FISCO

Creative Economy. Le Imprese Creative in Italia

sabrina-fattori

La creative economy è uno dei settori in più rapida crescita del mondo, non solo in termini di generazione di reddito, ma anche per la creazione di posti di lavoro e di esportazione
di Sabrina Fattori, Commercialista Studio Fattori

La creatività umana e l’innovazione, sia a livello individuale che di gruppo, sono gli elementi distintivi di queste industrie, e sono diventate la vera ricchezza delle nazioni nel XXI secolo. 

La cosiddetta culturalizzazione della vita economica e sociale sta portando a un’espansione della sfera culturale e creativa, rendendo più importante la misurazione del capitale umano e dei c.d. intangibile assets sia in relazione al merito creditizio dell’impresa finanziata che in sede di valutazione del valore generato dall’azienda stessa.
È aumentata la percezione comune della connessione tra cultura e sviluppo economico, che non si riduce meramente ai soli impatti turistici o agli usi elitari dei beni culturali; ma comincia ad essere chiaro quanto la produzione culturale sia centrale per le condizioni di sviluppo economico e sociale di medio e lungo periodo. La creatività e la cultura sono vere e proprie “palestre dell’innovazione” in ogni settore economico, industriale e produttivo.
Non è un caso che sia in ambito OCSE che, ultimamente, anche in Italia, abbia preso consistenza la misurazione della qualità oltre che della quantità della ricchezza di persone e nazioni (si pensi al Better Life Index, in chiara alternativa, o quantomeno in aggiunta al PIL, ed all’italiano Bes, promosso da ISTAT e CNEL).

Il valore della produzione culturale e dell’economia creativa è un processo intellettuale difficile, tuttavia è un passo necessario se si vuole rimettere al centro la cultura nel nostro Paese e sviluppare strategie di lungo periodo per sostenerla. È importante riconoscere l’importanza delle industrie culturali e creative come fattore strategico per lo sviluppo del Paese.

In Italia l’impresa creativa, anche in periodi di crisi, gioca un ruolo importante soprattutto per la naturale capacità che caratterizza gli italiani: la creatività. Grazie alla creatività molte micro e piccole imprese riescono a competere sullo scenario mondiale sopperendo alle endemiche mancanze di materie prime, di grandi industrie, di grandi capitali, di un mercato davvero libero, ecc.

Il settore delle Imprese Creative è in continua evoluzione: dai settori culturali tradizionali come musica e teatro, fino ad arrivare al design, architettura, grafica, moda, turismo e pubblicità.
Secondo l’Unione Europea si evidenzia una divisione geografica tra Nord Europa che ha un “technology-driven approach”, legato quindi agli aspetti più recenti e tecnologici del settore creativo, e i Paesi dell’Europa Centrale e Meridionale, che hanno un “heritage-driven approach”, focalizzato maggiormente sulle imprese creative di tipo tradizionale (artigianali).

Le imprese creative possono essere definite come quelle industrie che utilizzano la cultura come input e che generano beni e servizi di comune utilità. Sono principalmente micro o PMI, ditte individuali o liberi professionisti con un alto tasso d’innovazione e conoscenza multidisciplinare. Si possono per esempio ricondurre a questo ambito le attività più tipiche del Made in Italy svolte o in forma artigianale (l’artigianato più creativo e artistico) o su ampia scala, di natura export‐oriented. Le industrie creative traggono origine dall’abilità e dal talento individuale, la c.d. artigianalità, la quale, se opportunamente sfruttata, permette di generare ricchezza e posti di lavoro.

Secondo il report “Io sono Cultura 2014” di Unioncamere e della Fondazione Symbola, le imprese creative in Italia sono 443.458, il 7,3% del totale. A loro si deve il 5,7% della ricchezza prodotta in Italia, generando tra l’altro più del 5% di occupati in Italia. Ben il 15,16% delle imprese creative è a conduzione femminile e più di 1/3 ha un età compresa tra i 18 e 30 anni.
Nonostante il clima recessivo l’export continua ad aumentare, attestandosi al 10,7% di tutte le vendite oltre confine delle nostre imprese.
Tra le principali province del sistema produttivo creativo italiano abbiamo Firenze con un incidenza del 11,8%, Milano 10,9%, Monza Brianza 10,3%, Arezzo 10,1%, Roma 9,7%.

Secondo il predetto report “Io sono Cultura 2014”, per ogni euro di valore aggiunto che proviene da una delle attività del segmento dei sistemi culturali se ne attivano, mediamente, sul resto dell’economia altri 1,67 con un picco di 2,1 euro per l’industria creativa e di 2 euro per il patrimonio storico e artistico. Dati ancora migliori per la città di Roma per cui si attivano 2,5 euro per ogni euro di valore aggiunto nell’industria creativa e 2,4 per il comparto del settore storico e artistico.

I numeri sopra riportati sono confortanti ma per liberarne tutto il potenziale è necessario promuovere “la creatività delle società , affermando l’ identità distintiva dei luoghi dove essa fiorisce, migliorando la qualità della vita, l’immagine e il prestigio locale” (United Nations Creative Economic Report 2013). Quanto ammonito a livello internazionale è ancora più vero nel nostro Paese ove possiamo contare su relazioni che spontaneamente si instaurano nei territori tra la comunità, le imprese, i centri di sapere e di cultura ora potenziate da forme di social innovation che contribuiscono a creare un ecosistema solido, vitale, dinamico, adattivo, la cui energia riverbera su tutti gli attori.

È statisticamente provato che le imprese ‘coesive’ – quelle più legate alle comunità, ai lavoratori, al territorio, che investono nelle competenze, nella sostenibilità, nella qualità e bellezza – sono più competitive. Nel 2013 queste imprese hanno aumentato il fatturato nel 39% dei casi rispetto al 2012, contro il 31% delle non coesive. Hanno visto crescere l’occupazione nel 22% contro il 15%.
La soluzione potrebbe essere quella di valorizzare le competenze territoriali, riscoprire le tradizioni coniugandole con l’innovazione tecnologica al servizio dell’uomo realizzando in tal modo sinergie che possano permettere alle imprese creative di generare risultati economici e sociali.

Le imprese creative per potenziare il proprio valore devono sfruttare ogni mezzo finalizzato alla “contaminazione” della conoscenza e dell’innovazione attraverso la creazione di piattaforme di sostegno e di nuovi network commerciali che sfruttino le potenzialità del web.
Molti “creativi” hanno avuto modo di inserirsi in più vaste “creative community” e trovare opportunità di condivisione delle esperienze provenienti dal mondo dell’arte, del design e dell’impresa. Grazie al web le imprese creative hanno rintracciato nuovi luoghi di promozione e visibilità, di apprendimento oltre che nuovi mercati e nuove forme di produzione.

Investire nella cultura, innovazione e creatività potrà e dovrà essere la scommessa delle Istituzioni e di ciascuno di noi per il nostro futuro, soprattutto per le donne di domani.

Potrebbe interessarti