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Energia, le ultimissime decisioni europee

energia rinnovabile

Il Parlamento europeo dà nuovi obiettivi su efficienza energetica e rinnovabili. Le ultime decisioni in materia di energia comprendono anche il divieto dell’olio di palma nei carburanti e l’obbligo di stazioni di ricarica per le auto elettriche sulle strade transeuropee

Il mondo cambia, e finalmente anche il modo di produrre energia e di usarla in modo sostenibile per l’ambiente. La causa prima del riscaldamento planetario che sta provocando sconvolgimenti climatici con conseguenze anche drammatiche per la popolazione umana oltre che per quella animale e per l’ambiente, è proprio lo sfruttamento energetico da fossili. Per produrre energia da queste fonti non rinnovabili, stiamo danneggiando il pianeta e le nostre stesse esistenze. Quindi intervenire, dal momento che le soluzioni esistono e sono anche poco costose, è prioritario.

Il Parlamento europeo ha pertanto previsto obiettivi minimi vincolanti, differenti e più stringenti da quelli previsti dalla Commissione europea, che verranno negoziati con tutti i Ministri europei per aumentare l’efficienza energetica del 35%. Stessa percentuale (35%) dovrà essere la quota di energia da fonti rinnovabili nel mix energetico totale. Il tutto entro il 2030 (entro 12 anni). Per lo stesso anno, una quota del 12% di energia da rinnovabili dovrà essere quella usata nei trasporti.
Il Parlamento europeo ha votato e deciso, ora spetta agli Stati membri dell’Unione Europea fissare le conseguenti misure all’interno delle proprie nazioni. Tali adempimenti nazionali verranno controllati in base alle nuove regole della Governance dell’Unione dell’Energia.

Per quanto concerne la quota di energie rinnovabili del 35%, nella negoziazione con i singoli Stati membri si permetterà un discostamento – ma solo a determinate condizioni – fino a un massimo del 10%.

Nel 2030 ogni Stato membro dovrà garantire che il 12% dell’energia consumata nei trasporti provenga da fonti rinnovabili. Il contributo dei biocarburanti cosiddetti di “prima generazione” (composti da colture alimentari e da mangimi) dovrà essere limitato ai livelli del 2017 con al massimo il 7% del trasporto stradale e ferroviario. I deputati hanno intenzione di vietare l’uso dell’olio di palma a partire dal 2021.
La quota dei biocarburanti avanzati (che hanno un impatto minore sull’uso del suolo rispetto a quelli basati sulle colture alimentari), dei carburanti rinnovabili per i trasporti di origine non biologica, dei combustibili fossili a base di rifiuti e dell’elettricità rinnovabile, dovrà essere pari almeno all’1,5% nel 2021, con un aumento fino al 10% nel 2030.

Mobilità elettrica

Per quanto riguarda la mobilità elettrica, che si spera possa prendere piede il più presto possibile, pur essendo ormai a disposizione vetture elettriche che possono percorrere anche 200 km con una ricarica, esiste il problema della mancanza di stazioni di ricarica elettrica nelle strade a lunga percorrenza. Nella speranza che presto vengano predisposte lungo tutte le autostrade italiane per permettere di uscire, con la propria auto elettrica, dalle città, evitando di inquinare le campagne, il Parlamento europeo ha stabilito che entro il 2022 il 90% delle stazioni di rifornimento lungo le strade delle reti transeuropee debba essere dotato di punti di ricarica ad alta potenza per i veicoli elettrici.

Biomassa e autoconsumo

I regimi di sostegno alle rinnovabili derivanti dalla biomassa devono essere concepiti in modo tale da non incoraggiare un uso inappropriato della biomassa ove esistano impieghi industriali o materiali che offrono un valore aggiunto più elevato. Questa la decisione parlamentare, presa in quanto il carbonio catturato nel legno verrebbe liberato se fosse bruciato per riscaldamento.
Per quanto riguarda la produzione di energia, occorre dunque dare priorità alla combustione dei rifiuti di legno e residui.

