Pensioni

Donne e pensioni. Il tesoretto nascosto e “deviato”

presidente

Continua il nostro viaggio all’interno del mondo delle pensioni e dei contributi da versare per ottenerle. Stavolta intervistiamo Federica Rossi Gasparrini, già sottosegretario di Stato con delega al Lavoro, attuale presidente del Comitato Fondo Pensione Previdenza INPS per le persone che svolgono lavori di cura non retribuiti derivanti da responsabilità familiari

di Daniela Delli Noci, giornalista

Docente di matematica e giornalista pubblicista, Federica Rossi Gasparrini è stata eletta Deputata alle politiche del 2006, dopo essere stata Sottosegretario di Stato con delega al Lavoro nel primo Governo Prodi. Fondatrice della Federazione Nazionale Casalinghe, di cui è tuttora presidente nazionale, ha ottenuto, dal Parlamento, con la collaborazione di molte donne, alcuni importanti provvedimenti, come la legge 493/99 sulla sicurezza delle abitazioni, l’assegno di maternità per le casalinghe ed il loro riconoscimento quali “lavoratrici”, l’assegno per le famiglie economicamente deboli, i libri di testo gratuiti fino all’età dell’obbligo, la costituzione del Fondo di Solidarietà per i mutui prima casa, di cui è prima firmataria. È stata, inoltre, membro della Commissione Nazionale delle Pari Opportunità presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Impegnata in varie iniziative volte all’occupazione di donne e giovani, Federica Rossi Gasparrini ricopre attualmente, tra l’altro, le cariche di presidente del Comitato Fondo Pensione Previdenza INPS per le persone che svolgono lavori di cura non retribuiti derivanti da responsabilità familiari e di presidente del Comitato Amministratore del Fondo Infortuni Casalinghe INAIL.

Intervistata da Donna in Affari, la presidente di Federcasalinghe ha posto l’accento sul cospicuo Fondo Pensione Inps dedicato a chi sostiene la famiglia, un “tesoretto” di oltre 320 milioni di euro che, nel corso di lunghi anni a partire dalla sua costituzione, avvenuta nel 1937, è stato distolto dalla sua vera destinazione e non è stato riconosciuto a chi, come le donne, svolge con tanto impegno, e senza retribuzione, un lavoro di cura nell’ambito della propria famiglia.

DiA: Donne e pensioni. Un rapporto problematico?

ROSSI GASPARRINI: Voglio parlare delle donne in generale, ma in particolare di quelle che hanno un lavoro e a cui auguro che duri per tutta la vita, perché in questo modo si potranno garantire un futuro. Purtroppo oggi ci sono delle incertezze notevoli e parlo della maggioranza delle donne italiane; che si chiamino studentesse, inoccupate, iscritte all’università, quel che si vuole, si tratta in ogni caso di casalinghe, o, comunque, di persone che non versano contributi derivanti da un rapporto di lavoro stabile.
Parto con un allarme che ho nel cuore: la reversibile. Questo tipo di pensione ha avuto dei risvolti positivi, ma io l’ho sempre vista come una risposta triste alle donne che lavorano nella famiglia e che poi, se rimangono vedove, hanno diritto alla pensione. Una donna come me, che lavorava come insegnante e che aveva il proprio futuro garantito, quando parlava con le donne e le osservava con occhio esterno, si accorgeva dell’assoluta diseguaglianza di cui erano oggetto. Si diceva alle donne, soprattutto a coloro che lavoravano in famiglia: tuo marito paga i contributi, ma potrai averne i benefici solo se muore. Oggi è peggio, perché in Italia c’è un’alta percentuale di separazioni e la donna, quando divorzia, perde il diritto alla reversibile, o meglio, ha diritto solo a una parte di essa. Questo vale anche per gli uomini, naturalmente. Guardando alle donne che non lavorano, il problema esiste e deve essere affrontato.
Si può, cambiando le leggi, mettere in sicurezza tutti, togliendo alcuni diritti a chi li ha ricevuti per legge, ma in modo forse non trasparente.

