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Intesa Sanpaolo e Confindustria, non solo risorse…

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Un plafond di 10 miliardi di euro per la Piccola e Media impresa, ma anche tante iniziative per la crescita: sono le novità del quinto accordo firmato tra Intesa Sanpaolo e Piccola Industria Confindustria

di Cristina M. Palumbo

È stato firmato un nuovo accordo, il quinto dall’inizio della crisi nel 2009, per sancire, ancora una volta, la volontà del Gruppo Intesa Sanpaolo di supportare il sistema imprenditoriale italiano.

L’accordo tra il Gruppo Bancario e Piccola Industria di Confindustria pone al centro un nuovo plafond di 10 miliardi di euro, che si aggiunge ai 35 miliardi già stanziati con gli accordi precedenti e un programma focalizzato su cinque pilastri fondamentali:

  • crescita, 
  • innovazione, 
  • start up, 
  • export,
  • internazionalizzazione.

Infine, arricchiscono l’accordo i servizi e le opportunità di business che Intesa Sanpaolo, in qualità di Official Global Banking Partner di Expo 2015, può offrire alle imprese clienti per tutta la durata dell’evento.

“Noi come Intesa Sanpaolo ci siamo, vogliamo essere presenti e attivi con strumenti e iniziative, perché per noi questo modo di agire è parte fondamentale del fatto di ‘essere Banca’ nel nostro Paese” sono le parole di Carlo Messina, consigliere delegato e Ceo di Intesa Sanpaolo in occasione della conferenza stampa che ha immediatamente preceduto la firma dell’accordo tra Piccola industria di Confindustria e il Gruppo stesso.
Erano presenti all’evento anche Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, Alberto Baban, presidente di Piccola Industria Confindustria, Vincenzo Boccia, presidente del Comitato tecnico credito e finanza di Confindustria e, accanto a Messina per Intesa Sanpaolo: Gregorio De Felice, chief economist e Marco Siracusano, responsabile Direzione marketing di Banca dei Territori.

“Non possiamo” ha sottolineato Squinzi “incamminarci verso derive post industriali, dobbiamo renderci conto che il sistema manifatturiero italiano va supportato, non può sparire con l’affermarsi dei Paesi emergenti. Questi 10 miliardi dimostrano la fiducia e la volontà di realizzare interventi concreti nelle imprese che valgono”.

La situazione economica

‘Una crescita possibile’: alla base di questo accordo vi è tale certezza, ribadita da tutti i partecipanti alla sigla dell’accordo.
“L’economia internazionale” ha specificato De Felice “sta vivendo una ripresa a più velocità e non possiamo ignorare che l’Italia risulti in ritardo. Dal secondo semestre di quest’anno e nel 2015 sarà abbandonato il segno meno anche nel nostro Paese; sono migliorati gli indici di fiducia, ma la crescita cumulata è inferiore a quella di tutti i Paesi. Secondo noi, gli investimenti in macchinari e attrezzature rappresentano la parte più sensibile da osservare. Si tratta di investimenti che hanno subito forti contrazioni nel biennio 2012/13, ma dai quali ora ci si aspetta un incremento per le seguenti ragioni. Prima di tutto, si dovrà far fronte all’incremento dell’export, quindi all’obsolescenza delle attrezzature; d’altra parte, favoriranno un aumento della spesa delle imprese: il miglioramento della loro situazione di liquidità (questo sarà correlato anche al pagamento dei debiti della PA) e le attività di Governo”.

