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14° Rapporto Censis sulla comunicazione

rapporto comunicazione - giornali online

I media e il nuovo immaginario collettivo è il focus del quattordicesimo rapporto del Censis sulla comunicazione che vede il raddoppio nell’anno dell’utenza della mobile tv

Su internet naviga il 75,2% degli italiani, in pratica quasi tutti, considerando che non possono essere stati conteggiati i bambini piccoli e gli anziani molto avanti negli anni. E lo fanno soprattutto per informarsi. Ormai è infatti risaputo che è l’informazione online a essere la prima presa in considerazione dagli italiani. Peccato che non sia un dato considerato dalle agenzie pubblicitarie che non riversano quasi mai i fondi a disposizione sulle testate giornalistiche online – le più lette – e dai piccoli imprenditori che non hanno cognizione dei passi da gigante che sta facendo la comunicazione online e non riescono a capire che se loro stessi sono i primi a rivolgersi a internet per l’informazione, è ovvio che sia così anche per gli altri e dunque per essere visibili bisogna avere uno spazio sul web e in particolare sui giornali online regolarmente registrati e con partita Iva.

Per riconoscere un vero giornale online è sufficiente verificare se sul sito c’è il numero di registrazione presso il tribunale di riferimento e, nella homepage, deve essere anche riportata per legge la Partita Iva. Qual è la differenza? In una testata giornalistica lavorano giornalisti che seguono un codice deontologico e le leggi sulla stampa: devono ricercare e dire esclusivamente la verità, devono essere imparziali, possono esprimere un proprio parere ma quando lo fanno è ben riconoscibile, offrono garanzie di professionalità ai lettori. Un sito qualsiasi può invece fare e dire ciò che vuole, anche propaganda a titolo personale, notizie inventate, fake news, non ha un codice deontologico da seguire e alcun controllo da parte di un Ordine professionale. I giornali seguono le leggi sulla stampa e pagano le tasse regolarmente avendo una partita Iva aperta che permette loro di emettere regolare fattura. Le spese per un’inserzione sui giornali online possono essere “scaricate dalle tasse”. E, dulcis in fundo, sono molto ma molto più basse rispetto alle inserzioni sui giornali cartacei o alla radio o alla Tv.
Inoltre, come dice anche il rapporto del Censis sulla comunicazione, su internet si può navigare da PC fisso, da portatile, da tablet o notebook, da smart tv, da telefonino cellulare, ecc. ecc.

Secondo il rapporto sulla comunicazione gli smartphone vengono usati dall’89,3% dei giovani e sono stati spesi 22,8 miliardi di euro nell’ultimo anno per cellulari, servizi di telefonia e traffico dati.
I numeri sono da record per quanto riguarda internet poiché il numero degli utenti ha una crescita continua. Nel 2017 internet ha raggiunto una penetrazione pari al 75,2% della popolazione, l’1,5% in più rispetto al 2016 (e il 29,9% in più rispetto al 2007).
Il telefono cellulare è usato dall’86,9% degli italiani e lo smartphone, in particolare, dal 69,6% (la quota era solo del 15% nel 2009).
Gli utenti di WhatsApp (il 65,7% degli italiani) coincidono praticamente con le persone che usano lo smartphone, mentre circa la metà degli italiani usa i due social network più popolari: Facebook (56,2%) e YouTube (49,6%). Notevole il passo in avanti di Instagram, che in due anni ha raddoppiato la sua utenza (nel 2015 era al 9,8% e oggi è al 21%), mentre Twitter resta attestato al 13,6%.

Quanto spendono gli italiani per la comunicazione digitale

22,8 miliardi la spesa per smartphone, servizi di telefonia e traffico dati. Mentre tra il 2007 (l’anno prima dell’inizio della crisi) e il 2016 il valore dei consumi complessivi degli italiani ha subito una significativa flessione (-3,9% in termini reali), la spesa delle famiglie per gli smartphone ha segnato anno dopo anno un vero e proprio boom (+190% nel periodo 2007-2016, per un valore di poco meno di 6 miliardi di euro nell’ultimo anno). Anche gli acquisti di computer hanno registrato un rialzo rilevantissimo (+45,8% nel periodo). I servizi di telefonia si sono invece assestati verso il basso per effetto di un riequilibrio tariffario (-14,3%, per un valore però di oltre 16,8 miliardi di euro nell’ultimo anno). E la spesa per libri e giornali ha subito un crollo verticale (-37,4%). Complessivamente, nel 2016 la spesa per smartphone, servizi di telefonia e traffico dati ha superato i 22,8 miliardi di euro.