DiA: Può suggerire una soluzione?

ROSSI GASPARRINI: Esiste un Fondo pensione Inps, da me presieduto, che si rivolge alle persone che svolgono lavori di cura non retribuiti derivanti da responsabilità familiari; ha una storia lunghissima, partita da un regio decreto del 1937. Nel corso del tempo ha subito varie modifiche e quando, nel 1965, vi fu un cambiamento normativo, le donne si iscrissero copiosamente al Fondo, per il quale non era stato, però, previsto l’adeguamento al costo della vita. Alle donne – che avevano effettuato pagamenti pesantissimi in tempi precedenti all’inflazione, arrivata anche al 20% – si finì per dare 100 lire di pensione al mese, una miseria. Il Fondo è stato poi ulteriormente cambiato e il ricco bottino ha ricevuto altre destinazioni, per il solito meccanismo del bipolarismo, in base al quale Camera e Senato “giocano a palla” sulle norme. Le somme sono state utilizzate in modi legittimi, certo, ma non sono state impiegate per le donne. Le persone iscritte prendono oggi 70 euro al mese di pensione e 20 euro per l’invalidità. Stiamo lavorando per cambiare il Fondo, di recente abbiamo avuto un incontro con il Governo, nel corso del quale abbiamo portato una proposta di modifica.
Nel 2008 il Fondo è stato dichiarato “di pari opportunità”, è stata tolta la vigilanza al ministro del Lavoro ed è stata data al presidente del Consiglio dei ministri, che a questo punto deve intervenire. Non chiediamo soldi alla collettività, ma solo condizioni di diritto, alcune delle quali esistono già.
Se modificano, aggiornandolo, questo fondo pensioni, non lo fanno solo per la casalinga a tempo pieno, ma per tutti coloro che, nell’arco della vita, possono avere dei periodi di interruzione dei contributi obbligatori; si può dare loro la possibilità di integrarli in un modo molto razionale e moderno. Ci vuole, però, la volontà del Governo e del Parlamento; si deve tener conto che il fondo ha 328 milioni di risorse investite, un bel tesoretto.
Attualmente la deducibilità fiscale è uguale a quella degli altri fondi, ma non ha il tetto massimo, quindi può essere molto conveniente.
Ho dovuto combattere ogni volta con molta determinazione, per fare in modo che si rispettassero le priorità delle disposizioni normative.
Il comitato amministratore ha deliberato, a febbraio, le modifiche al Fondo che ritiene utili per trasformarlo in un prodotto valido per i cittadini. Secondo quanto previsto dalla legge, le proposte di modica sono state trasmesse all’Inps, che a sua volta deve inviarle al ministero del Lavoro; ad oggi, non sappiamo se l’Inps abbia ottemperato a questo dovere, non abbiamo avuto risposta.

DiA: Un consiglio alle donne, soprattutto alle più giovani?

ROSSI GASPARRINI: C’è molto lavoro da fare, ma a crederci devono essere prima di tutto le donne; se lasciano le loro rappresentanti da sole a combattere per ottenere i loro diritti, indeboliscono il proprio potere contrattuale, anziché accrescerlo.
La riforma che abbiamo proposto dà la possibilità a tutti i pensionati, non solo a quelli che percepiscono la reversibilità o altre pensioni particolari, di accedere al Fondo. Abbiamo inoltre chiesto che la somma del 13% destinata all’Inps in virtù del lavoro accessorio, che è pagato con i voucher, possa essere dirottata da chi è iscritto al Fondo sulla propria pensione, trasformandolo in garanzia personale. Il presidente dell’Inps e il Governo ne hanno verificata la fattibilità; potrebbe essere una risposta alle donne che desiderano andare in pensione prima del tempo e che, con questo sistema, possono svolgere un lavoro accessorio, meno impegnativo, che può però garantire, negli anni, un arrotondamento della propria pensione.

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