Secondo gli studi esposti, la domanda proveniente dall’estero continuerà ad aumentare e questo rappresenta un punto di forza su cui far leva per la ripresa del sistema industriale, ma, allo stesso tempo, è stato sottolineato che anche gli altri Paesi stanno puntando sull’export. Nel 2012 il 38,5% della produzione italiana era venduta oltreconfine, tale percentuale era pari a oltre il 59%, il 57% e il 50% guardando rispettivamente a Inghilterra, Germania e Francia. Bisogna quindi fare molta attenzione.
“L’Italia” ha testimoniato De Felice “si è collocata spontaneamente sul terreno dell’alta qualità, alzando il proprio livello di offerta, è perciò inevitabile che sia necessario investire in impianti e capitale umano. Le nostre elaborazioni su dati Eurostat, evidenziano che, tra il 2000 e il 2012, è calata del 6,3% l’occupazione di operai non specializzati, mentre è aumentata del 7,4% quella dei tecnici. Ugualmente, è verificata sul campo la relazione tra la capacità di innovare delle aziende e la loro crescita. Su un campione di 57mila imprese manifatturiere italiane, coloro che hanno fatto domanda di brevetto hanno visto diminuire il proprio fatturato – tra il 2008 e il 2012 – di una percentuale molto inferiore (-5,1% rispetto al -10,1%) di quanto accaduto a coloro che non l’hanno esposta. A questo proposito, un limite storico del nostro tessuto imprenditoriale, deriva dalla presenza di tante micro realtà, ma si tratta di un problema che può avere molteplici soluzioni: una spinta importante può arrivare dagli spin off universitari, così come dalle start up innovative”.

relatori-accordo

“Abbiamo molta fiducia” ha affermato Squinzi “nel fatto che le realtà ad alto potenziale di sviluppo possano essere un traino per il sistema tradizionale, per fare un salto di qualità. Tale convinzione è parte integrante della nostra ‘Agenda per il credito e la crescita del Paese’ approvata a inizio giugno, accanto alla rivitalizzazione del mercato del credito più in generale, alla promozione del rafforzamento dei patrimoni che passi anche per il reperimento di canali alternativi a quello bancario eccetera”.

Le novità dell’accordo

Dalle parole di Baban si evince che l’accordo è stato concepito partendo dall’identificazione delle esigenze delle imprese, per promuovere le potenzialità imprenditoriali presenti nel nostro Paese.
“La nostra missione come Banca dei Territori” ha specificato Siracusano “è quella di essere consulenti a 360 gradi dei nostri clienti, non solo dal punto di vista del credito. Formiamo le nostre persone sulle tematiche più innovative quali, per fare un solo esempio, la fatturazione elettronica. Più nello specifico, oltre ai servizi di advisory, il programma comprende anche gli strumenti indicati per le PMI che affrontano momenti di discontinuità, che hanno piani di sviluppo e di ottimizzazione dei processi aziendali in ottica di crescita e così via”.
“Abbiamo 100mila colleghi” ha osservato Messina “che trovano piena soddisfazione nel loro lavoro presso le imprese, noi non siamo un supermercato del credito. Nel primo semestre di quest’anno abbiamo rinnovato fidi per 420 miliardi di euro, vogliamo essere interlocutori chiave del mercato, crediamo che il nostro ruolo comporti avere relazioni forti con i suoi protagonisti”.
“Peculiarità di questo accordo” ha continuato Siracusano “è sicuramente il forte accento sul contributo a innovazione e imprenditorialità che si esprime in modo molto concreto nel passaggio dal concetto di AdottUp (un progetto avviato nel 2013 per la valorizzazione delle migliori idee imprenditoriali attraverso il supporto di aziende consolidate che rappresentano i tutor, ma, a loro volta, adottano l’innovazione nel proprio business) a quello di MatchUp. Il nostro impegno, in questo caso, si è evoluto nel mettere in connessione diverse aziende già esistenti, per generare proficui contatti per ciascun attore”.

“Il valore di questo accordo” ha commentato Boccia “sta anche e soprattutto in questo impegno nel promuovere le alleanze tra imprese, ha poi il fine di sottolineare l’importanza di guardare il mondo dal punto di vista dell’offerta in modo da sapere cogliere le opportunità di business”.
L’accordo inoltre ha stabilito l’avvio di un Tavolo congiunto Intesa Sanpaolo – Piccola Industria Confindustria che ha il compito di individuare nuovi criteri, di natura qualitativa, per misurare le potenzialità di sviluppo dell’impresa.
Infine, saranno messi a disposizione ulteriori plafond dedicati all’offerta settoriale attinenti ai temi di Expo 2015 (agroalimentare e Made in Italy).

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