Ambiente Imprenditoria

Terremoto, in Abruzzo si contano ancora i danni

La Coldiretti parla di 5mila aziende agricole in ginocchio e 10mila animali morti

Sono almeno 5 mila le aziende agricole abruzzesi colpite dal sisma e dal maltempo. E’ la fotografia scattata dalla Coldiretti che dopo lo scioglimento della neve ha fatto il punto sui danni causati dal territorio: stalle crollate, case scoperchiate, ma anche alberi seppelliti e coltivazioni in campo completamente coperti dalle precipitazioni nevose che in alcune zone hanno raggiunto i tre metri.

La stima presunta dei danni, diretti e indiretti, al settore olivicolo si aggira intorno al 35 per cento della produzione lorda aziendale ed è quantificabile all’incirca in 15 milioni: parliamo di quasi un milione di piante d’olivo abbattute. In molte zone ci vorranno quattro o cinque anni prima che le nuove piante siano in grado di produrre e quindi garantire reddito agli olivicoltori abruzzesi. Ma terremoto e maltempo hanno provocato anche un generale dissesto del territorio con ettari di terreno agricolo fertile franato che, non essendo più stabile, non consentirà per anni la normale coltivazione.

Non solo, la Coldiretti stima danni per 52 milioni di euro e circa 10 mila animali morti o feriti nelle aree del terremoto per l’effetto congiunto delle scosse, della neve e del gelo che hanno fatto crollare le stalle con la perdita di animali tra le macerie e provocato stress da freddo e paura con numerosi casi di aborto. I settori più colpiti in termini di mancato reddito e danni strutturali sono sicuramente quello dell’allevamento di mucche da latte e di maiali.

Un volano per l’economia del territorio anche dal punto di vista turistico se si considera che nelle zone particolarmente interessate dagli eventi ci sono circa 160 agriturismi, molti dei quali già fortemente colpiti dal sisma del 2009, con perdite quantificabili anche in termini di mancate presenze in circa nove milioni.

Il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, ha ricordato che il terremoto ha colpito un territorio a prevalente economia agricola “con una significativa presenza di allevamenti di pecore e bovini che occorre ora sostenere concretamente per non rassegnarsi all’abbandono e allo spopolamento”. Per questo motivo “è determinante intervenire sulla semplificazione e sulla velocizzazione delle procedure in una situazione in cui a più di cinque mesi dalle prime scosse di terremoto sono state montate e rese operative appena il 15 per cento delle stalle mobili previste”.

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