Made in Italy

Allarme Coldiretti, agricoltura a rischio estinzione

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Prosegue la mobilitazione in difesa del Made in Italy, ma la crisi continua a pesare sul settore

di Daria Contrada, giornalista

Non c’è più tempo: il commercio di cibo falso mette a dura prova la tutela del Made in Italy. E le 750mila aziende agricole sopravvissute rischiano di abbandonare l’economia italiana in poco più di 30 anni. A lanciare l’allarme è proprio la Coldiretti, nel dossier presentato al valico del Brennero, dove circa duemila fra agricoltori e allevatori si sono mobilitatati per difendere l’economia e il lavoro dalle importazioni di bassa qualità che varcano le frontiere per essere spacciate come italiane.

Etichette illeggibili e provenienza misteriosa. Dalla mozzarella senza latte imbustata con i colori del tricolore ma prodotta in Polonia, agli ortaggi confezionati con etichetta rimovibile, alle pancette fresche tedesche destinate a diventare italiane, per non parlare dei fiumi di latte in cisterne destinati ad essere venduti come formaggi italiani.
Stavolta è toccato a un derivato del maiale: pochi giorni fa infatti è stato bloccato al Brennero un camion pieno di tranci di pancetta sospetta. E il valico italo-austriaco si è così tinto di giallo e verde, i colori della Coldiretti, arrivati in massa da tutta Italia per denunciare l’assenza di regole europee sulla provenienza e sulle caratteristiche dei prodotti alimentari importati. Gli addetti al settore sono decisi a smascherare il finto Made in Italy e quello che definiscono ‘il commercio di schifezze’.

Le merci trovate nel camion fermato al presidio della Coldiretti al Brennero “sono l’esempio di prodotti che arrivano in Italia senza l’indicazione della provenienza e che magicamente diventano prodotti agroalimentari italiani”, addirittura a volte entrano dal confine già con il brand Made in Italy. I tir provenienti da oltre confine vengono fermati, le merci trasportate vengono controllate, ma è davvero difficile non riuscire a superare i controlli.
Prima ancora di pensare a forme di supporto economico, la Coldiretti chiede di stabilire l’obbligo di indicare l’origine di tutti i prodotti agroalimentari: “non è solo un aiuto al settore agroalimentare italiano, indebolito dall’assenza di regole, ma anche una risposta etica per mettere i consumatori nelle condizioni di sapere cosa acquistano”.

Il presidente dell’associazione, Roberto Moncalvo, denuncia due furti a cui è sottoposta giornalmente l’agricoltura: “da una parte il furto di identità e di immagine che vede sfacciatamente immesso in commercio cibo proveniente da chissà quale parte del mondo come italiano; dall’altra il furto di valore aggiunto che vede sottopagati i prodotti agricoli senza alcun beneficio per i consumatori per colpa di una filiera inefficiente”. In questo modo “rischiamo di perdere un patrimonio del nostro Paese sul quale costruire una ripresa economica sostenibile e duratura che faccia bene all’economia, all’ambiente e alla salute”.

Torniamo ai numeri. Dall’inizio della crisi sono state chiuse oltre 172mila stalle e fattorie, ad un ritmo di oltre 60 al giorno, con effetti drammatici sull’economia, sulla sicurezza alimentare e sul presidio ambientale. La Coldiretti calcola che ad oggi le aziende sopravvissute sono meno di 750mila, ma se l’abbandono continuerà a questo ritmo, in 33 anni non ci sarà più agricoltura lungo l’intera penisola. Dati fortemente negativi, in netto contrasto però con il numero di certificazioni alimentari, che pare sia tra i più alti d’Europa: 272 prodotti Dop e Igt, 4.886 specialità tradizionali regionali che salvaguardano la biodiversità e difendono la tradizione.

Altro fiore all’occhiello la sicurezza alimentare: secondo la Coldiretti siamo il Paese con il minor numero di prodotti con residui chimici irregolari (0,4%), quota inferiore di quasi 4 volte rispetto alla media UE (1,4%) e di quasi 20 volte rispetto ai prodotti extracomunitari (7,5%). Insomma, si tratta di eccellenze, di un modello campione nella produzione di valore aggiunto. Basti pensare che il settore agroalimentare rappresenta il 15% del PIL nazionale, con un valore complessivo di 250 miliardi di euro di fatturato, alimentato da 1,6 milioni di aziende agricole.
E dal palco di Expo – in occasione della giornata dell’Agricoltura italiana – è stato proprio il premier Matteo Renzi a parlare di fronte a una delegazione di centinaia di imprenditori agricoli di “fame d’Italia, Paese leader mondiale per fascino, suggestione e qualità dei prodotti”, pronto a cancellare Imu e Irap agricola: un aiuto concreto che se confermato potrebbe davvero salvare il settore agroalimentare, il Made in Italy e forse l’economia italiana tutta.

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