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Etichette alimentari: reintrodotta l’indicazione dello stabilimento

prodotti alimentari in scatola

Lo stabilimento di produzione o confezionamento torna ad essere un dato indispensabile nelle etichette alimentari

Il 15 settembre 2017 è una data importante per l’economia italiana in termini di qualità e di competitività dei prodotti alimentari. In questo giorno è stata infatti approvato in via definitiva dal Consiglio dei Ministri il decreto sulla nuova etichettatura che prevede il ripristino dell’obbligo di inserimento nelle etichette alimentari dello stabilimento di produzione o di confezionamento.
Tale informazione è già prevista dalla nostra normativa, ma l’obbligo era stato abrogato con il riordino della normativa europea. In proposito il Ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali, Maurizio Martina, ha evidenziato come la decisione sia andata a favore delle imprese italiane, dimostrandosi un impegno mantenuto non solo nei confronti nei confronti dei consumatori, ma anche “delle moltissime aziende che hanno chiesto di ripristinare l’obbligo di indicare lo stabilimento. In questi mesi, infatti, sono state tante le imprese che hanno continuato a dare ai cittadini questa importante informazione. Continuiamo il lavoro per rendere sempre più chiara e trasparente l’etichetta degli alimenti, perché crediamo sia una chiave fondamentale di competitività e sia utile per la migliore tutela dei consumatori. I recenti casi di allarme sanitario ci ricordano quanto sia cruciale proseguire questo percorso soprattutto a livello europeo. L’Italia si pone ancora una volta all’avanguardia”.
Il nostro Paese ha deciso di reintrodurre tale obbligo con il preciso scopo quindi di garantire al consumatore una maggiore sicurezza e rintracciabilità del prodotto ed alle aziende una migliore competitività in un mercato che punta sempre più all’internazionalizzazione.
Non solo, la maggiore precisione e trasparenze nelle etichette alimentari rendono gli alimenti stessi confrontabili anche nei requisiti qualitativi e favoriscono la conoscenza delle aziende e di come lavorano.
Aspetti questi che sono stati sottolineati anche dal Presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, che ha salutato il rinnovato obbligo come “un preciso segnale di sostegno alle produzioni agroalimentari del nostro Paese che si distinguono per qualità e sicurezza e che devono puntare sempre più sull’internazionalizzazione, potendo contare su un quadro normativo certo e chiaro. Siamo favorevoli che in etichetta vengano fornite il maggior numero possibile di informazioni, puntuali e trasparenti, a tutela del consumatore e della qualità di un prodotto che le nostre imprese devono e vogliono vedere competitivo su scala globale”.
Giansanti non ha però mancato di precisare che una regolamentazione delle etichette alimentari nella direzione di una maggiore chiarezza e dovizia di particolari, utili alla identificazione della provenienza e della lavorazione dei prodotti, sia sancita in tutta Europa, anche e soprattutto in virtù dell’internazionalizzazione degli scambi commerciali.
Il decreto che ristabilisce l’obbligo di indicazione in etichetta dello stabilimento di produzione o confezionamento prevede un periodo di 180 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale per smaltire le etichette già stampate e i prodotti commercializzati etichettati prima della sua entrata in vigore.
Nel decreto sono definite delle condizioni per cui possa essere omesso lo stabilimento in etichetta: quando la citazione della località, o della frazione, è sufficiente a identificare l’impianto, quando la sede dello stabilimento è compresa nel marchio, ovvero quando coincide con quella dell’operatore responsabile, quando la confezione riporta un marchio di identificazione o un bollo sanitario.
Il controllo sul rispetto del decreto e sulla sua corretta applicazione è affidato alla all’Ispettorato repressione frodi (ICQRF) del Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali.

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