Ambiente Imprenditoria

Acqua in agricoltura. Gli agronomi per un uso sostenibile

La società italiana di agronomia offre il suo contributo per la lotta alla siccità in Italia grazie a una gestione sostenibile delle risorse idriche, in particolare dell’acqua in agricoltura

Ormai si sa: i cambiamenti climatici globali hanno causato  il fenomeno della siccità in Italia e l’agricoltura è l’attività economica più colpita, insieme con l’allevamento e tutto l’indotto senza tralasciare, infine, il turismo. Ormai l’andamento delle piogge durante l’anno e tra gli anni è talmente vario da causare eventi di siccità da una parte ed eccesso idrico dall’altra. L’acqua insomma non è più qualcosa di così scontato in Italia, come la storia ci aveva abituato nei secoli. Ma – spiegano gli agronomi della SIA (Società italiana di agronomia) – non bisogna cedere agli allarmismi e imparare a sfruttare le conoscenze scientifiche.

In caso di carenza d’acqua, l’irrigazione è necessaria, ma è necessaria sempre, poiché garantisce coltivazioni di qualità. D’altronde si sa che le piante sono organismi viventi e come tali necessitano di acqua per vivere e crescere affinché anche la nostra vita sia possibile. Se occorre – come occorre – che l’agricoltura impari ad usare meno acqua, allora bisogna anche imparare ad impiegarla meglio ed è per questo che la ricerca agronomica ha innovato gli approcci, che oggi sono multidisciplinari e interdisciplinari, per il progresso delle conoscenze da trasferire in diffuse “buone pratiche” a scala aziendale.

Così oggi a qualsiasi latitudine si possono praticare irrigazioni con metodi di distribuzione dell’acqua ad alta efficienza (a micro-portata) e con programmazione in base alla fisiologia della coltura, alla disponibilità di acqua nel terreno e alle previsioni meteorologiche a breve termine. La SIA spiega che in alcuni sistemi colturali, quello del riso per esempio, si apportano volumi idrici superiori ai fabbisogni delle colture (misurati dalla cosiddetta evapotraspirazione), “ma la sommersione del riso restituisce a valle gran parte dell’acqua infiltrata nelle risaie, garantisce un apporto regolare di acqua in un territorio molto ampio e svolge positive funzioni ecosistemiche che stabilizzano il ciclo idrologico dell’acqua”.

Orticoltura, frutticoltura, maidicoltura (coltivazione del mais), foraggicoltura e risicoltura sono i principali sistemi colturali irrigui italiani e sono quelli i cui prodotti vengono esportati nel mondo. Famosi in tutto il mondo i prodotti dei nostri vigneti, oliveti, frutteti. Come evitare che i nostri prodotti Made in Italy, noti per il livello qualitativo, subiscono una carenza d’acqua? Niente di buono, naturalmente. Però la scienza agronomica è pronta a risolvere anche situazioni d’emergenza. In caso di siccità, si può far ricorso a quella che l’agronomia definisce “irrigazione di soccorso” (supplementary irrigation): “un intervento irriguo volto a ridurre il rischio di compromettere il raccolto dell’annata in corso, o l’impianto stesso di colture perenni (frutteti, oliveti, vigneti)”.

In viticoltura, ad esempio, i disciplinari di produzione, anche per grandi vini, possono prevedere il ricorso all’irrigazione, non per aumentare la produzione di uva, ma per standardizzare la resa tra anni o per evitare il collasso del vigneto, “per cui non è raro che le aziende viti-vinicole siano dotate di impianti di micro-portata che entrano in funzione in caso di necessità, appunto per soccorrere dal punto di vista idrico la vite”. Per le colture da pieno campo, il soccorso irriguo può essere praticato qualora si disponga di macchine irrigue che distribuiscono l’acqua per aspersione.

Esistono appositi bacini di riserva e i noti consorzi di bonifica, sparsi in tutti i territori italiani che redistribuiscono le risorse idriche di cui si sono approvvigionati negli altri periodi.

Acqua: le criticità italiane e l’agricoltura digitale

La ricerca dunque ha già sviluppato delle pratiche che possono venire in soccorso degli agricoltori in caso di necessità ma, anche se la ricerca si muove in anticipo rispetto alle crisi idriche, la carente programmazione a livello territoriale sugli impieghi plurimi dell’acqua e la fragile rete infrastrutturale restano le criticità irrisolte da decenni nel nostro Paese.

Per diminuire il divario tra teoria e pratica aziendale i ricercatori oggi fanno largo uso dell’ICT (Information and Communication Technologies) anche per l’irrigazione, proiettandosi già verso la cosiddetta “agricoltura digitale”. “Si tratta” precisa la SIA “di una vera e propria rivoluzione culturale che reimpiega le conoscenze già acquisite, per raggiungere la sostenibilità delle pratiche agricole”.

In cosa consiste l’agricoltura digitale? Nell’uso di informazioni utili alle pratiche agricole: i DSS (Decision Support System), integrazioni di conoscenze teoriche, previsioni climatiche e informazioni provenienti da sensori (posti nel terreno, a contatto della vegetazione) o radiometri trasportati da veicoli che si muovono in campo o che sorvolano il campo (a bordo di droni), il territorio (su velivoli leggeri), le regioni (telerilevamento da satelliti). Per pilotare l’irrigazione, i DSS si dimostrano strumenti efficaci per aiutare l’agricoltore nel dosare i volumi irrigui in funzione delle caratteristiche del suolo, della vegetazione e della “sensibilità” della specie coltivata.

Adattamento delle specie vegetali alla penuria d’acqua

Parallelamente alle tecniche agronomiche, anche le specie vegetali coltivate – aggiungono gli agronomi della SIA – dovranno adattarsi alla penuria di acqua. In questo caso le prospettive dei nuovi interventi di miglioramento genetico, con moderni approcci basati sulla “fenotipizzazione”, anche se richiederanno tempi di realizzazione non immediati, consentiranno di individuare non un singolo gene di resistenza alla siccità, ma dei “traits” che permetteranno alle piante di produrre (e/o di resistere) in condizioni di carenza idrica nel suolo, presumibilmente sempre più frequenti nell’immediato futuro.

Acqua, tecnologia e produzioni agricole

L’ottimizzazione delle tecnologie porterà sicuramente maggiore stabilità nelle produzioni agricole, ma i cambiamenti climatici richiedono di sviluppare, in specifiche aree geografiche, sistemi produttivi diversificati rispetto a quelli attualmente praticati, che si adattino meglio alle condizioni ambientali locali. Gli obiettivi sono quelli di garantire gli stessi standard qualitativi delle produzioni gestendo al meglio l’approvvigionamento di acqua. Il futuro è sempre più nell’uso di tecnologie innovative come quelle legate all’agricoltura di precisione.

Insomma in campo agricolo è necessario che gli imprenditori imparino a sfruttare le risorse a disposizione e aderiscano a consorzi, utilizzino la tecnologia, imparino ad essere agricoltori di precisione, per evitare di restare sopraffatti da quelle situazioni estreme che sempre più si verificheranno in futuro, poiché l’andamento ciclico dell’acqua si è modificato.

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