Mestieri e professioni

Consulente in frutticultura di precisione: quando le dimensioni contano

frutticultura

Prevedere quantità e qualità di un raccolto di frutta, per realizzare con largo anticipo un piano di lavoro e definire le strategie di vendita. Questa l’attività principale dell’esperto in frutticultura di precisione, una professione emergente che richiede conoscenze approfondite di agraria. Ma l’esperienza si fa, letteralmente, sul campo

di Amelia Vescovi, giornalista

Professori che si rimboccano le maniche nei frutteti. Calibro alla mano, partendo dall’assioma che i frutti rappresentano i migliori indicatori della salute dell’albero, veri e propri sensori naturali, monitorandone la crescita si possono trarre informazioni circa il loro futuro sviluppo, ed applicare la previsione alla gestione dell’intera coltura.

In cosa consiste l’attività del consulente di frutticultura di precisione? Si lavora nei campi coltivati, almeno nella prima fase di misurazione; per effettuare il controllo periodico della crescita è necessario infatti registrare i diametri di un campione di frutti presi casualmente da un numero fisso di piante per ogni ettaro di terra coltivata.
Attualmente lo strumento di misurazione più pratico è il calibro digitale. I dati raccolti vengono quindi elaborati dal consulente, che rapidamente potrà comunicare al coltivatore, in riferimento ad ognuno degli appezzamenti monitorati, la carta d’identità dei frutti che andrà a raccogliere: il tempo di crescita, il calibro previsto alla raccolta e la distribuzione in classi di pezzatura, derivata da peso e diametro. Numeri da cui dipendono il reddito finale e la produzione lorda vendibile: ecco allora che il coltivatore o il suo ufficio commerciale possono programmare in anticipo il business e prendere decisioni importanti, come ad esempio la scelta del mercato a cui rivolgersi, che può variare a seconda della pezzatura e della quantità di frutti che si otterranno in quella stagione.
E pianificare le vendite significa anche acquistare competitività nel mercato di settore.

La consulenza non si limita alla misurazione. I dati raccolti sui frutti campione possono essere impiegati per la pianificazione del metodo di coltivazione. Se il produttore conosce in anticipo quale sarà il ritmo di crescita e soprattutto il calibro dei frutti, può ad esempio apportare modifiche al programma di irrigazione e all’utilizzo di fertilizzanti, guadagnando in sostenibilità. E senza pregiudicare la produzione dell’anno che verrà.
Grazie al monitoraggio della crescita il coltivatore può verificare in tempo reale se sta operando nel migliore dei modi per ottenere una redditività ottimale. E, nel caso di cooperative e grandi gruppi produttivi che si servono della conservazione in celle frigorifere dei frutti, conoscere in anticipo la quantità consente di organizzare correttamente lo stoccaggio prima della vendita.

La frutticultura di precisione si sostituisce, attraverso tecnologia e calcolo, alla previsione più approssimativa effettuata finora dal coltivatore, che solo a fine stagione può calcolare la resa produttiva e la redditività del proprio raccolto, basata sul rapporto fra quantità e pezzatura.

In Italia la frutticultura di precisione non è ancora molto diffusa. Chi vuole intraprendere questa professione può aver frequentato istituti agrari tecnici o professionali, ma avrà maggiori opportunità laureandosi in agraria, scegliendo poi un settore di specializzazione, come appunto la frutticultura, ma anche le colture estensive, la selvicoltura, le colture protette. Aziende agricole private, grandi organizzazioni di produttori o cooperative sono gli ambienti di lavoro in cui poter fare pratica come liberi professionisti.

Al momento esiste una start-up nazionale senza diretti competitori in Italia, HK Horticultural Knowledge, formata da giovani ricercatori dell’Università di Bologna. All’estero si è affermata qualche realtà simile, ma che studia frutti diversi (avocado, kiwi), oppure settori produttivi paralleli ma distinti (ad esempio le colture estensive come mais, soya, frumento…).
“In realtà non vendiamo la nostra consulenza” dichiara Marco Zibordi, cofondatore e CEO di HK, esperto di fotosintesi, traspirazione e metodi alternativi al diradamento chimico. “Il nostro è più un servizio di information technology applicato alla frutticoltura. I dati sono presi direttamente dal cliente, il nostro sistema li elabora e restituisce in tempo reale le informazioni che il cliente solitamente interpreta in maniera autonoma. Ovviamente in qualche caso chi prova il sistema per la prima volta potrebbe aver bisogno di supporto e consigli mirati, ma in genere al cliente bastano i primi 2/3 rilievi della stagione per arrivare ad interpretare correttamente i risultati.”
“Aiutiamo il frutticoltore a spostare la produzione verso le pezzature più grandi” continua Zibordi “in quanto sono anche le meglio retribuite (anche se esistono delle eccezioni). La qualità richiesta al frutticultore su cui noi possiamo contribuire è quella dimensionale. A fine stagione contattiamo sempre i nostri clienti e insieme a loro facciamo il confronto tra i dati reali riguardanti le raccolte e le nostre previsioni, per confermare la qualità del servizio”.

“La frutticoltura di precisione dà informazioni su pezzatura e quantità dei frutti molto prima di quanto si riesca a fare con la frutticoltura tradizionale” commenta Francesco Donati, Presidente della Federazione Nazione della Frutticoltura di Confagricoltura, produttore di mele, kiwi, pesche e nettarine in provincia di Ravenna. “È indubbio che ottenere produzioni costanti in quantità e qualità, con lo stesso calibro è fondamentale. Non dimentichiamo però che le nostre sono attività produttive a cielo aperto che risentono delle situazioni climatiche. Nell’estate 2014, che in Emilia Romagna è stata particolarmente piovosa, nella mia azienda ho avuto una produzione eccellente di mele e kiwi sia come quantità che qualità; l’estate scorsa, che invece è stata più calda e siccitosa, i calibri dei frutti sono stati inferiori. Considerando ciò, possiamo dire che, dopo l’organizzazione dell’offerta, quella della qualità è la seconda priorità da affrontare.”

In Italia la produzione di frutta e verdura è molto intensa, e secondo l’elaborazione del Centro Studi di Confagricoltura su dati ISTAT, negli ultimi cinque anni l’esportazione di ortofrutta (in particolare mele, uva, kiwi, pesche-nettarine, insalate, pere, arance, pomodori e patate) è risultata in costante aumento. Ma per potenziare le vendite occorre, oltre che curare la qualità e la quantità dei prodotti, studiare strategie commerciali più innovative.
“Il problema grosso è la non organizzazione dell’offerta che ci penalizza come Paese e come singole aziende” spiega Donati. “Bisogna andare verso il modello francese di organizzazioni verticali, una per ogni prodotto. In Confagricoltura pensiamo e stiamo lavorando per far crescere l’offerta organizzata, ipotizzando nuovi modelli di aggregazione come le reti di imprese che concentrino il prodotto, prevedano strategie di mercato univoche e rafforzino la produzione. Finché non ci sarà un’offerta organizzata, che ha forza di penetrazione commerciale, gestisce il prodotto, tutela le quotazioni all’origine, ci penserei un attimo a nuovi investimenti nel settore frutticolo”.

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