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Le agevolazioni fiscali per le Start-up innovative femminili

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di Sabrina Fattori, Commercialista Studio Fattori

Nonostante ormai le “quote rosa” siano sempre più diffuse in ogni ambito della società, né la famiglia, né il lavoro si sono adattati al cambiamento di ruolo: ancora oggi le donne devono essere “multitasking”, abituandosi ad organizzare non solo casa e figli, ma anche a trovare tempo ed energie per il proprio lavoro. Il tasso di occupazione delle donne resta assai inferiore a quello degli uomini e le donne continuano a predominare in certi settori e professioni meno apprezzati e meno pagati, con tassi rilevanti per quanto attiene lo scarto di livello salariale o gender pay gap.

Oggi in Italia il 20% delle donne lascia il posto di lavoro dopo il primo figlio, il 60% dopo il secondo ma allo stesso tempo è statisticamente provato che le donne resistono maggiormente alla crisi perché sono più creative. L’autoimprenditorialità, ossia l’insieme delle capacità umane disponibili ad assumersi un certo grado di rischio e l’innovazione, caratteristiche tipiche delle donne, possono essere l’unica risposta per cercare di resistere nell’ attuale mondo del Lavoro. Questo si evince soprattutto per il diverso approccio che le donne hanno verso l’impresa rispetto al modello maschile considerato “neutro”, spesso presentato in termini di azione eroica da parte di un leader, pioniere o conquistatore. La donna imprenditrice adotta, invece, criteri diversi sia per valutare il successo che per la gestione dell’impresa, che risulta più flessibile. Analizzando i vari aspetti dell’organizzazione aziendale nelle imprese femminili, ciò che colpisce è come l’elemento sempre presente sia “l’orientamento alla relazione”, con i clienti e ancor di più con i propri collaboratori.

Le imprese al femminile sono ormai una presenza stabile nell’ampio panorama delle PMI italiane – circa il 23,5%, con performance migliori rispetto alla media nazionale (+0.7%). La scelta del settore dove le donne imprenditrici decidono di aprire la propria attività é un elemento determinate. Tali imprese operano principalmente nel commercio, istruzione, ristorazione e servizi alle persone, dove guidano 1 impresa su 2. Emerge coma la scelta del settore sia particolarmente influenzato dalle attitudini personali e dalla predisposizione tipica femminile. Consistente è la quota di giovani donne con meno di trent’anni che guidano imprese individuali, il 27.3% delle imprese femminili sono in una fase di Start-up con poco più di 2 anni; a tal proposito si riscontra come molte imprese a conduzione femminili siamo Start-up di successo, che sono riuscite a cogliere opportunità per crescere e svilupparsi mediante gli strumenti forniti dal legislatore Italiano, come ad esempio l’istituzione delle Start-up Innovative: società di capitali, costituita anche in forma cooperativa, non quotate in borsa il cui oggetto sociale esclusivo o prevalente è lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di prodotti o servizi innovativi.
L’innovazione non è una questione di tecnologia, essa deve intendersi organizzativa ma soprattutto culturale, può consistere in un nuovo prodotto ma può essere anche di processo. La tecnologia abbatte barriere e distanze ci permette di condividere, apprendere, ma soprattutto di reinventarci, applicando l’innovazione alla tradizione.
La creatività, l’ingegno possono essere per alcuni doti naturali ma per altri possono essere delle skills da acquisire. Fare ciò che si faceva ma in un modo diverso maggiormente rispondente alle esigenze di mercato.

Per favorire la nascita delle Start-up, specie quelle femminili sono state introdotte una serie di misure a carattere agevolativo.
Le agevolazioni fiscali previste per le Start-up innovative sono molte, siano esse in fase di costituzione, che abbattono quasi completamente gli onorari e le spese, sia in fase di sviluppo e crescita, come gli incentivi concessi a coloro che intendono investire in Start-up in misura di detrazione Irpef del 19% per le persone fisiche e del 20% dell’Ires per le società (misure che balzano rispettivamente al 25% o 27% se l’investimento avviene nelle start-up innovative a vocazione sociale).

Anche per facilitare l’accesso al credito è stato stipulato un protocollo d’intesa tra l’Associazione Bancaria italiana, ABI , e il Ministero delle Pari Opportunità, il Ministero per lo sviluppo economico e le associazioni di categoria per l’erogazione di plafond finanziari appositamente studiati e suddivisi in tre differenti ambiti “Investiamo nelle donne” – per chi vuole effettuare nuovi investimenti, materiali o immateriali, per lo sviluppo dell’attività di impresa, “Donne in Start-up” – per chi decide di costituire nuove imprese, “Donne in ripresa” – volti a favorire la ripresa delle PMI che, per effetto della crisi, attraversano una momentanea situazione di difficoltà. Queste misure si affiancano all’istituzione del Fondo di Garanzia per le imprese Femminili che concede, a chi ne fa domanda una garanzia pubblica su finanziamenti bancari anche a Start-up che per loro natura non possono avere una storia pregressa per valutare il merito creditizio.

Interessanti, infine, per lo sviluppo di una “Start-up in rosa”, risultano essere anche i Bandi di Gara e i Premi promossi dalle varie associazioni, organizzazioni o enti pubblici.

Concludo con un pensiero positivo: oggi tutti parlano di crisi come una minaccia eppure questa parola ha un significato completamente diverso da quello che possiamo immaginare. Deriva, infatti, dal verbo greco Krino che significa “separare” ed indicava appunto il procedimento finale della trebbiatura ma in senso lato vuol dire scegliere la parte buona da quella cattiva e, ciò è quello che dobbiamo fare: sfruttare questo momento di crisi come un terreno fertile per far fiorire nuove idee imprenditoriali per costruire un futuro migliore.

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