Pari opportunità

Voucher baby sitter o asilo nido a tutte le lavoratrici

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Un supporto economico dato dal Governo allo scopo di permettere a tutte le lavoratrici, anche quelle autonome, e alle imprenditrici di avere pari opportunità nel mondo del lavoro

Come abbiamo spesso detto da queste pagine, nonostante le diverse leggi che cercano di stimolare le pari opportunità di genere, nel mondo del lavoro esiste una disparità di genere fondamentale: della cura della prole sembra siano obbligate ad occuparsene esclusivamente le donne, spesso costrette a barcamenarsi tra figli, casa e lavoro ed essendo alla fine costrette a fare una scelta “di povertà”: lasciare il lavoro per seguire la famiglia. Ciò significa rinunciare a uno stipendio o comunque a un’entrata perché – come dicono tutte – “se devo andare a lavorare per pagare una baby sitter o l’asilo nido tanto vale che resti a casa io”. Ma questo significa anche rinunciare a un’entrata economica che può essere maggiore, a una carriera, a una realizzazione personale, a un’attività lavorativa per la quale si è studiato per anni, a un’idea imprenditoriale, magari a un sogno. E ricordiamo anche una cosa: una volta uscite dal mondo del lavoro per le donne non è quasi più possibile rientrare. E allora ecco che in Parlamento, in occasione della Legge di Stabilità, si è discusso anche di questo e si è pensato di dare un supporto economico alle donne per permettere loro di non abbandonare la propria attività lavorativa, di qualunque genere essa sia. Si è deciso di dare il voucher che già si offriva ad alcune mamme lavoratrici anche alle imprenditrici, alle professioniste, alle lavoratrici autonome.

Hanno partecipato alla discussione tante parlamentari, di ogni partito o lista civica, perché si tratta di un argomento trasversale, che riguarda tutte le italiane.
Per esempio la firmataria dell’emendamento che ha esteso a tutte le mamme questo aiuto economico è la presidente delle donne SVP (partito cristiano del Sud Tirolo) la deputata Renate Gebhard la quale ha dichiarato: “È importante che nella legge di Stabilità 2016 sia stata introdotta l’estensione del voucher baby sitter o asilo nido alle lavoratrici autonome e alle imprenditrici, estendendo così quanto già confermato per il 2016 per le altre lavoratrici che diventano o sono mamme. È l’obiettivo che ho posto con un emendamento a mia firma e che è stato accolto. È un impegno che avrà tempi certi, giacchè è stabilito che i criteri per l’applicazione di tale misura dovranno essere fissati dal Ministero del Lavoro entro 60 giorni dall’entrata in vigore della legge di stabilità”.

Il consenso all’introduzione di questa misura è stato ampio e lo stanziamento di risorse per il 2016 sarà pari a 22 milioni di euro (20 per tutte le lavoratrici dipendenti e 2 per le autonome e le imprenditrici). Quella dell’estensione è una misura sperimentale, prevista solo per il 2016 al momento. Il voucher avrà un valore di 600 euro al mese e si potrà usare per pagare o una baby sitter o la retta di un asilo nido (pubblico o privato) convenzionato. Si avrà diritto a ricevere il voucher per 6 mesi.I criteri di accesso e le modalità di utilizzo saranno stabiliti con Decreto del Ministero di Lavoro di concerto con il Ministero dell’Economia.

Intanto la Sottosegretaria al Lavoro, Teresa Bellanova, esprime soddisfazione “per la continuità delle scelte a favore del reddito, dell’occupazione e della conciliazione” spiegando che lo scopo del voucher “è quello di fare in modo che la donna non esca per 11 mesi consecutivi dal posto di lavoro e quindi non perda opportunità di carriera perché sappiamo che quello è l’anno in cui le donne sono più vulnerabili”.
La Sottosegretaria Bellanova ha così commentato alcune delle misure previste dalla Legge di Stabilità 2016 tra cui quelle in favore delle mamme: “Ritengo molto significativa l’introduzione della possibilità di includere i periodi di maternità nel conteggio delle presenze della lavoratrice in azienda per i premi di produttività così come la possibilità di cumulo del riscatto degli anni di laurea con il periodo di maternità facoltativa fuori dal rapporto di lavoro. Se a tutto ciò si aggiungono le misure per la conciliazione, a partire dal rifinanziamento, per il 2016, del voucher baby-sitting a favore delle neomamme, esteso – come ci eravamo impegnati a fare una volta constatata la bontà della misura – anche alle lavoratrici autonome o imprenditrici e, ancora, il raddoppio dei giorni di congedo parentale obbligatorio per i papà, credo che la concretezza delle azioni del governo e la continuità dei suoi interventi non facciano lo stesso rumore di tante polemiche, però siano ciò che serve a quel cambiamento di cui l’Italia ha bisogno”.

Soddisfazione per l’allargamento della misura anche alle imprenditrici la esprime anche Confartigianato. La presidente di Donne Impresa Confartigianato, che rappresenta 359.000 imprenditrici artigiane, Edgarda Fiorini, parla di “un passo avanti per riconoscere alle donne il diritto a coniugare attività d’impresa e impegni familiari e colmare le disuguaglianze rispetto alle dipendenti” e sottolinea la necessità di rendere strutturale questo intervento che aiuta le imprenditrici a conciliare lavoro e famiglia. “È necessario” spiega “superare definitivamente l’incomprensibile disparità di trattamento tra dipendenti e imprenditrici. Una discriminazione particolarmente odiosa nei confronti delle titolari d’impresa escluse dagli interventi a tutela della maternità previsti per le lavoratrici dipendenti e che attualmente non godono di alcun sostegno per coniugare gli impegni professionali con la cura della famiglia”.

Anche la CNA Impresa Donna esprime grande soddisfazione per questo emendamento. La Presidente Paola Sansoni dichiara: “Il Parlamento ha finalmente sanato, in via di principio, una disparità ingiustificata e insopportabile fra diverse categorie di madri lavoratrici presente finora nella legislazione. Il nostro Welfare incomincia a ridurre le differenze e le diseguaglianze sociali tra lavoratori autonomi e dipendenti. Anche in futuro sarà importante che il legislatore tenga sempre presente che il lavoro femminile non ha distinzioni”.

Riguardo ai congedi parentali, ricordiamo che ora possono essere utilizzati a ore e che si possono richiedere per più anni e precisamente: quelli retribuiti fino a 6 anni di vita del bambino e quelli non retribuiti fino a 12 anni di età del bambino.
Inoltre, la novità è che dal 1° gennaio 2016 tutte le imprese e le organizzazioni sindacali avranno la possibilità di fare contratti aziendali di secondo livello e dovranno considerare e utilizzare anche il permesso che le donne prendono per la maternità. “Quando si fanno accordi per il salario aggiuntivo” spiega la Sottesegretaria al Lavoro “la maternità deve essere considerata come presenza in azienda perché non è una scelta della donna quella di non essere presente. Invece è una scelta da rispettare quella di fare un figlio”.

(D.M.)

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