Pensioni

Le proposte normative dell’Inps

tito-boeri

A giugno l’Inps ha consegnato un documento al Governo con le proprie proposte normative. Ora il documento, dal titolo “Non per cassa ma per equità”, è stato reso pubblico dall’Istituto

La proposta elaborata dall’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale, prevede:

  1. L’istituzione del Sostegno di Inclusione Attiva per gli ultra55enni.
  2. Il riordino delle prestazioni assistenziali per gli ultra65enni.
  3. La modifica del regime delle prestazioni assistenziali alle pensioni in regime internazionale.
  4. L’aggiustamento attuariale dei trattamenti pensionistici elevati e il ricalcolo dei vitalizi.
  5. L’uscita flessibile.
  6. L’unificazione gratuita delle pensioni maturate in regimi diversi.
  7. Nuove opportunità di versare contributi per il lavoratore e il suo datore di lavoro.
  8. L’armonizzazione delle regole dei dirigenti sindacali con quelle degli altri lavoratori nel pubblico impiego.

“Complessivamente” spiega l’Inps “il pacchetto di misure proposto va a beneficio dei contribuenti attuali e futuri in quanto riduce il debito pensionistico implicito. Abbatte del 50% la povertà fra chi ha più di 55 anni e non ha ancora maturato i requisiti per la pensione. Mentre aumenta la sostenibilità finanziaria del sistema previdenziale, lo rende più equo e dunque anche socialmente più sostenibile. Aumenta la libertà di scelta quanto alla data da cui si decide di percepire la pensione imponendo equiparazioni di trattamenti fra chi ottiene la pensione prima e chi la ottiene dopo; questo contribuisce ad aumentare il benessere delle famiglie e a rendere più efficiente la gestione del personale da parte delle imprese, facilitando la ristrutturazione dell’industria italiana.

Agevola il turnover nella pubblica amministrazione, liberando posti per nuove competenze. Semplifica il sistema e rimuove le penalizzazioni in essere per lavoratori che hanno carriere fra il pubblico e il privato oltre che fra gestioni diverse. Dal punto di vista congiunturale, ha un contenuto espansivo ma senza mettere a rischio la tenuta dei nostri conti pubblici dato che complessivamente porta a ridurre il debito pubblico”.

Per quanto riguarda i costi, l’Inps spiega che sono limitati, a carico di circa 230.000 famiglie ad alto reddito (appartenenti perlopiù al 10% della popolazione con redditi più alti) che si vedono ridurre trasferimenti assistenziali loro destinati in virtù di una cattiva selettività degli strumenti esistenti.

Tra i potenziali “perdenti” anche circa 250.000 percettori di pensioni elevate, legate in gran parte all’appartenenza a gestioni speciali, e non giustificate dai contributi versati durante l’intero arco della vita lavorativa, oltre che più di 4.000 percettori di vitalizi per cariche elettive.

I lavoratori con lunghe anzianità contributive (ma che hanno iniziato a lavorare dopo il compimento del diciottesimo anno d’età) che decidessero di accedere a pensioni anticipate, si vedrebbero applicare una riduzione di queste prestazioni che può arrivare fino al 10%. Si tratta di circa 30.000 persone all’anno e in via di riduzione.

L’Inps aggiunge che è da valutare se la presenza di correzioni attuariali renda non più necessaria l’indicizzazione alla speranza di vita dei requisiti contributivi per l’accesso alle pensioni anticipate (ad esempio congelando i requisiti a 43 anni per gli uomini e a 42 anni per le donne).

Con questa elaborazione dell’Inps non sarebbe più possibile per i dirigenti sindacali applicare alla contribuzione aggiuntiva le regole di calcolo più vantaggiose presenti per la gestione pubblica fino al 1992.

(D.M.)

Potrebbe interessarti