte. A livello regionale, nazionale ed europeo. 

Ma se la fiducia nella Commissione Europea passa dal 35% al 32% e quella nel Parlamento Europeo dal 41% al 36%, la fiducia nelle istituzioni UE resta comunque ben 3 volte più elevata di quella fiducia nei confronti delle istituzioni nazionali e regionali: il Governo italiano ed il Parlamento italiano suscitano entrambi la fiducia di appena il 10% del campione (in calo rispettivamente dal’11% e dal 12% dell’ultimo sondaggio); le autorità locali e regionali del 14% (in calo dal 15%). 

 

Sono le istituzioni sovranazionali a permettere di credere un po’ di più nel nostro futuro: gli italiani – sempre contrariamente alle estrinsecazioni populistiche – sono favorevoli all’approvazione preventiva dei bilanci nazionali da parte delle autorità europee in quanto – addirittura nel 66% dei casi – ritengono questa misura cardine della nuova Governance economica europea efficace per uscire dalla crisi. E lo ritengono in misura ben maggiore rispetto agli altri europei, dal momento che la media europea corrisponde al 58%.

 

Anche per quanto riguarda il primo pilastro dell’Unione bancaria europea, ovvero la supervisione centralizzata a livello UE delle banche, il sostegno degli italiani è altrettanto chiaro e netto: il 69% del campione italiano è a favore di tale misura, che trova d’altra parte il 70% di sostegno a livello UE, il 76% di consensi nell’eurozona, e il 61% di favorevoli anche tra i Paesi UE al di fuori dell’eurozona. Il 60% degli italiani vorrebbe però un Ministro delle finanze dell’Unione Europea, e si tratta di una delle percentuali più elevate nell’UE dove solo in Belgio (62%), Croazia (62%) e Lussemburgo (61%) si registra una media superiore di consensi.

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Sulle questioni di natura più prettamente finanziaria in discussione a livello UE, gli italiani mostrano un forte sostegno a regole più rigide contro i paradisi fiscali e contro l’evasione fiscale (81%). Vogliono l’introduzione di una tassa sui profitti delle banche (75%), l’inasprimento delle norme per le agenzie di rating (74%), la regolamentazione delle remunerazioni dei banchieri (73%) e anche all’introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie (67%). 

Gli italiani sono invece più cauti sull’introduzione di eurobonds che è sostenuta comunque dal 54% del campione, dunque dalla maggioranza.

Il 68% degli italiani e il 73% degli europei pensa che sia importante aiutare la base industriale europea per renderla più competitiva, promuovendo l’imprenditoria e le nuove competenze. 

grafico-istanze-italianeSembrerebbe che gli italiani siano entusiasti dunque dell’Unione Europea ma in realtà la maggioranza di essi – il 53% – non si sente cittadino dell’UE. Il 45% invece percepisce il senso di appartenenza dell’UE. Però in generale non sentono di essere rappresentati adeguatamente: il 79% degli intervistati italiani ritiene che le proprie opinioni non siano rappresentate nell’UE e il 55% pensa che l’Unione Europea non vada nella giusta direzione (dato in aumento rispetto all’ultimo sondaggio, quando lo pensava solo il 46% degli intervistati). Questa opinione è condivisa anche dal 47% degli europei. Un motivo è che forse gli altri Paesi dell’Unione appaiono ancora troppo distanti, tanto è vero che tre italiani su quattro (75%) non si ritengono sufficientemente informati sulle questioni europee. Le critiche rivolte all’UE si sposano, tuttavia, con la richiesta di maggiore integrazione: gli italiani vogliono più Europa, non meno Europa, ma un’Europa che possano capire meglio e più vicina a loro. La maggioranza relativa (40%) preme infatti per un’Europa federalista. Molti di più vogliono una politica estera comune (61%) e una politica europea di sicurezza e difesa (68%).

 

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In conclusione, la crisi continua a fare paura agli italiani e in particolare il problema che vorrebbero venisse affrontato prioritariamente è quello della disoccupazione ma i nostri connazionali ritengono che l’Europa non faccia ancora abbastanza al riguardo. Essi vedono l’Unione Europea come fautrice delle politiche del rigore condotte negli ultimi anni che hanno portato a una diminuzione del proprio potere di acquisto, tanto è vero che pongono tra le prime preoccupazioni quella per l’inflazione subito seguita da quella per la pressione fiscale che in Italia raggiunge vertici parossistici.

Gli italiani non puntano però il dito contro l’euro (come forse vorrebbe qualche politico) che considerano un punto fermo, anzi di forza: una rinnovata fiducia nell’euro che trascina consensi anche per la Banca Centrale Europea.

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Una convinzione ormai diffusa negli italiani è quella di dover fare le riforme (ne è convinta la stragrande maggioranza, pari all’88%), anche se dovessero implicare un taglio della spesa pubblica. 

E per l’80% degli italiani il deficit e il debito pubblico vanno ridotti immediatamente e, per i Paesi che non lo fanno, secondo il 70% degli intervistati è giusta la condanna ad una multa da parte dell’UE.

Sono in molti anche gli italiani che sostengono misure restrittive contro la finanza e le banche, come abbiamo visto.

 

Rispetto al futuro dell’UE,  gli italiani sono pessimisti poiché associa a Bruxelles troppa burocrazia e perché percepisce un disinteresse europeo alle problematiche italiane. Il 53% degli italiani non si sente nemmeno europeo in quanto sente una distanza fisica rispetto agli altri Paesi e non comprende che per UE non si intende più solo il vecchio Mercato Comune interno ma un insieme di valori sociali, etici, condivisi. Insomma l’Europa da tanto tempo non è più solo una comunità finanziaria ma è a tutti gli effetti una comunità sociale che ci guida e protegge. Anche chi critica l’UE comunque lo fa perché vuole una qualità maggiore e una maggiore integrazione e non perché voglia uscirne. In poche parole, gli italiani vogliono più Europa e non meno Europa.

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