Imprenditoria femminile

Trento: Camere di Commercio e imprenditoria femminile e non solo

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Trento: Camere di Commercio e imprenditoria femminile e non solo

Poche le imprese femminili in provincia di Trento seppure con un trend in crescita. Eppure in un periodo di crisi così prolungato sono proprio le imprese femminili a cui si guarda con aspettativa, come più volte a fatto notare l’UE

Intanto le Camere di Commercio si riuniscono per un seminario a Trento, per parlare di sviluppo dei territori: le necessità di aumentare il numero delle start-up e il coinvolgimento delle donne per l’avvio di nuove imprese a conduzione femminile. Intanto il Governo ipotizza la chiusura del sistema camerale.

 

10.281 imprese femminili, pari al 19,9% delle imprese registrate alla Camera di Commercio di Trento. Questi i dati a fine 2013. Dati che denunciano una percentuale inferiore di aziende condotte da donne rispetto a quella nazionale nonché a quella regionale, del Trentino Alto Adige, rispettivamente pari al 23,6% e al 20,8%. Questo significa che in provincia di Trento le donne hanno qualche remora ad aprire un’attività in proprio? Secondo la Camera di Commercio il minor numero di imprese femminili nel contesto provinciale è dovuta perlopiù alla rilevanza che hanno in Trentino settori economici che sono “tipicamente” maschili, come l’agricoltura e l’edilizia. 

In ogni caso, la CCIAA sottolinea che dal 2005 ad oggi, il Trentino ha conosciuto un incremento dell’incidenza delle imprese femminili superiore a un punto percentuale passando dal 18,8% al 19,9%. Se questo trend dovesse proseguire si pensa che la provincia di Trento possa avvicinarsi alla media nazionale.

 

E parlando di imprenditoria e territorio, bisogna ricordare che a fine marzo, proprio a Trento, nel Palazzo Roccabruna sede della Camera di Commercio di Trento, si è tenuto il seminario dedicato al ruolo rivestito dalle Camere per lo sviluppo dei territori. Il seminario è stato introdotto dal Segretario generale di Unioncamere, Claudio Gagliardi, il quale, anche nella sua qualità di esperto di organizzazione del sistema camerale italiano, ha spiegato come la natura delle Camere di Commercio sia la natura dell’autogoverno delle imprese: “gli enti camerali non sono uffici periferici dello Stato né attingono alle risorse del bilancio pubblico. Sono soggetti di modernità e sussidiarietà che garantiscono le regole di cui il mercato necessita per funzionare, grazie all’attività del Registro delle imprese, alla vigilanza del mercato, alla giustizia alternativa, al supporto per l’internazionalizzazione, alla formazione e alla semplificazione solo per citare alcune competenze. La missione delle Camere di Commercio parte da esigenze che sono principalmente quelle delle imprese”.

 

Il Presidente della CCIAA di Trento, Adriano Dalpez, ha sottolineato il ruolo di servizio alle imprese della propria Camera e ha aggiunto che negli ultimi 15 anni è stato dapprima recuperato un forte legame con l’Istituzione provinciale culminato con la firma dell’Accordo di programma nel quale è stato riconosciuto il “ruolo strategico della Camera di Commercio quale istituzione che svolge funzioni di rappresentanza unitaria e di interesse generale con riferimento al sistema delle imprese, nonché di supporto e di promozione dell’economia locale”. 

Dalpez ha parlato di promozione territoriale, formazione professionalizzante, manageriale e imprenditoriale, valorizzazione del legno, conciliazione, funzioni delegate, internazionalizzazione delle imprese come quelle attività inizialmente assegnate alla Camera, che la hanno portata a operare anche investimenti importanti, ma che, negli ultimi anni, per motivi che attengono più alle strategie che al riscontro dei risultati raggiunti, la Provincia ha in parte riaccentrato. “La forte rappresentatività e la ‘forza contrattuale’ delle Associazioni, veri e proprio azionisti della Camera di Commercio, avrebbe potuto consentire una grande legittimazione dell’Ente camerale nei confronti della Provincia autonoma di Trento. Ma ciò non è avvenuto quando è invece indispensabile che per essere riconosciuto come ‘luogo di sintesi’ degli interessi economici ci sia un’investitura ampiamente condivisa da parte degli attori coinvolti: Provincia e Associazioni”.

 

I dati relativi all’imprenditoria femminile indicano che le donne dovrebbero però essere maggiormente supportate proprio dalle associazioni, magari con informazioni più dettagliate e supporto concreto nell’apertura di una propria attività, mentre le stesse Camere di Commercio potrebbero fornire dei fondi diretti all’imprenditoria femminile.

Nella provincia di Trento i settori dove si denota un’incidenza di imprese femminili piuttosto modesta sono le costruzioni (5,3% di imprese femminili) e i trasporti e spedizioni (9,4%). La presenza femminile è invece particolarmente rilevante nel comparto turistico (32,9%) e nel commercio (26,2%).

Comunque nel quarto trimestre 2013, ultimo dato disponibile, le nuove imprese femminili iscritte in provincia di Trento sono risultate 187 con un aumento del 23,8% rispetto al dato delle iscrizioni relativo allo stesso trimestre dell’anno precedente. A livello nazionale è stato invece registrato un calo pari all’1,1%, un valore che testimonia – affermano i rappresentanti della CCIIA trentina – come la provincia stia recuperando terreno rispetto all’Italia nel suo complesso in termini di presenza imprenditoriale femminile.

