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Consumi e vendita al dettaglio

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alimentariIn Veneto Unioncamere denuncia crisi e flessione del comparto. Soffre soprattutto il commercio specializzato non alimentare. La fiducia degli imprenditori crolla
di Agnese Fedeli

Nei primi 7 mesi dell’anno in Veneto le chiusure di attività legate alla vendita al dettaglio sono state 2.352. Un numero che impressiona e spaventa, specialmente se affiancato agli altri dati dell’indagine “Venetocongiuntura” relativa al commercio per il secondo trimestre 2014. Dati che evidenziano come – su un campione di 1.046 imprese con almeno 3 addetti – le vendite al dettaglio abbiano registrato una flessione dello 0,3% rispetto allo stesso periodo del 2013, tendenza che si mantiene sostanzialmente pari al trimestre precedente, quando la flessione era dello 0,5%. Un ulteriore dato di preoccupazione è il crescente clima di sfiducia del tessuto imprenditoriale del settore: aumenta il saldo tra quanti prevedono un aumento e chi una diminuzione degli ordini (-23,2% contro -15,3%) e del volume d’affari (-21,3% contro -8,7%).

Sull’andamento dell’economia in Veneto, ascolta l’intervista al Presidente regionale di Unioncamere, Fernando Zilio.

Ogni giorno 11 imprese del commercio chiudono: qual è la situazione del Veneto e quali le vostre istanze nei confronti del Governo?
Dopo i proclami abbiamo bisogno dei fatti. I dati sul trend economico parlano da soli e sono inconfutabili: il commercio al dettaglio sta soffrendo in modo inimmaginbile per tanti motivi e in particolare per una tassazione non corretta, per i costi di gestione troppo alti e per il mercato del lavoro, non flessibile. Oltre a questo, soffriamo per una concorrenza sleale sotto gli occhi di tutti: ci sono attività orientali che fanno commercio e vendita al dettaglio del tutto fuori controllo: a Padova, per esempio, c’è un’area che si chiama “Ingrosso Cina” dove viene fatta vendita al dettaglio fuori da tutte le regole, senza fatturazione, senza scontrino. Insomma, per una serie di motivi, per il commercio medio la situazione sta diventando ormai insostenibile. Il Governo cominci ad occuparsi anche di questo, affinché il Paese torni a navigare e a correre.
Certificare che ogni giorno 11 imprese del commercio chiudono significa certificare che un pezzo di economia, ma spesso anche di cultura e tradizione, se ne sta andando forse definitivamente. Diventa pertanto assolutamente indispensabile attuare tutte quelle iniziative in grado di uscire da una situazione di profonda recessione che adesso deve anche confrontarsi con la deflazione e che, purtroppo, gli 80 euro di Renzi non hanno contribuito a mitigare, visto che da una parte si dava alle famiglie, ma dall’altra – complice una tassazione locale ormai fuori controllo – si toglieva, e con gli interessi. La stessa visione un po’ datata ha fatto sì che anche lo Sblocca-Italia varato dal Governo si stia impantanando nella destinazione di fondi a pioggia che non consentirà di sbloccare nulla. Se è vero, come documentano alcuni studi di questi giorni, che una qualche possibilità di ripresa arriva dal Veneto e dal Nord Est, è su questo territorio che si deve puntare per far ripartire, subito, chi è in grado di ripartire immediatamente. La nostra ripresa, poi, saprà essere di stimolo anche per il resto della nazione. Il Nord Est, per la sua struttura basata sulla piccola impresa, tiene perché una serie di aziende importanti, comprimarie, medio-piccole sono flessibili e sanno attivarsi con i mercati esteri. Un po’ di ripresa potrebbe arrivare proprio da quel trend positivo che nell’export si registra ancora”.

Tornando ai numeri, il settore che soffre di più è quello del commercio al dettaglio specializzato non alimentare (-3,2% di fatturato e -2,8% di ordinativi ai fornitori). Problemi soprattutto per i negozi e gli esercizi di piccola dimensione, ossia di estensione inferiore ai 400 mq: 0,8% in meno rispetto alle medie e grandi superfici, che invece registrano un -0,1%. Al contrario, il commercio al dettaglio alimentare, supermercati, ipermercati e grandi magazzini mostrano un andamento positivo con incrementi pari a +3,8 e +1,4% di fatturato su base annua.
Per quanto riguarda l’andamento del mercato del lavoro nel comparto, l’occupazione, già in flessione nello scorso trimestre (-0,4%), ha registrato un’ulteriore contrazione dell’1,6% soprattutto legata alla performance di super-iprermercati e grandi magazzini, dove il calo è stato del 3,4%.

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