Pari opportunità

Donne al comando: una guida sicura?

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In Umbria le aziende con una donna al vertice sono il 26% del totale. Un convegno a Terni sull’empowerment femminile e la Womenomics

a cura di Camilla Orsini, giornalista

Un risultato positivo nel quadro italiano, ma che andrebbe aumentato: l’empowerment femminile è infatti un valore economico per l’Italia intera, capace di garantire anche un aumento del PIL del 15%. Ma è un traguardo raggiungibile? Se ne è parlato a Terni nel convegno sul tema organizzato dalla delegazione Umbra dell’AIDDA, l’Associazione Imprenditrici e Donne Dirigenti di Azienda.

Una donna è tante cose: amica, moglie, mamma. Ma è anche una risorsa economica di qualità che produce PIL, benessere, sicurezza, che riduce i rischi dell’azienda di cui è a capo, che migliora la qualità della vita e soprattutto che innesca un circolo virtuoso di opportunità e crescita. Tutto questo ha un nome: si chiama “Womenomics” (Women=donne + Economics=economia) ed è la teoria economica secondo la quale il lavoro delle donne è oggi il più importante motore dello sviluppo economico mondiale.

“Siamo donne capaci, in gamba, abbiamo acquisito competenze specifiche, siamo presenti in ogni mestiere” spiega Tiziana Tombesi, presidente AIDDA delegazione Umbria. “Alcuni dati stimano che nel 2020 le donne supereranno la componente maschile, ma la strada da fare è lunga e per prima cosa dobbiamo imparare a metterci in gioco”.

Secondo Paola Profeta – docente dell’università Bocconi di Milano e autrice di numerose pubblicazioni, l’ultima delle quali è “Women Directors. The Italian Way and Beyond” – l’empowerment femminile (ossia la presenza delle donne leader in ruoli apicali) ha effetti positivi non solo per le donne direttamente interessate ma anche per l’intera società e per il mondo economico generale. “Grazie all’introduzione in Italia della legge 120/2011 detta Golfo-Mosca è stato possibile studiare in modo rigoroso le conseguenze della presenza di donne nei consigli di amministrazione e nei collegi sindacali di società quotate e di società a controllo pubblico”, spiega la docente. Eppure, nonostante questo, l’Italia è ancora indietro nel raggiungimento dell’uguaglianza di genere.

Se nei dati forniti dal World Economic Forum sul Global Gender Gap nessun Paese nel mondo ha ancora raggiunto la parità dei sessi, nei 145 Stati presi in esame va sottolineato che l’Italia occupa solamente il 41° posto – anzi, il 111° se si considerano le reali opportunità economiche per le donne.

“Generalmente le donne nel livello dell’istruzione superano qualitativamente la componente maschile” spiega Loris Nadotti, presidente del corso di laurea in Economia Aziendale distaccamento di Terni. “Hanno voti migliori, sono più costanti e non vanno fuori corso. Il problema si pone quando entrano nel mondo del lavoro, dove sono ancora ampiamente sottovalutate”. Ed è un vero peccato, perché il Fondo Monetario Internazionale (FMI) stima per l’Italia un aumento del 15% del PIL a fronte del raggiungimento della parità di genere nel mercato del lavoro.

Eppure qualche passo in avanti è stato fatto, e l’Umbria ne è un caso-esempio felice:
“In Italia il numero delle aziende con una donna al vertice rappresenta il 22% del totale” commenta l’umbra Luisa Todini, presidente di Poste Italiane. “Ma nella nostra regione, in Umbria, questo risultato è in aumento: siamo infatti arrivati al 26% del totale”.

La tesi vincente per favorire sempre di più l’ascesa femminile in ruoli apicali consiste – secondo la psicologa, psicoterapeuta e consulente aziendale Fabiola Sacramati – nel conoscere e favorire la psicologia delle donne leader.
“Dagli ultimi studi sono emerse differenze tra il cervello femminile e quello maschile, che sono diversi sia dal punto di vista delle dimensioni che della densità” aggiunge la psicologa. “Non a caso, le caratteristiche principali della psicologia femminile sono l’intelligenza emotiva, l’intuizione e il multitasking”.

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A dare ragione a Fabiola Sacramati sono le neuroscienze (“Il cervello delle donne”, Louann Brizendine), che spiegano tali differenze:
• Nel cervello femminile la percentuale di neuroni nell’area associata alle emozioni e alla memoria è maggiore dell’11% rispetto al cervello maschile;
• Il cervello femminile ha una quantità di connessioni maggiore anche del 30% rispetto a quello maschile. Per questo la donna è multitasking, in grado cioè di lavorare su più progetti contemporaneamente;
• Quando il cervello maschile è a riposo l’attività elettrica rimane attiva al 30%, mentre nelle stesse condizioni quello femminile resta attivo al 90%. In poche parole, mentre le donne dormono, ricevono informazioni e le elaborano tre volte di più rispetto agli uomini.
“Queste caratteristiche hanno ovviamente una faccia positiva e una negativa” conclude la psicologa Sacramati. “L’intelligenza emotiva rende le donne capaci di cogliere le esigenze e i pensieri delle persone che le stanno accanto, ma le rende anche più vulnerabili e inclini al melodramma”.

L’unica via possibile per uno sviluppo del Paese al 100% delle proprie capacità è rendere complementare il lavoro femminile con quello maschile. Con le stesse possibilità, quindi, di avanzamento professionale, di guadagno economico e di soddisfazione personale.

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