Imprenditoria femminile

DALLE MARCHE A BRUXELLES PER L’IMPRENDITORIA GIOVANILE

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Incoraggiare, supportare la creazione d’impresa e conciliare vita-lavoro. Questi alcuni dei punti essenziali del Progetto iEER, nato per  incrementare un ambiente imprenditoriale innovativo nelle regioni dell’Unione.

di Catiuscia Ceccarelli, giornalista

Presentato nei giorni scorsi presso il Comitato delle Regioni a Bruxelles, iEER è considerato un progetto faro, finanziato in parte con i fondi Interreg Europe per lo sviluppo regionale e realizzato in stretto contatto con il Comitato delle Regioni e la direzione generale dello Sviluppo della Commissione.
Le Marche sono una delle dieci Regioni Ue partner, insieme a realtà regionali di Helsinki, Contea del Kerry, Land di Brandeburgo, Hauts de France, Irlanda del Nord, Regione della Danimarca Sud, Governo regionale di Valencia, Pomerania Occidentale (Polonia) e Regione Ovest della Romania.  

All’Assessore al Lavoro della Regione Marche, Loretta Bravi, abbiamo chiesto da dove nasce l’esigenza di puntare sull’imprenditorialità giovanile?
“Nasce dal fatto che i giovani rischiano di rimanere ai margini di una progettualità imprenditoriale. Su di loro finora vi è stato un puro progetto di formazione, si intende invece creare una coesione tra istruzione, formazione e lavoro. Che i giovani possano traghettare le eccellenze tradizionali marchigiane nella prospettiva di una innovazione competitiva a livello internazionale.”

In che cosa consiste il Progetto?

“Il progetto IEER ha come obiettivo la creazione di un eco- sistema regionale favorevole all’imprenditorialità giovanile e, dunque, l’introduzione di azioni innovative  nell’ambito del FSE (Fondo Sociale Europeo) e FESR (Fondo Europeo per lo Sviluppo regionale) . Sono previsti seminari tematici con il coinvolgimento degli stakeholder, tra i quali certamente giovani  imprenditori e le istituzioni formative , scambi di buone pratiche e campi di apprendimento all’estero, dai quali trarre stimoli per la realizzazione di interventi innovativi in una logica di sistema regionale.”

Assessore Bravi, in un clima economicamente complicato, in cui le nuove idee d’impresa fanno fatica a restare a galla, una volta decollate, per via soprattutto della pressione fiscale, in che modo il progetto in questione può essere di sostegno?

“Il progetto IEER distingue tre momenti essenziali: incoraggiare le competenze imprenditoriali nei giovani e la loro attivazione, supportare la creazione d’impresa e la fase di inizio, aiutare l’impresa innovativa a nascere ed espandersi.  Il progetto lavorerà su tutti e tre gli aspetti, creando opportunità di accompagnamento che significa introduzione di risorse e strumenti europei e un lavoro di rete, e favorendo un monitoraggio degli esiti e dei risultati. Un’ iniziativa in partenza dove abbiamo cercato di inserire nell’alveo aziendale e dei servizi sociali i bandi per la conciliazione vita-lavoro: questo è un aiuto per l’impresa e al tempo stesso una tutela per la maternità che implica una riduzione fiscale. Una importante condizione di “resistenza” alla crisi perdurante: favorire lo svecchiamento professionale e tecnologico, mantenendo la creatività ed il potenziale delle risorse umane che hanno generato l’idea originaria (dalle calzature alle  Winx – produzioni che sono un fiore all’occhiello dell’economia marchigiana – ndr).”

Loretta-BraviIn un momento storico decisivo per l’UE post Brexit, quanto è importante appartenere all’Europa per le nuove imprese?

“L’Europa è l’alveo ideale, prima che economico. E’ necessario un uso creativo, utile e realistico dei fondi erogati ad ogni nazione. La Brexit ha mostrato l’urgenza di generare una nuova appartenenza basata su valori fondanti europei che oggi possono essere riassunti in inclusione sociale, sostegno alla democrazia, pari opportunità nel lavoro; un’Europa che tratti la disabilità come tema di giustizia sociale e non di volontariato; che guardi alla formazione e alle imprese come parte di una rinnovata opportunità e progettualità giovanile e alla rete per un mercato  ampio, naturalmente di dimensione europea. “
 
E per le PMI di cui le Marche è piena, nonostante la crisi, cosa significa appartenere all’Europa? Qual è il ruolo della Regione in tema di internazionalizzazione?

“L’Europa è l’ottica della produzione marchigiana perché il Made in Italy è una eccellenza europea su diversi settori, dall’abbigliamento all’agroalimentare. L’internazionalizzazione ugualmente rappresenta l’orizzonte formativo e produttivo: le Università sono chiamate in causa per favorire uno scambio culturale e professionale di alta formazione, non solo per non cedere cervelli ma per valorizzare quelle eccellenze italiane e marchigiane che attualmente vengono riconosciute solo all’estero.”

Assessore Bravi, qual è ad oggi lo stato di salute del mondo del Lavoro nelle Marche?

“La ripresa è difficile, l’imprenditoria marchigiana soffre, soprattutto i livelli di disoccupazione sono alti. Al contempo la Regione ha avviato relazioni con la Cina, l’Iran, gli Emirati Arabi e gli USA per confermare le eccellenze e individuare ulteriori sbocchi.”

Oltre a far parte del Progetto IEER, la Regione Marche quali altre iniziative sta pensando di intraprendere o sono già in corso d’opera per stimolare l’occupazione?

“La Regione sta lavorando sulle aree di crisi, sulla gestione dei Fondi FESR e FSE. L’occupazione resta la sfida principale, accanto alla qualificazione delle sue risorse umane e alla lotta alla povertà. Si sono emanati bandi per attività che hanno una “storia” nella regione (over 30, Garanzia giovani, auto-impiego) e al contempo si è lavorato su nuove strategie. Da settembre usciranno avvisi sulle filiere territoriali: è stato un lavoro durato mesi per individuare distretti, settori target, professionalità richieste, dal tessile-abbigliamento-moda-calzatura,  meccanica-meccatronica-informatica, agro-alimentare, legno-mobile. Sono previsti interventi per i giovani over 30, over 40-50 e soprattutto è prevista l’attivazione della rete territoriale che è partita un anno fa per realizzare una realistica analisi dei bisogni e per la costruzione, non facile, di un partenariato che oggi vede la collaborazione di diversi attori: aziende, enti locali, agenzie formative, GAL (gruppi di Azione Locale), parti sociali.”

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