Pari opportunità

Parità di genere, la parola agli uomini

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Per la prima volta il sesso forte racconta in un e-book le battaglie dell’universo femminile 

di Daria Contrada, giornalista

A volte lo chiamano sesso debole, altre volte gentil sesso e vi si riferiscono sempre come ad una minoranza da proteggere, difendere, come se si trattasse di una specie in estinzione. E negli anni si sono susseguite manifestazioni dentro e fuori i vari parlamenti europei, tutte portate avanti sempre da loro, le donne.

E se ci fossero gli uomini in prima linea per le battaglie femministe? Se si preoccupassero loro di tutelare i diritti delle loro compagne?

Così nasce l’idea di Flavia Marzano ed Emma Pietrafresa di raccogliere in un libro elettronico una serie di riflessioni su alcune tematiche di genere, raccontate e trattate attraverso le percezioni maschili. Galeotto fu il disegno di legge proposto proprio da un deputato, Giuseppe Civati, sulle parità salariali: “quando ho visto la proposta di legge – ha raccontato Marzano aprendo la kermesse – ho pensato: strano che l’abbia fatto un uomo, poi mi son detta bello che l’abbia fatto un uomo e alla fine ho pensato che se l’avesse fatto una donna probabilmente sarebbe stata ascoltata meno. Noi chiediamo agli uomini di aiutarci nelle battaglie di genere, siamo stufe di sembrare sempre le solite suffragette”.

L’e-book, scaricabile online al prezzo simbolico di un tweet, si intitola Anche gli uomini nel loro piccolo…, rifacendosi non senza ironia al celebre testo cult per tutti gli amanti della battuta, Anche le formiche nel loro piccolo… , realizzato e curato editorialmente proprio da Marzano e Pietrafresa. Un testo agevole, di 70 pagine, in cui sono racchiusi i contributi di 14 relatori che analizzano da punti di vista diversi il problema delle pari opportunità.

Partiamo dalle differenze salariali. Secondo il report annuale del Global gender gap sulle disparità di genere nel mondo, l’Italia arranca in quanto a partecipazione femminile alla vita economica e lavorativa, collocandosi al 69esimo posto su 111 Paesi al mondo, dopo il Bangladesh e come ultimo paese membro dell’Ue. Non solo: secondo l’ultimo rapporto Istat  nel 2014 la percentuale di donne occupate è pari al 46,5 per cento, un -12,2 per cento rispetto alla media Ue. Il relatore di questo capitolo, Marco Caresia, ha osservato che “formare una famiglia in Italia rappresenta il principale ostacolo allo sviluppo della carriera professionale”, ma si tratta di numeri che “dovrebbero farci vergognare, spingerci a fare qualcosa di concreto e a cambiare questo trend”.

Anche in tema di ricerca e innovazione, la situazione non è delle più rosee. Il relatore Paolo Rossi ha evidenziato che “le donne sono molto più preparate dei colleghi maschi, più presenti nei livelli elevati di formazione, ma si assiste a una riduzione del reclutamento femminile rispetto agli esiti sostanzialmente paritari del dottorato di ricerca”. Insomma, la presenza femminile nel mondo della ricerca scientifica scarseggia non per carenze motivazionali, ma per pregiudizi culturali. Perché? In parte le cause sono da rintracciarsi “nei limiti della capacità di orientamento del sistema scolastico: basti guardare i dati di immatricolazione alle facoltà scientifiche rispetto a quelle umanistiche”; in parte dalla scarsa presenza femminile in quegli stessi ambiti, “che scoraggia le colleghe a intraprendere tali percorsi”.

Un altro interessante spunto ce lo fornisce il relatore Arnaldo Dovigo nel suo capitolo sul sessismo linguistico: “la parità di genere passa anche per le parole. Se la condizione femminile negli ultimi settant’anni ha superato molti ostacoli altri sono duri a morire e l’uso della terminologia al maschile applicata alle donne è uno di questi. Per ignoranza, spesso, ma anche per il tentativo maschile di non riconoscere alle donne i loro meriti e i loro diritti, contrariamente a quanto sancito dalla Costituzione. E se, invece, dietro a tutto questo si celasse l’attuale crisi d’identità maschile? Quando essere donna o peggio la prima donna ad esercitare un mestiere o una professione non farà più notizia saremo a buon punto”.

E’ nella diversità, intesa come valore e non come discriminante, che si possono cogliere e approfondire riflessioni a tutto tondo con sfumature e sensibilità differenti, per arrivare poi all’abbattimento di stereotipi e barriere che ancora oggi caratterizzano la nostra società. Lo ha ribadito con forza lo stesso Civati: “l’e-book rappresenta un’occasione importante per ribadire che la questione è maschile, sono i maschi che hanno un problema. In Italia c’è un gap di genere che non riusciamo a superare e la parità salariale è solo primo passo. Uguaglianza e differenza devono stare insieme, proprio come insiste il presidente della Camera, Laura Boldrini, purtroppo vittima spesso di campagne mediatiche massacranti”.

Il libro è stato realizzato con il contributo della rete Wister (Women for Intelligent and Smart TERritories), un network di 500 donne, nato da una personale mailing list di Flavia Marzano con l’obiettivo di informare, proporre, segnalare notizie ed eventi riferiti alle tematiche di genere, con particolare riguardo alle nuove tecnologie. Wister infatti fa parte degli Stati Generali dell’innovazione, un’associazione di movimenti, aziende, associazioni e cittadini convinti che le migliori opportunità di crescita per il nostro Paese siano offerte dalla creatività dei giovani, dal riconoscimento del merito, dall’abbattimento del digital divide, dal rinnovamento dello Stato attraverso l’open government. Tra le campagne portate avanti, segnaliamo: ‘Posto occupato’, un’iniziativa che in ogni sala in cui si affrontano dibattiti politici riserva una poltrona ad una donna vittima di femminicidio; il ‘Semaforo per equal opportunity conferences’ che assegna un bollino verde, giallo o rosso agli eventi in cui almeno il 40 per cento dei relatori è di sesso femminile; il portale ‘Noino.org’, in cui sono gli uomini che dicono No ad ogni forma di violenza e si battono per i diritti delle proprie compagne.

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