Come si sa oggigiorno ogni condominio può essere autosufficiente dal punto di vista energetico. Il Parlamento vuole garantire che i consumatori che producono energia elettrica nei loro edifici (autoconsumo) abbiano il diritto di consumarla e di installare sistemi di stoccaggio senza dover pagare oneri, canoni o imposte. Chiede inoltre agli Stati membri di valutare gli ostacoli esistenti all’autoconsumo di energia prodotta nei territori dei consumatori, di promuovere tale consumo e di garantire che i consumatori possano aderire alle comunità delle energie rinnovabili senza essere soggetti a condizioni o procedure ingiustificate.

Cosa succede adesso?

Per raggiungere gli obiettivi dell’Unione dell’Energia, ogni Stato membro deve notificare alla Commissione Europea un piano nazionale integrato per l’energia e il clima entro il 1° gennaio 2019 e, successivamente, ogni dieci anni. Il primo piano deve coprire il periodo dal 2021 al 2030. I seguenti piani devono coprire il periodo di dieci anni immediatamente successivo alla fine del periodo coperto dal piano precedente.
La Commissione dovrebbe valutare i piani nazionali integrati per l’energia e il clima e formulare raccomandazioni o adottare misure correttive qualora ritenesse che i progressi compiuti siano insufficienti o che siano state adottate azioni insufficienti.

I negoziati con i singoli Paesi europei potranno iniziare immediatamente poiché il Consiglio ha già approvato gli orientamenti generali sull’efficienza energetica il 26 giugno 2017 e sulle energie rinnovabili e la governance dell’Unione dell’energia il 18 dicembre 2017.

I pareri dei parlamentari europei

Il relatore per le rinnovabili, il deputato spagnolo Jose Blanco Lopez, ha dichiarato: “La Commissione europea era troppo timida nella sua proposta. Se l’Europa vuole rispettare gli impegni di Parigi, lottare contro il cambiamento climatico e guidare la transizione energetica, dobbiamo fare di più. Il Parlamento è stato in grado di raggiungere un ampio consenso a favore di obiettivi significativamente più elevati per il 2030. Siamo inoltre riusciti a rafforzare il diritto all’autoconsumo, a portare sicurezza e certezza agli investitori, ad aumentare l’ambizione di de-carbonizzare il settore dei trasporti, nonché i settori del riscaldamento e del raffreddamento. La de-carbonizzazione non è un freno alla crescita economica. Al contrario, è il motore della competitività, dell’attività economica e dell’occupazione”.

Il relatore per l’efficienza energetica, il deputato Ceco Miroslav Poche, ha detto: “L’efficienza energetica è una delle dimensioni chiave della strategia dell’Unione dell’energia. Una politica ambiziosa in questo settore contribuirà a raggiungere i nostri obiettivi climatici ed energetici e ad aumentare la nostra competitività. È anche uno dei modi migliori per combattere la povertà energetica in Europa”.

La deputata francese Michele Rivasi, correlatrice per la Governance, ha sottolineato: “Il Parlamento europeo ha assunto una posizione storica, conforme e coerente con gli impegni dell’UE sul clima. È la prima volta che la legislazione europea ha elaborato, in particolare, un obiettivo UE per le energie rinnovabili del 35 per cento e un obiettivo per l’efficienza energetica del 35 per cento entro il 2030, una strategia per il metano e obblighi di lotta contro la povertà energetica. Questa politica contribuirà a sviluppare un’autentica indipendenza energetica, a creare posti di lavoro e a garantire investimenti sicuri. Oltre ad essere coerente, la proposta sulla governance fornisce una piattaforma per il dialogo tra la società civile, le autorità locali e i governi. Questa trasparenza sarà necessaria per affrontare la lobby degli oligopoli dell’energia. Un interesse deve prevalere su tutti gli altri: il futuro del pianeta e dei suoi abitanti”.

Claude Turmes, correlatore per la governance, ha aggiunto: “Dopo l’accordo molto debole raggiunto dal Consiglio in dicembre sul pacchetto Energia pulita sono orgoglioso che il Parlamento oggi abbia contribuito a ripristinare la credibilità dell’Unione europea sul clima. Una maggiore ambizione sulle energie rinnovabili, sull’efficienza energetica e un solido sistema di governance basato su un approccio sul bilancio del carbonio contribuiranno alla realizzazione di un’economia a zero emissioni di carbonio entro il 2050 e al rispetto dell’accordo di Parigi. Il Parlamento dimostrerà un fronte unito quando avvierà i negoziati con il Consiglio “.

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