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La formazione continua è fondamentale per lo sviluppo delle imprese. Presentata la ricerca “Evoluzione del ruolo dei quadri e nuovi fabbisogni di competenze” realizzata da Quadrifor

di Daria Contrada, giornalista

Investire nel capitale umano. È questa la ricetta emersa dalla ricerca ‘Evoluzione del ruolo dei quadri e nuovi fabbisogni di competenze’ realizzata da Quadrifor, con il supporto scientifico di Doxa, per favorire la crescita economica, la creazione di posti di lavoro e la coesione sociale di un Paese.

Costituito nel 1995 sulla base dell’intesa contrattuale sottoscritta da Confcommercio e Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl, Uilstucs-Uil, Quadrifor è l’istituto bilaterale per lo sviluppo della formazione dei quadri dei terziario, distribuzione e servizi. Da 20 anni promuove il costante aggiornamento, perfezionamento e riqualificazione delle competenze della categoria, garantendo una formazione in linea con le nuove esigenze di conoscenza e competenza professionali richieste. E vanta tra i suoi iscritti circa 52mila quadri e 11mila aziende del terziario.

Cambiano i tempi e anche le figure professionali devono stare al passo con l’evoluzione. La ricerca analizza la percezione che i quadri hanno di se stessi, del proprio lavoro e il rapporto con l’azienda. Se 20 anni fa si occupavano di tradurre la strategia dal top management in operatività, gestire l’attività routinaria e motivare il personale al raggiungimento degli obiettivi definiti, oggi tali mansioni sembrano essersi tradotte in diverse identità del middle manager. L’analisi statistica ha consentito di ottenere cinque profili identitari:

  1. il dirigente in pectore – il profilo più consistente relativo al 40,6 % del campione – che si riconosce nella metafora ‘quello del quadro è un ruolo di responsabilità e le differenze con il ruolo di dirigente sono sfumate’; 
  2. il tecnologo (24,9%), caratterizzato da elevata esperienza e capacità tecnica;
  3. l’integratore organizzativo (13,9%), sempre pronto a organizzare il lavoro senza mai guardare l’orologio; 
  4. il solutore di problemi (10,7%), esperto di problem solving; 
  5. il quadro senza identità (9,9%), che vede in sé una mera espressione contrattuale.

ruolo-quadriOggi il 49% delle aziende considera i quadri come necessari al buon funzionamento dell’organizzazione del lavoro; il 42% li reputa determinanti per il raggiungimento degli obiettivi di performance dell’impresa; e solo l’8% ritiene che la loro importanza tenderà a diminuire nel tempo.
Aziende e quadri sanno di dover affrontare nuove sfide. Le imprese riconoscono alla categoria nuove responsabilità: l’82% di essi gestisce un team di collaboratori; il 65% risponde direttamente al direttore generale, all’amministratore delegato o comunque al titolare; il 60% dispone di un budget che gestisce in proprio. Di riflesso i quadri sembrano attribuire la propria soddisfazione professionale alla possibilità di apprendere cose nuove (25%), di contribuire in prima persona al miglioramento delle performance aziendali (40,2%), alla varietà dei compiti (24,8%) e all’utilizzo di nuove conoscenze e competenze (25,4%) che tali responsabilità portano con sé.

Rosario Cerra, consigliere della Camera di Commercio di Roma nonché presidente Confcommercio Roma, ha definito i quadri come “un argomento cruciale per il nostro Paese, il nostro vero motore economico. La ricerca di oggi ci dà conferma che le imprese sono sempre più convinte di investire nella formazione dei dipendenti; il confronto con un mercato sempre più dinamico rende necessario accrescere il know-how del middle man”.

La centralità dell’apprendimento e della formazione continua è fondamentale per lo sviluppo delle imprese, non solo prima di entrare nel mondo del lavoro ma soprattutto dopo. Investire nella formazione avvantaggia non soltanto l’associazione datoriale, che assume un vantaggio competitivo, ma soprattutto i lavoratori, che nell’incremento delle proprie competenze professionali trovano la più forte garanzia occupazionale e di avanzamento sociale. La formazione è lo strumento per crescere ed evolvere professionalmente: oggi in Italia solo il 6% della forza lavoro si forma, contro un 12% degli altri Paesi membri UE, eppure non si tratta di un di più ma di una vera e propria necessità.
I cittadini europei aspirano ad una visione comune di idee e di valori. Parola di Paolo Andreani, presidente di Quadrifor, che ha ricordato come “siamo nel mezzo di un guado difficile. Al passato oscurato dalla crisi e dalla caduta verticale dei valori occorre sostituire un futuro che valorizzi il capitale umano con politiche che sostengano lo sviluppo e determinino coesione sociale”. In un concetto: economia responsabile.

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