Studi e ricerche

Le imprese agricole nel 2014

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L’andamento economico del settore, la produttività e i consumi. Il focus dell’Istat sull’agricoltura. Risultato principale: nel 2014 questo comparto purtroppo è andato male, la flessione è stata elevata

Difficoltà da ogni parte per il mondo agricolo: con un valore aggiunto di 31,5 miliardi di euro, si attesta al 2,2% del PIL (Prodotto Interno Lordo) nominale, solo che rispetto all’anno precedente il calo è del 6,6%. Anche i prezzi costanti calano del 2,2%. E calano i prezzi dei prodotti venduti, del 3,6%. Fatto che provoca un restringimento non indifferente dei margini di guadagno. Se poi consideriamo che i prezzi di questi prodotti sono già bassi di partenza e quindi i margini di guadagno sono irrisori, è facile comprendere il perché delle tante rimostranze di chi opera in questo settore. Se poi ci aggiungiamo i fattori climatici – che ancora una volta hanno inciso negativamente sull’andamento dell’annata agraria – la frittata è fatta: pensiamo alle forti cadute della produzione registrate per le produzioni vitivinicole, pari a -12,5%, e di quello oleicole, pari addirittura a -34,4%, ci rendiamo conto dello stato critico di questo settore.

Non ci si può sorprendere se le imprese agricole non investono: il calo degli investimenti è iniziato nel 2006 e ha interessato macchine agricole e attrezzature, mezzi di trasporto e fabbricati agricoli (non residenziali).
I redditi da agricoltura sono dunque in flessione, ma non solo in Italia. Anche negli altri Paesi europei la situazione è grave. Se in Italia il calo è del 10,1% ed è il calo più significativo, la Grecia ci accompagna con lo stesso valore e i due Paesi sono seguiti da Spagna (-5,2%), Polonia (-5%), Olanda (-4,2%) e Danimarca (-2,1%).

Eppure stiamo parlando di un comparto importante, fondamentale visto che si tratta di un bene di base per la nostra sopravvivenza. E dal punto di vista economico, se sommiamo il settore agricolo con quello dell’industria alimentare, il cosiddetto comparto agroalimentare, ricordiamo che rappresenta il 4% del valore aggiunto italiano e il 6% della produzione totale.

I dati presentati dal Report dell’Istat sono parte dei conti nazionali dell’agricoltura e forniscono un quadro generale dell’attività del settore nel 2014. Le stime sono elaborate secondo le definizioni e le metodologie stabilite dal Sistema europeo dei conti nazionali e regionali (Sec 2010) e recepiscono miglioramenti metodologici e nuove fonti statistiche rispetto alla versione diffusa in precedenza.

Nel 2014 il settore dell’agricoltura, silvicoltura e pesca ha generato un valore aggiunto di 31.551 milioni di euro, che rappresenta il 2,2% del PIL. “Rispetto al 2013, il valore aggiunto registra un calo del 6,6% in termini nominali e del 2,2% valutato a prezzi costanti” è spiegato nel report.

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A titolo di confronto, l’industria in senso stretto rappresenta il 18,5% del valore aggiunto nazionale, le costruzioni il 4,9%, i servizi il restante 74,4%.
Il comparto dell’industria alimentare, delle bevande e del tabacco, con 25,8 miliardi di valore aggiunto pesa per l’1,8%. Ne deriva che la somma dell’agricoltura e dell’industria alimentare (usualmente definita settore agroalimentare) rappresenta il 4% del valore aggiunto complessivo; in termini di produzione, l’aggregato pesa per il 6% del totale.

La diminuzione nella produzione valutata a prezzi costanti registrata nel 2014 (-1,5% per agricoltura, silvicoltura e pesca) si è accompagnata a un forte calo dei prezzi dei prodotti venduti
(-3,6%), che ha contribuito alla contrazione dei redditi agricoli.
In termini di unità di lavoro (Ula) l’agricoltura contribuisce al totale dell’economia con il 5,1% (1,2 milioni di unità); il comparto dell’agroalimentare nel suo insieme rappresenta il 6,9% delle unità di lavoro.
Nonostante il calo del valore aggiunto, nel 2014 l’occupazione in agricoltura cresce dell’1,4%. Nell’industria alimentare le unità di lavoro aumentano dello 0,9%, a fronte di un valore aggiunto stabile.
La componente indipendente dell’occupazione rappresenta i due terzi del totale delle Ula del settore agricolo.
Una quota relativamente elevata di occupazione del settore agricolo ha carattere non regolare: il tasso di irregolarità delle Ula nel 2012 (ultimo dato disponibile) è al 17,8%, a fronte del 14,9% registrato nell’insieme dell’economia.

I forti cali nelle produzioni vinicole e olivicole

Nel 2014 il calo più vistoso della produzione ha riguardato le coltivazioni legnose, (-8,9%), più contenuto quello per le coltivazioni floricole (-1,2%). Di contro, sia le coltivazioni erbacee (+1,9%) sia quelle foraggere (+2,0%) hanno segnato un aumento. Tra le coltivazioni erbacee è in crescita la produzione dei cereali (+3,4%), con risultati molto diversificati per le singole produzioni: in netta caduta frumento tenero (-8,9%) e orzo (-4,4%) e in deciso incremento il mais (+11,5%). Nel comparto delle coltivazioni legnose, forti flessioni si sono registrate per le produzioni vinicole
(-12,5%) e soprattutto olivicole (-34,4%).
L’andamento invece è positivo per le produzioni frutticole (+2,1%) e agrumicole (+3,1%). Per quel che riguarda i prezzi, spiccano le cadute per i cereali (-4,9%) e per il complesso delle produzioni legnose (-6,7%). L’unica eccezione è rappresentata dall’olivicoltura per la quale l’aumento dei prezzi (+14,9%) ha in parte compensato gli effetti del calo produttivo.

Solo nel Nord-est in aumento la produzione

Le stime provvisorie sul settore agricolo a livello territoriale indicano un calo della produzione (valutata a prezzi costanti) in quasi tutte le aree; in particolare il Sud registra una diminuzione del 6,5% e le Isole del 3,9%, il Centro dell’1%, il Nord-ovest dello 0,1%; la produzione cresce solo nel Nord-est (+2,2%).

La controtendenza: crescono occupazione e retribuzioni

Nel 2014 si registra un’inversione di tendenza per l’occupazione del settore agricolo, con una crescita significativa delle unità di lavoro totali (+1,4%).

La componente del lavoro indipendente ha segnato un primo recupero (+1,1%) dopo dieci anni di calo, mentre le unità di lavoro dipendenti sono aumentate in misura più marcata (1,9%).
Salgono sia l’ammontare delle retribuzioni lorde (+2,8%) sia quello dei redditi da lavoro dipendente (+2,6%), mentre segnano una crescita più contenuta gli oneri sociali a carico dei datori di lavoro (+1,9%). Nel 2014, i redditi pro capite in agricoltura sono pari a 21,5 mila euro contro i 39,9 mila dell’intero sistema economico. Infine, una flessione significativa ha riguardato gli investimenti settoriali, soprattutto per macchine e attrezzature agricole (-4,4%).

(D.M.)

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