I dati del 14° rapporto Censis sulla comunicazione

Di seguito riportiamo i dati comunicati dal Censis:

Raddoppia l’utenza della mobile tv. La tv tradizionale (digitale terrestre) cede qualche telespettatore, confermando però un seguito elevatissimo (il 92,2% di utenza complessiva, con una riduzione del 3,3% rispetto al 2016). La tv satellitare raggiunge quasi la metà degli italiani (il 43,5% nel 2017). Cresce la tv via internet: web tv e smart tv raggiungono il 26,8% di utenza (+2,4% in un anno). Ed è decollata la mobile tv, che ha raddoppiato in un anno i suoi utilizzatori, passati dall’11,2% al 22,1%. La radio tradizionale perde 4 punti percentuali di utenza, scendendo al 59,1% di italiani radioascoltatori. La flessione è compensata però dall’ascolto delle trasmissioni radio via internet attraverso il pc (utenza al 18,6%, +4,1% in un anno). L’autoradio rimane lo strumento preferito dagli italiani per ascoltare le trasmissioni che vanno in onda in diretta (utenza al 70,2%). Complessivamente, la radio si conferma ancora ai vertici delle preferenze degli italiani, con una utenza complessiva dell’82,6% considerando tutti i vettori dei programmi radiofonici.

Dal multimediale alle piattaforme multicanale. La grande novità dell’ultimo anno è rappresentata dalle piattaforme online che diffondono servizi digitali video e audio, come ad esempio Netflix o Spotify. Oggi l’11,1% degli italiani guarda programmi dalle piattaforme video e il 10,4% ascolta musica da quelle audio. Il dato è più elevato tra le persone più istruite, diplomate e laureate (rispettivamente, il 14,1% e il 13,3%). E praticamente raddoppia tra i più giovani: il 20,6% degli under 30 si connette ai servizi video e il 22,6% a quelli audio. È lo stesso concetto di internet che comincia a modificarsi: la rete diventa il veicolo di diffusione di contenuti che, pur viaggiando da un centro alla periferia, posso essere fruiti dagli utenti come e quando vogliono, influenzando l’immaginario collettivo degli italiani.

Quotidiani e libri ancora in flessione. I quotidiani continuano a soffrire per la mancata integrazione nel mondo della comunicazione digitale. Oggi solo il 35,8% degli italiani legge i giornali. Negli ultimi dieci anni, mentre i quotidiani a stampa perdevano il 25,6% di utenza, i quotidiani online ne acquistavano solo il 4,1% (oggi l’utenza complessiva è al 25,2%). Nel campo dei periodici, però, nell’ultimo anno si è registrata una ripresa sia dei settimanali (il 31% di utenza, +1,8%), sia dei mensili (il 26,8% di utenza, +2,1%). Ma solo il 42,9% degli italiani legge i libri a stampa e il 9,6% gli e-book. Complessivamente, i lettori di libri si attestano al 45,7% della popolazione, confermando la ancora scarsa capacità dei libri elettronici di attirare nuovi lettori.

Giovani e anziani sempre più lontani nei consumi mediatici. Tra i giovani (14-29 anni) la quota di utenti della rete arriva al 90,5%, mentre è ferma al 38,3% tra gli anziani (65-80 anni). L’89,3% dei primi usa telefoni smartphone, ma lo fa solo il 27,6% dei secondi. Il 79,9% degli under 30 è iscritto a Facebook, contro appena il 19,2% degli over 65. Il 75,9% dei giovani usa YouTube, come fa solo il 16,5% degli ultrasessantacinquenni. Quasi la metà dei giovani (il 47,7%) consulta i siti web di informazione, contro appena il 17,6% degli anziani. Il 40,9% dei primi guarda la web tv, contro appena il 7,4% dei secondi. Il 39,9% dei giovani ascolta la radio attraverso lo smartphone, mentre lo fa solo il 3,5% dei longevi. Su Twitter c’è più di un quarto dei giovani (il 26,5%) e un marginale 3,2% degli over 65. Nel caso dei quotidiani, invece, la situazione è opposta: l’utenza giovanile (23,6%) è ampiamente inferiore rispetto a quella degli ultrasessantacinquenni (50,8%).

I comportamenti mediatici dei giovani e degli adulti sono sempre più omogenei. Nel 2017 viene praticamente colmato il gap nell’accesso a internet, con una utenza dell’87,8% tra i 30-44enni contro il 90,5% dei 14-29enni. Lo stesso avviene per i social network (l’80,4% e l’86,9% di utenza rispettivamente), gli smartphone (l’84,7% e l’89,3%), la tv via internet (il 39,5% e il 40,9%) e gli e-book (il 15,4% e il 15,2%). Tra i media tradizionali si registra l’allontanamento degli adulti dai quotidiani a stampa, letti nel 2017 dal 27,5% rispetto al 46,6% del 2012. Anche in questo caso gli adulti si avvicinano ai giovani, tra i quali nel 2017 i lettori di quotidiani scendono al 23,6% rispetto al 33,6% del 2012. I modelli della comunicazione digitale si estendono, coinvolgendo pienamente anche le fasce adulte della popolazione. La rapidità d’accesso, la flessibilità nell’impiego dei mezzi, la connessione alle reti globali, l’abbattimento delle barriere di spazio e tempo, la personalizzazione dei palinsesti, la disintermediazione digitale, non sono fattori avvertiti come essenziali solo dagli adolescenti: ormai sono entrati nella vita quotidiana della maggior parte degli italiani.

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