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Rapporto Green Italy 2015. In aumento la ricerca di lavoratori con competenze green

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Pubblicato il VI Rapporto di Fondazione Symbola e Unioncamere sulla Green Economy in Italia. Un’impresa su quattro scommette su innovazione, ricerca, design e qualità. Le nostre imprese hanno deciso: meglio investire in tecnologie green. E si apre la porta all’occupazione nei green jobs

di Daniela Molina, giornalista

Il rapporto GreenItaly 2015 di Fondazione Symbola e Unioncamere, che alleghiamo all’articolo, promosso in collaborazione con il Conai, misura la forza della Green Economy nazionale. Da esso risulta che il 24,5% (ovvero 372.000 imprese) del totale delle imprese italiane che operano nei campi dell’industria e dei servizi dal 2008 al 2015 hanno investito in tecnologie green per ridurre l’impatto ambientale, risparmiare energia e contenere le emissioni di CO2. L’orientamento green si conferma dunque un fattore strategico per il Made in Italy, un fattore che offre alle aziende 102,497 miliardi di valore aggiunto, pari a oltre il 10% dell’economia nazionale.

Accanto a questo cambiamento molto atteso per far pendere l’ago della bilancia sulla sostenibilità ambientale e dunque sul benessere di tutti, assistiamo a quello prettamente occupazionale. Oggi infatti gli occupati grazie alle proprie competenze green sono 2,942 milioni. Si tratta di coloro che lavorano nell’ambito dei Green Jobs, i lavori verdi. E la loro cifra corrisponde al 13,2% dell’occupazione nazionale ed è destinata a salire.
Dalla Green Economy arriveranno infatti le prossime assunzioni, considerando che entro fine anno le aziende dichiarano di dover assumere 294.200 lavoratori con competenze green. Si tratta della maggioranza delle offerte di lavoro, ovvero il 59% dell’intera domanda di lavoro nazionale.

Sono ben 120.000 – e parliamo solo di quest’anno – le imprese che hanno deciso di investire nel Green: il 36% in più rispetto al 2014. Ed è proprio questo a renderci – per una volta tanto – leader europei in alcuni campi dello sviluppo sostenibile e uno di questi è proprio l’occupazione nei green jobs.

Il presidente di Symbola, Ermete Realacci, a questo proposito spiega: “la vocazione italiana alla qualità si esprime in una tensione al futuro che ha avuto proprio nella green economy uno strumento formidabile per migliorare i processi produttivi, realizzare prodotti migliori, più belli, apprezzati e responsabili. Puntando sul green, non solo il Made in Italy ha coniugato qualità, tradizioni, innovazione e competitività, ma ha aperto la via dell’economia circolare. Un nuovo modello di sviluppo che somiglia molto a quell’economia a misura d’uomo, che rifiuta lo scarto, attenta alla custodia della casa comune di cui parla Papa Francesco. Un’economia in cui un’Italia che fa l’Italia è già in campo, che è strategica anche per il Pianeta e può rappresentare il nostro contributo alla Cop21 di Parigi”.

Il Presidente di Unioncamere, Ivan Lo Bello aggiunge: “l’evoluzione ecosostenibile di una buona parte del nostro sistema produttivo è stata funzionale alla crescita della qualità delle nostre produzioni e della loro capacità competitiva. È importante fare emergere con queste analisi l’Italia dell’innovazione che scommette sul futuro. Continuare a far crescere questo volto ‘verde’ della nostra economia vuol dire anche adoperarsi per creare un contesto più innovativo e competitivo. Le Camere di commercio sono già coinvolte su questo fronte e intendono moltiplicare il proprio impegno. Nella convinzione che, oggi, la scelta della sostenibilità non sia rinviabile”.

L’export premia l’innovazione green

Le aziende della Green Italy hanno un dinamismo sui mercati esteri nettamente superiore al resto del sistema produttivo italiano: esportano nel 18,9% dei casi, a fronte del 10,7% di quelle che non investono nel verde. E se si tratta di manifattura esportano il 43,4% contro il 25,5%.
Inoltre, sono più presenti nei mercati extra-europei.
Sono proprio le imprese verdi poi a innovare di più: il 21,9% ha sviluppato nuovi prodotti o servizi, contro il 9,9% delle non investitrici.
Il risultato di questo lavoro, di questa attenzione all’ambiente, è che il fatturato, spinto da export e innovazione, è aumentato, fra 2013 e 2014, nel 19,6% delle imprese che investono green, contro il 13,4% delle altre. Percentuali che nel manifatturiero salgono al 27,4% contro il 19,9%.

I Green Jobs

Anche nel creare lavoro la sostenibilità è un fattore fondamentale e non solo tra le imprese “eco-investitrici”. Basti pensare che il 14,9% delle assunzioni previste per il 2015 (74.700 posti di lavoro) riguarda green jobs. Nell’area aziendale della progettazione e della R&S (Ricerca e Sviluppo) si arriva addirittura al 67%, “con i green jobs che diventano i veri protagonisti dell’innovazione”.
Se poi andiamo oltre lo steccato dei green jobs propriamente detti e guardiamo anche alla richiesta di figure professionali con competenze green, vediamo che le assunzione con questi requisiti sono 219.500.
A conti fatti si tratta quindi di 294.200 lavoratori Green che vengono cercati dalle aziende: il 59% della domanda di lavoro.

