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Commercio estero, nel 2015 l’export vola a +5%

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Tutti i dati dei rapporti Ice ““L’Italia nell’economia internazionale” e Ice-Istat “Commercio estero e attività internazionali delle imprese”

Nel 2015 le esportazioni del nostro paese dovrebbero registrare un aumento di oltre il 5% (7% verso i paesi

extra Ue). Sono queste le previsioni del presidente dell’Ice, Riccardo Maria Monti (in foto, ndr), nel suo intervento in occasione della presentazione del rapporto Ice 2015 su “L’Italia nell’economia internazionale”.
Alla base delle previsioni per l’anno in corso ci sono i dati dei primi cinque mesi del 2015 che registrano una crescita dell’export del 4,1% (6,6% verso i paesi extra Ue) anche se nei primi cinque mesi del 2015 la quota italiana sulle esportazioni mondiali è diminuita, scontando l’impatto nominale negativo del deprezzamento dell’euro, che fa scendere i prezzi relativi più di quanto faccia aumentare le quantità.

Guardando al di là dei nostri confini, dallo studio emerge che la crescita dell’economia mondiale dovrebbe rafforzarsi tra il 2015 e il 2016, passando dal 3,3 al 3,8%, nonostante le prospettive incerte dovute all’evolversi della crisi greca, all’instabilità dei mercati finanziari e alle crescenti tensioni geopolitiche. La crescita sta accelerando soprattutto nelle economie avanzate, e in particolare negli Stati Uniti (+2,5% nel 2015), mentre rallenta nelle economie emergenti e in via di sviluppo. La ripresa economica dovrebbe accelerare la crescita del commercio internazionale di beni e servizi – prevista al 4,1 % nel 2015 e al 4,4 % nel 2016 – e stimolare gli investimenti esteri.

Secondo l’Ice – che sta promuovendo un roadshow per sensibilizzare le aziende alle potenzialità dei mercati esteri – la ripresa economica ha iniziato a manifestarsi nel primo trimestre 2015, e si profila finalmente la fine della lunga e grave recessione iniziata nel 2008.

Contestualmente alla presentazione del rapporto “L’Italia nel commercio estero” è stato presentato l’Annuario “Commercio estero e attività internazionali delle imprese”, documento che nasce dalla collaborazione tra Istat e Ice. Secondo le studio, nel 2014 il commercio mondiale di beni (misurato in dollari ed espresso a prezzi correnti) risulta in contenuta crescita rispetto al 2013 (+0,6%). Questo risultato è la sintesi di una espansione dei volumi scambiati (+2,7%, in linea con l’incremento registrato per il 2013) e di una contrazione dei valori medi unitari (-2,0%). Più ampia è la crescita in valore dell’interscambio mondiale di servizi (+4,2%), mentre gli investimenti diretti esteri sono in forte flessione (-16,3%).

Come si colloca l’Italia in questo scenario internazionale? Il Belpaese registra una crescita del valore in euro delle merci esportate (+2,0%) e una diminuzione delle importazioni (-1,6%). Queste dinamiche determinano un ulteriore ampliamento dell’avanzo commerciale. Il miglioramento dell’attivo è di 13,7 miliardi rispetto al 2013, con un livello del saldo, pari a +42,9 miliardi di euro, che è il più elevato del decennio 2005-2014. Al netto dei prodotti energetici, nel 2014 l’avanzo raggiunge 86 miliardi.

Nel 2014 sono aumentate sia le esportazioni nazionali di servizi (+3,5%) sia le importazioni (+4,7%). I flussi di investimenti diretti all’estero sono invece diminuiti del 10,0% rispetto al 2013. Germania e Francia si confermano nel 2014 i principali mercati di sbocco delle esportazioni nazionali, con quote pari, rispettivamente, al 12,6% e al 10,6%. Gli Stati Uniti si collocano al terzo posto tra i paesi partner, con una quota del 7,5%; seguono Regno Unito e Svizzera (rispettivamente 5,3% e 4,8%). Tra i principali paesi, i mercati di sbocco più dinamici (incremento della quota sulle esportazioni nazionali superiore a 0,1 punti percentuali rispetto al 2013) sono quelli di Belgio (+0,4 punti percentuali), Polonia e Hong Kong (+0,2 punti
percentuali), Croazia, Cina e Spagna (+0,1 punti percentuali). La quota dell’Italia sulle esportazioni mondiali è aumentata in alcune aree geografiche, in particolare nell’Ue28 (da 4,72 a 4,82%), negli Altri paesi africani (da 1,95 a 2,02%), in America settentrionale (da 1,51 a 1,58%), in Asia orientale (da 0,84 a 0,88%) e Asia centrale (da 1,05 a 1,07%).

Tra i gruppi di prodotti manifatturieri in cui l’Italia detiene nel 2014 le più elevate quote sulle esportazioni mondiali di merci si segnalano: materiali da costruzione in terracotta (21,5%); cuoio conciato e lavorato, articoli da viaggio, borse, pelletteria e selleria, pellicce preparate e tinte (14,1%); pietre tagliate, modellate e finite (13,9%); prodotti da forno e farinacei (13,4%); articoli in pelle (escluso abbigliamento) e simili (10,9%); cisterne, serbatoi, radiatori e contenitori in metallo (10,2%). Sempre nel 2014, l’Italia ha conseguito incrementi della propria quota sulle esportazioni mondiali relativamente ad alcuni prodotti: macchinari e apparecchi n.c.a.(da 6,54 a 6,58%), autoveicoli, rimorchi e semirimorchi (da 2,61 a 2,62%) e sostanze e prodotti chimici (da 2,53 a 2,54%). Risultano invariate le quote di bevande (8,85%) e articoli farmaceutici, chimicomedicinali e botanici (4,68%).
La provenienza territoriale delle vendite sui mercati esteri si conferma fortemente concentrata nelle regioni del Centro-Nord, da cui proviene l’88,6% delle esportazioni nazionali, mentre il Mezzogiorno attiva il 10,2% delle vendite sui mercati internazionali. Nel 2014, la quota della Lombardia sulle esportazioni nazionali è pari al 27,5%, quella del Veneto al 13,6%, quella dell’Emilia-Romagna al 13,3%, mentre la quota del Piemonte è al 10,7%.

(A.F.)

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