Imprenditoria femminile

La sfida imprenditoriale si vince entrando in rete

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Maggiore competitività e valorizzazione della proprietà individuale sono solo alcuni dei vantaggi derivanti dalla capacità di fare sistema, questo è quanto emerso durante il congresso internazionale tenutosi a Milano

di Cristina Mazzani, giornalista

Una due giorni per offrire nuovi modelli e strumenti pratici per la promozione della imprenditoria femminile come opportunità fondamentale nel quadro delle soluzioni alla crisi occupazionale che continua a pesare sul nostro Paese e sull’intero Continente. Questo l’obiettivo, pienamente centrato, del congresso internazionale “Creating Sustainable Business in Mediterranean Countries. Theories, tools and success stories” organizzato il 25 e il 26 giugno a Milano, presso Regione Lombardia, da Isa Maggi, coordinatrice della rete dei Business Innovation centres in Italia, che fa parte della rete europea Ebn (European Business centres) fondata dalla Commissione europea nel 1984.

isa-maggi“Avviare iniziative imprenditoriali nella nostra geografica” ha dichiarato Isa Maggi “è cosa assai diversa che fare start-up nei Paesi anglosassoni. La dottrina dominante, quindi, qui non è applicabile. Le piccole imprese familiari sono state il punto di forza del nostro tessuto produttivo e potranno ritornare a esserlo, solo a condizione che si aprano all’innovazione e all’aggregazione con altre imprese per tornare così a vincere nella competizione internazionale. Servono interventi urgenti e concreti e un miglior raccordo tra tutti gli enti che danno sostegno alle start up per evitare sprechi di fondi e dispersione di energie”.

“Nel quadro dell’Entrepreneurship 2020 Action Plan” ha dichiarato Laura Lecci, di Ebn “si esprime la strategia della Commissione Europea per la promozione dell’imprenditoria; nello specifico lo Small Business Act for Europe è rivolto alle micro imprese e alle Pmi in particolare giovanili e femminili. Il presupposto per agire su questi fronti è l’essere parte di una rete. E soprattutto avere un solo punto di accesso per raggiungere tutti i nodi di tale rete: mentor, finanziatori e così via, in modo poi da poter usufruire con maggior velocità di servizi e agevolazioni, di avere la possibilità di stringere alleanze eccetera”.

“Il paradigma della fabbrica e dell’efficienza” ha continuato Isa Maggi “sta rapidamente cedendo il passo a quello della creatività e della bellezza. Ciò aprirà nuovi orizzonti alle nostre possibilità: sono convinta che i comparti del design, della moda, dell’artigianato e della manifattura di qualità, delle produzioni artistiche e culturali, del turismo, delle tipicità dell’agro-alimentare, delle tecnologie eco-compatibili si potranno esprimere al meglio in quest’ottica”.

Accademici, imprenditori, startupper, enti ed istituzioni hanno partecipato al confronto milanese, tra questi anche tanti professionisti che hanno portato la loro esperienza, tra questi, Sabrina Fattori, commercialista e revisore contabile dello Studio Sabrina Fattori.
“La creatività declinata al femminile” è così intervenuta Sabrina Fattori “non riguarda solo una ristretta cerchia di persone, sono tantissime le donne che sanno dimostrare tenacia e perseveranza nella loro attività e, allo stesso tempo, sono in grado di innovarla (questo vale anche per me che nella mia professione tutto devo essere meno che creativa…). Lo scopo è migliorare il proprio benessere professionale, con il fine ultimo di creare un futuro migliore per sé e per la propria famiglia. Attraverso un semplice blog, ho scoperto quanto può essere semplice, ma allo stesso tempo utile mettere a fattor comune le proprie capacità, sfruttando competenze trasversali. Le reti virtuali rafforzano il senso di appartenenza, valorizzando la propria individualità, al fine di condividere e cooperare con altre persone. Ci siamo ormai accorti (Expo 2015 stesso ne è la conferma) del fatto che si sta andando oltre al concetto di distretti industriali (costituiti a livello geografico) per consolidare quello di cluster, ossia di raggruppamenti basati su identità tematiche.
“Sempre più importante è poi l’ecosistema, ossia la potenzialità espressa dalla sinergia tra tutti gli operatori che compongono il panorama economico, dal mondo produttivo, naturalmente, a quello accademico, agli incubatori, alle start-up fino ad arrivare al comparto private equity.
Sicuramente la competitività si può recuperare solo attraverso il flusso di relazioni, che valorizzi ed esalti la proprietà intellettuale”.

Tirando le fila…

Durante la manifestazione sono state presentate le 50 imprese femminili caratterizzate dal logo ‘#madeinwomanmadeintaly’, pensato per promuovere il lavoro e le imprese create da donne, per focalizzare le buone pratiche di attività imprenditoriali rosa in termini di costruzione di filiere, fino ad arrivare a partnership con istituzioni internazionali, e alla promozione, come si diceva, del bello e del buono.
In generale, è emerso che i settori in cui le start-up sono più longeve e attive in Italia e in Europa sono il turismo, il sociale e il settore cultura; molte delle aziende start up femminili riguardano attività di servizi Ict applicati a problematiche sociali e di assistenza, per esempio per anziani e immigrati.

“L’inventività femminile, soprattutto per le neo mamme startuppiste” ha dichiarato Isa Maggi “ha generato un nuovo modello di fare impresa; soprattutto nel Mediterraneo e in Italia si punta alla sostenibilità, alla valorizzazione del territorio, all’agricoltura biologica, a soluzioni tecnologiche che migliorino la salute e la qualità di vita delle famiglie e degli anziani e dei disabili. La nostra rete voluta dalla Commissione europea, aiuta chi ha delle idee a diventare imprenditori e a rendere realtà il loro progetto di business.
“Le criticità incontrate sono: una mancanza di conoscenza delle lingue estere, il tema dell’autostima che va rafforzata nelle persone che creano impresa, una mancanza di preparazione contabile efficace. Quindi in Italia e in Europa le microaziende e le start-up vivrebbero più a lungo e meglio se ci fosse una migliore preparazione culturale e la capacità di lavorare in team a progetto…”.

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