Scuola

L’Europa al dialogo con i cittadini su cultura e istruzione

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Gli studenti protagonisti attivi del dibattito. Focus sull’alternanza scuola-lavoro e sul programma Erasmus

di Serena Selvarolo

All’inizio del mandato della nuova Commissione europea, il Presidente Jean-Claude Juncker ha voluto lanciare una fase approfondita di dialogo e ascolto dei cittadini su tutto il territorio dell’UE. Ha così invitato i membri della Commissione a “essere politicamente attivi negli Stati membri e nei dialoghi con i cittadini, presentando e comunicando le priorità politiche della Commissione, ascoltando le idee e dialogando con tutte le parti interessate”.

Dopo due sessioni a Milano, in cui si è parlato di politiche per la sicurezza, il dialogo è giunto a Roma lo scorso 28 ottobre nella suggestiva cornice del Teatro Argentina dove erano presenti più di 400 cittadini, compresi giovani, studenti, operatori sociali e insegnanti. Qui il commissario europeo per l’Istruzione, la Cultura, la Gioventù e lo Sport, Tibor Navracsics, e la ministra per l’Istruzione, l’Università e la Ricerca, Stefania Giannini, hanno discusso di importanti temi per il presente e il futuro dei giovani studenti e del loro passaggio nel mondo professionale.
Gli argomenti di dibattito sono stati:

  • le prospettive del Fondo europeo per gli investimenti strategici nel settore dell’istruzione;
  • le nuove priorità della strategia Education and Training 2020;
  • l’educazione alla cittadinanza come strumento per favorire l’inclusione sociale e combattere la radicalizzazione nelle scuole;
  • l’alternanza scuola-lavoro;
  • la diplomazia culturale e il ruolo della cultura nelle relazioni esterne dell’UE.

Il dibattito è entrato subito nel vivo con la risposta alla domanda “Vi sentite rappresentati dalla politica europea?” La maggioranza della platea ha risposto di no, confermando le stime dei dati Istat su base nazionale con un 68% di risposte negative. I sì sono però aumentati ponendo la domanda da un altro punto di vista, ovvero: “Quanto ti senti europeo?” e: “Cosa sarebbe l’Europa senza l’Europa?”.
La ministra Giannini è intervenuta a questo punto raccontando la sua esperienza personale di partecipazione a uno scambio tipo l’Erasmus, anche se a quei tempi non era chiamato così.
L’esperienza è stata per lei di fondamentale arricchimento personale e culturale e, come ministro, lei crede fermamente che oggi tali scambi dovrebbero diventare parte del curriculum standard per tutti gli studenti europei, un “Erasmus Curriculare” lo ha definito, al fine di renderlo fruibile dalla maggior parte della popolazione.
“Dopo la Rivoluzione Francese e quella Industriale, l’Erasmus è la terza rivoluzione che l’Europa ha sperimentato” ha commentato la ministra.
Anche il commissario Navracsics ha dichiarato che la “generazione Erasmus” rappresenta certamente un punto di svolta per l’Europa ma che divide, “come la cortina di ferro in passato ha influenzato lo sviluppo di un’identità europea”.

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Dopo le due brevi dichiarazioni di Navracsics e Giannini, la parola è passata al pubblico con l’intervento di un ragazzo di 23 anni che, iscrittosi al programma Garanzia Giovani da luglio 2014, ha espresso frustrazione per la lentezza dei progressi del sistema non avendo visto fino ad oggi risultati concreti. Il giovane lamentava inoltre il fatto che in questo tempo di attesa gli è stato impedito di lavorare.
La ministra ha risposto che questa lentezza nell’attuazione del regime di garanzia per i giovani è un problema solo italiano e non europeo, una “asfissia burocratica dell’Italia” su cui il governo sta lavorando. Inoltre, ha aggiunto la ministra Giannini, “il sistema in oggetto è stato inizialmente concepito in Italia come un semplice strumento per entrare nel mercato del lavoro e non per la formazione professionale”.
Anche il Commissario europeo è intervenuto su questo punto ricordando le questioni di bilancio a livello europeo, che possono ostacolare o favorire il regime di garanzia per i giovani, affermando inoltre che l’Italia non è il fanalino di coda e che Portogallo, Spagna e Grecia hanno difficoltà più gravi in questo senso.

Dell’Erasmus e del tema degli scambi è tornata a parlarne una ragazza all’ultimo anno di liceo, la quale ha raccontato la sua esperienza di quarto anno all’estero. Oltre a rilevare l’arricchimento ricevuto, ha sottolineato la questione degli alti costi sostenuti dalla sua famiglia per mantenerla un anno all’estero; lei è infatti la prima di quattro figli e, nel caso in cui il finanziamento restasse così basso, i genitori non potrebbero garantire la stessa esperienza ai suoi fratelli. Ha così proposto l’estensione del programma Erasmus alle scuole secondarie, ma qui il commissario Navracsics è intervenuto commentando che oggi non sarebbe possibile in quanto comporterebbe un aumento molto significativo del bilancio dell’Unione Europea.
La ministra Giannini ha poi aggiunto che quest’anno il Governo ha quintuplicato i fondi destinati all’Erasmus passando dagli 11.000 euro del 2014 ai 51.000 euro di oggi.

Il vivace dibattito ha toccato diverse altre questioni, che sono andate dall’educazione stradale nelle scuole, alle lingue straniere, alla digitalizzazione, e alle possibilità per i fondi strutturali dell’UE di finanziare infrastrutture scolastiche come i laboratori.

In un invito ad assumere una vera e propria identità europea, la ministra Giannini ha condiviso il suo sogno di uno “Schengen per gli insegnanti”, per una vera condivisione delle esperienze che vada al di là di ciò che è attualmente previsto dal programma Erasmus per il corpo docente.

Un certo numero di scuole e insegnanti ha poi presentato il memorandum strategico firmato dal Governo italiano e dalla Commissione Europea, che mira a utilizzare il database aperto sull’uso dei fondi strutturali in Italia come strumento didattico nelle scuole al fine di ottenere un controllo sociale decentrato dell’uso dei fondi. Sia la ministra sia il commissario hanno elogiato questo progetto. Inoltre, Giannini ha proposto che queste buone pratiche dovrebbero entrare a far parte del curriculum standard di studenti e insegnanti.

Un altro intervento, questa volta da parte di un’insegnante di scuola degli adulti, ha posto l’attenzione sull’esclusione dai programmi di scambio culturale dei ragazzi problematici – li ha definiti “gli ultimi studenti” – chiedendo di riattivare programmi come il Grundtvig previsto dal Lifelong Learning Programme 2007-2013.
Navracsics ha risposto che l’Europa sta lavorando affinché tutti i progetti d’istruzione e formazione diventino accessibili a tutti i giovani, anche a quelli disagiati.

In conclusione, due ragazze di 13 anni appartenenti ad una scuola media romana hanno preso la parola per affermare che la crisi economica non dovrebbe spegnere la loro passione per la vita e il futuro, e che l’Europa dovrebbe aiutare tutti i giovani nel raggiungimento dei propri obiettivi.

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