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Nata Confagricoltura Donna Lazio. Intervista esclusiva con la presidente Orsola Balducci

Orsola Balducci

Con Orsola Balducci, presidente del nuovo ramo di Confagricoltura dedicato alle imprenditrici agricole del Lazio, abbiamo parlato di diversificazione, formazione e investimento sui giovani, i cardini della sua visione del settore primario italiano

Da maggio 2017 si è costituita Confagricoltura Donna Lazio, l’associazione di categoria delle imprenditrici agricole del Lazio. La neopresidente è Orsola Balducci, imprenditrice dalla visione lungimirante e dall’accentuata versatilità, che con la sua attività ha vissuto in prima persona i cambiamenti e le complessità del settore primario nel nostro Paese.
Oggi dirige il laboratorio Agri-Bio-Eco a Pomezia. Nato per le analisi agrarie, si è espanso nel campo di quelle ambientali, chimiche e farmaceutiche e nella produzione di integratori alimentari da erbe officinali totalmente tracciabili.
Noi l’abbiamo incontrata e questo è il suo punto di vista sulla situazione del settore primario, il suo futuro e le possibilità per le donne.

L’intervista con Orsola Balducci

Qual è lo scopo di Confagricoltura Donna Lazio?
In un mondo agricolo sostanzialmente maschilista, la sostanza che deve passare è che sia l’impresa a contare. Essere impresa vuol dire essere già di per sé riconosciuta, però in questa estrazione agricola, che rimane ancorata al mondo maschile, per una donna non è semplice. Se sei una donna, anche la migliore del mondo, sei meno considerata, le informazioni arrivano con un certo ritardo anche a livello associativo o non vieni inserita nella diffusione di notizie anche molto importanti. Confagricoltura Donna Lazio nasce da questo, l’obiettivo è quello di fare squadra, di sostenerci vicendevolmente. Le donne hanno meno pregiudizi e gelosie nei confronti delle altre aziende e questo è un punto di forza. Noi ci aiutiamo a livello d’impresa e ci confrontiamo lealmente.

Che caratteristiche deve avere chi vuole investire nel settore primario, in particolare una donna?
Il settore primario non è facile, ma quello che deve spingere è la passione, la volontà di fare qualcosa. Quello che avvantaggia noi donne è la capacità di diversificare. Statisticamente il 90% delle imprese agricole al femminile si diversifica, quindi riescono a fare reddito maggiormente rispetto alle imprese condotte da uomini. Gli uomini restano aggrappati a ciò che facevano i loro nonni, ma il mondo cambia e cambia velocemente, quindi quello che era giusto 30 anni fa non lo è più oggi e non lo sarà fra 5, 10 anni. Gli uomini sono statici, hanno più timore di rischiare, non amano il cambiamento e sono più restii a riconoscere il fallimento. Noi donne se falliamo ci rimbocchiamo le maniche e vediamo in che modo possiamo andare avanti o fare altro.
Io ho fatto mio il concetto di diversificazione, l’ho applicato da subito dopo aver preso in mano l’attività alla morte di mio fratello.

Nel Lazio le aziende agricole al femminile che posto occupano?
Sicuramente primario. Stanno notevolmente aumentando mentre stanno diminuendo quelle al maschile. La donna prende in mano molto spesso quello che gli altri abbandonano trasformandolo per fare reddito. Questo l’ho visto nel Lazio ma anche in altre parti d’Italia, ad esempio a Bolzano, quando mi trovavo lì per delle sperimentazioni su piante officinali per i farmaci, perché qui in laboratorio facciamo anche questo, ho conosciuto una donna che con mezzo ettaro aveva un reddito per andare avanti. Era un pezzo di terra ricavato da una montagna che aveva saputo far fruttare. Mi raccontava che quando il marito aveva la stalla non arrivavano alla fine dell’anno. Lei con le sue due figlie ha iniziato l’attività innovativa sperimentale sulle piante officinali lavorando duramente ma ottenendo un guadagno consono.

Secondo lei quali sono i passi da compiere per una donna che voglia entrare da imprenditrice nel settore primario?
Per la donna ci sono tutte le opportunità per accedere. Si deve documentare, si può avvicinare alle associazioni di categoria per essere informata e fare rete e può accedere anche ad agevolazioni. Una di queste è il PSR (Programma di Sviluppo Rurale regionale), in cui sono previsti finanziamenti a fondo perduto fino al 70% per le imprese agricole femminili. La donna poi ha anche l’opportunità di usare a proprio vantaggio un pregiudizio degli uomini, quello di essere sottovalutate, non temute come concorrenti. Questo fa sì che quando si inseriscano in un settore invece emergano più del previsto ed entrino dinamicamente nel mercato.

La sua attività imprenditoriale come è nata?
La mia attività è stata una necessità. Quando avevo 40 anni mio fratello, che aveva questa attività ed era anche un valido agronomo, è scomparso prematuramente. Mi sono allora trovata davanti ad una scelta: vendere tutto o rimboccarmi le maniche e prendere in mano l’attività. Ho scelto questa seconda strada concentrandomi all’inizio principalmente sull’attività agricola. Mi sono resa conto che mi piaceva, che era il mio mondo. Mi sono consolidata e poi mi sono diversificata. Provengo da una famiglia di imprenditori per cui l’impresa è stata il mio pane quotidiano da sempre. A livello del laboratorio prima facevamo solo analisi agroalimentari, adesso facciamo anche analisi ambientali, alimentari, farmaceutiche, produco per le industrie farmaceutiche prodotti che poi vengono esportati all’estero. Da cosa nasce cosa e cerco di spingere dove va il mercato.

Da neopresidente di Confagricoltura Donna Lazio qual è il suo primo progetto?
L’aspetto più importante per me è il sostegno dei giovani. Ho voluto l’accesso alla formazione nell’imprenditoria regionale di tutte donne giovani proprio perché io possa mettermi a loro servizio e dare quel coraggio, aiutarle a fare il percorso, velocizzare la soluzione di problemi sapendo come risolverli per averli io stessa incontrati. Ritengo fondamentale formare una nuova classe dirigente e consapevole di giovani donne che vogliano tentare di fare impresa agricola. Il mio obiettivo principale è questo. Al contempo ho promosso un accordo con il CNR a sostegno dell’attività imprenditoriale. È uno dei servizi che voglio dare. Voglio valorizzare ogni singola provincia per far sì che le imprenditrici possano strutturarsi e diventare domani il volano dell’agricoltura al femminile.

Che messaggio vuole lasciare a chi si avvicina a questo mondo agrario, sia come osservatore sia come attore?
Questo contatto diretto con la natura condiziona tutte le mie scelte, tutti i miei modi di essere molto spontaneamente. Di fronte alle situazioni della vita alla domanda “come devo fare?” la risposta è “come farebbero in campagna, con la terra, con gli animali”. Agire naturalmente, istintivamente e genuinamente insieme. Il rapporto con la terra mi fa essere ottimista, positiva, non in ansia per ciò che dovrò affrontare perché la terra fa trovare sempre la via. Ecco cosa da questo settore, un riappropriarci della nostra umanità, di un pensiero lineare e logico, che ci fa vedere le cose in modo più semplice e più solidale.

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