 

michl-ebnerPotrebbe trattarsi di un segnale importante, considerando soprattutto ciò che ha detto il Presidente dell’Unone delle CCIAA della Regione Trentino Alto Adige e Vice presidente di Eurochambres, Michl Ebner, ovvero: “siamo in un momento di transizione che dobbiamo attraversare mantenendo tutto ciò che di utile è stato fatto ma contemporaneamente aprendoci al nuovo senza riserve”.

Secondo Ebner, cambiare è necessario ma forse le Camere di Commercio non sono riuscite a trasmettere con efficacia il loro impegno e la sostanza del lavoro svolto lasciando spesso spazio a facili populismi. 

 

Per avere un’idea dell’impatto del sistema camerale europeo per la sola attività a supporto della creazione d’impresa basti pensare che in un anno 1,3 milioni di imprese sono state supportate nella loro creazione; 575.000 start-up partecipano a sessioni formative; 265.000 start-up hanno ricevuto un supporto diretto dal sistema (consulenze personalizzate o contributi finanziari); circa il 90% delle Camere hanno promosso la ricerca di nuovi sbocchi nel mercato comunitario per le imprese neocostituite e per quelle già esistenti e ha offerto servizi per facilitare l’accesso al credito (si pensi al supporto delle cooperative di garanzia in Italia).

 

Ma le Camere hanno un ruolo fondamentale anche nella formazione di manager e imprenditori; basti pensare che sono 2,6 milioni le persone che accedono annualmente ai momenti formativi del sistema camerale europeo; per quanto riguarda l’internazionalizzazione poi il sistema delle Camere di Commercio comunitario offre un contributo decisivo assistendo ogni anno 1,2 milioni di imprese che vogliono aprirsi ai mercati esteri.

“In un momento critico come quello attuale” ha concluso il presidente Ebner “è importante cogliere le opportunità e dimostrare di avere il coraggio di autoriformarsi mantenendo però salda la volontà di costruire ponti di collaborazione e scambio tra territori vicini”.

 

Presente al seminario anche Aldo Bonomi, sociologo, fondatore e direttore del Consorzio Aaster-Agenti di sviluppo del territorio, il quale ha ammonito: “o si avvia un processo di autoriforma o sarà il declino. La crisi che stiamo attraversando non è solo di passaggio, si tratta di una metamorfosi che intacca i processi economici, politici e di rappresentanza. Momenti come questo sono importanti perché fanno riflettere e riconducono il pensiero alla comunità, alla coesione sociale. È necessario passare dalla logica di interessi di classe alla logica di coscienza. La Camera di Commercio è un luogo di coscienza. La nostra storia, il nostro sistema produttivo ha una sua specificità fatta da un insieme di processi che presentano forti elementi di cooperazione. L’Ente camerale è dunque predisposto ad essere il luogo della visione e della mediazione alta tra politica e territorio. In futuro anche in Trentino sarà impossibile sostenere i costi di troppe strutture burocratiche. È quindi importante attivare un meccanismo di verifica e accorpamento; bisognerà essere in grado di garantire rappresentanza a tutto il territorio, dalla città alle valli; puntare sulla montagna (motore di sviluppo per le sue risorse), sulla collocazione geografica (luogo logistico strategico), sull’ambiente (legno e turismo) e riuscire a sviluppare la green economy, intesa come modello produttivo di nuovi materiali e nuove merci che tiene ben presente il concetto del limite traendone profitto”. 

 

Tutti i presenti hanno dunque parlato di un progetto di autoriforma degli enti camerali al fine di essere sempre più vicino alle imprese. Intanto però il Governo sembra non la pensi così e intenda superare – in base ai principi della Spending Review – il sistema camerale.

Unioncamere, in una nota ufficiale, esprime stupore per questa ipotesi e afferma: “le Camere di Commercio, istituzioni protagoniste dell’economia in tutti i Paesi del mondo, sono indispensabili per lo sviluppo e la loro cancellazione non porterebbe alcun risparmio reale al Paese. Negli anni si sono dimostrate fondamentali per tutti i tentativi di semplificare il rapporto fra Stato e imprese, grazie anche a professionalità non rintracciabili nelle altre Pubbliche Amministrazioni. Sono istituzioni amiche delle imprese”.

 

Unioncamere, in accordo con quanto asserito durante il seminario di Trento, specifica che “ci sono delle correzioni da attuare nei modi di operare delle Camere di Commercio, ma queste correzioni possono e devono portare ad un ammodernamento del sistema, non alla sua scomparsa”.

 

Infine, nella nota di Unioncamere si legge la denuncia, un po’ amara, del fatto che “le Camere di Commercio non godono di alcun trasferimento da parte del bilancio dello Stato ma garantiscono una grande quantità di servizi, a partire dalla tenuta del registro delle imprese, grazie al solo diritto che ogni impresa paga per l’iscrizione. Si tratta, in media, di poco meno di 10 euro al mese”.

E conclude dichiarando: “le proposte di modifica messe a punto dal sistema camerale che sono all’attenzione del Governo sono in grado di dare le risposte che il Paese in questo momento chiede”.

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