Studi e ricerche

Lieve incremento per le imprese siciliane

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Ancora alto divario tra aziende del Nord e del Mezzogiorno. Focus sulla Sicilia

Si parla frequentemente di rilancio delle attività imprenditoriali e si pensa che la maglia rosa sia da attribuire al Nord. Una percentuale di verità, se pure elevata, in questa affermazione c’è, ma siamo di fronte ad un panorama regionale, quello siciliano, che con fatica sta cercando di risalire, in cui le imprese locali si sono rimboccate le maniche. 

Il dato è supportato dal Dossier Sicilia, elaborato dall’area politiche territoriali di Confindustria. Le aziende sicule si sono attivate per cercare nuovi scenari di reddito nonostante il numero esiguo di addetti, pari a 10, per il 97% di esse.
Significativi successi sono stati registrati nel comparto dell’elettronica, del farmaceutico, dei prodotti chimici, dell’agroalimentare, con un incremento medio del 14%.
A conti fatti, il 3% delle esportazioni proviene dalla Trinacria, confermando la migliore performance del Mezzogiorno, ma collocandosi, ad ogni modo, all’ultimo posto.

Troneggia su tutti i settori, quello manifatturiero, facendo entrare di diritto la Sicilia nella top ten italiana con 23.000 imprese attive, facendole guadagnare qualche posizione di vantaggio, rispetto alla Lombardia che è la prima fra tutte.

Secondo Antonello Montante, di Confindustria Sicilia: “occorre una terapia d’urto. È necessario intervenire con urgenza per realizzare alcune delle riforme strutturali, sul progressivo ridimensionamento della spesa corrente, tagliando gli incentivi introduttivi e riducendo il peso del pubblico sull’economia, rendendo efficiente la pubblica amministrazione e riportando la pressione fiscale a livelli accettabili”.

bottega-sicilianaScendendo più nel dettaglio e guardando i dati provinciali, la forbice che separa l’Italia si fa più marcata: quasi tutte le province del Centro Nord acquisiscono alte posizioni in classifica, mentre tutte quelle del Sud, ad eccezione di Sassari, detengono la maglia nera.
Palermo è al 62° posto, seguita da Siracusa, 75° posto, Catania 79° posto, Caltanissetta 87° posto, Messina 93°, Agrigento 94°, Trapani 96°, Ragusa 102° posto ed Enna 103°.

Critiche in merito al panorama industriale siciliano giungono da Maurizio Bernava, segretario della Cisl, che così commenta lo scenario illustrato: “siamo fuori tempo massimo”.
Il grido dall’allarme del sindacalista non è rimasto inascoltato, tant’è vero che in questi giorni è stato istituito un tavolo tecnico, presso Palazzo D’Orléans, voluto dall’Assessore regionale al Lavoro, Giuseppe Bruno; da quello alla formazione ed istruzione, Nelli Scilabra, e da Linda Vancheri, che guida l’assessorato per le attività produttive.

Quale rinascita per la Sicilia? Non ci resta che attendere risposte rapide ed efficienti e sperare che i fondi dell’Unione Europea, con uno stanziamento di 4 miliardi e 31 milioni di euro (a tanto ammonta la quota di cofinanziamento dell’Unione Europea nell’ambito della programmazione 2014/2020) possano offrire un contributo di crescita per le piccole imprese locali.

Paola Paolicelli

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