INSERIRE QUI UNA TABELLA GREEN JOBS

E non si creda che i lavoratori verdi vengano cercati solo dalle grandi aziende, per via delle nuove leggi – soprattutto quelle relative all’energia – anche le nostre piccole e medie imprese sono a caccia di teste che pensino in verde.
Già ora le PMI italiane primeggiano a livello europeo sul fronte della riconversione verde dell’occupazione: dalla fine del 2014, il 51% di esse ha almeno un green job, più che nel Regno Unito (dove la percentuale è del 37), Francia (32%) e Germania (29%).

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Ma su quali green jobs puntano le aziende italiane? Dove scelgono di investire denaro?
I primati Green delle nostre aziende sono soprattutto in materie prime ed energia e nella produzione inferiore di rifiuti e di emissioni. La parola d’ordine è efficienza o, in termine più tecnico, efficientamento.
Eurostat certifica che le imprese italiane, con 337 kg di materia prima ogni milione di euro prodotto, non solo fanno molto meglio della media UE (497 kg), ma si piazzano seconde tra quelle delle grandi economie comunitarie dopo le britanniche (293 kg), davanti a Francia (369), Spagna (373) e ben avanti alla Germania (461).
Stesso dicasi per l’energia utilizzata. Le imprese italiane risultano al secondo posto tra i “Big player” europei, dietro solo al Regno Unito. E sono le più efficienti in Europa.

Le aziende italiane sono anche leader in Europa nel riciclo industriale: “a fronte di un avvio a recupero industriale di oltre 163 milioni di tonnellate di rifiuti riciclabili su scala europea, nel nostro Paese sono stati recuperati 25 milioni di tonnellate, il valore assoluto più elevato tra tutti i paesi europei (in Germania sono 23). Riciclaggio nei cicli produttivi che ci ha permesso di risparmiare energia primaria per oltre 15 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio ed emissioni per circa 55 milioni di tonnellate di CO2. L’Italia è inoltre tra le principali economie europee, seconda solo alla Germania, in termini di percentuale di riciclo e di recupero di rifiuti di imballaggio, facendo meglio di Spagna, Francia e Regno Unito”.

Geografia degli eco-investimenti e dei Green Jobs

Al luogo in cui si investe di più per l’impatto ambientale e il risparmio energetico, corrisponde il luogo in cui si offrono posti di lavoro Green
La green Italy è diffusa in modo piuttosto uniforme lungo tutto lo Stivale, ma nel Nord trova il suo punto di forza, con la Lombardia che guida la classifica regionale per numero delle imprese green (71.000, quasi un quinto del totale). Seguono a distanza Veneto e Lazio, rispettivamente con 34.770 e 31.010 imprese green, poi Emilia Romagna (30.710 imprese) e Campania (27.920).
Altre aziende che hanno investito per migliorare le loro performance ambientali le troviamo in Piemonte (27.330), Toscana (26.770), Puglia (23.300), Sicilia (22.520) e Marche (10.800).

Vista la presenza prevalente di imprese green nel Nord-Ovest, anche la diffusione geografica della domanda di green jobs si concentra soprattutto nel Nord-Ovest, dove le assunzioni previste per il 2015 arrivano a sfiorare le 26.000 unità, di cui ben 19mila solo in Lombardia.
Buone prospettive per le assunzioni dal mondo della green economy anche nel Nord-Est, dove le assunzioni di green jobs programmate entro l’anno sono quasi 16mila, grazie soprattutto alla richiesta del Veneto, dove se ne contano 6.210 unità.
Ma anche al Sud e nelle Isole sono previste delle assunzioni di green jobs nel 2015: 17.600 unità.
Al Centro invece le richieste di lavoratori green si attestano sulle 15.170 (tra queste 9.410 nel Lazio).
Infine, tra le regioni con offerte di green job troviamo anche l’Emilia Romagna (6.390), il Veneto (6.210) e la Campania (5.030).

A livello di provincia, il più elevato numero di assunzioni di green jobs programmate per quest’anno lo offre la provincia di Milano (11.450 unità), cui seguono quelle di Roma (8.060), Torino (3.110) e Napoli (2.860).

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I green jobs più richiesti

Tra le figure professionali verdi, i green jobs più richiesti sono: l’installatore di impianti termici a basso impatto, l’ingegnere energetico, il tecnico meccatronico, l’ecobrand manager, l’esperto di acquisti verdi, l’esperto in demolizione per il recupero dei materiali, l’esperto del restauro urbano storico, il serramentista sostenibile, l’esperto nella commercializzazione dei prodotti di riciclo, il programmatore delle risorse agroforestali, l’esperto in pedologia (la scienza che studia il suolo, la genesi, sua composizione, le variazioni, soprattutto a fini agricoli), l’ingegnere ambientale, lo statistico ambientale e il risk manager.

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