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Allattamento in Italia, a che punto siamo?

neonato

Anche l’Italia ha aderito alla World Breastfeeding Trends Initiative (WBTI), un’iniziativa creata nel 2005 dal Breastfeeding Promotion Network of India, il braccio indiano di IBFAN (International Baby Food Action Network), la rete globale costituita da quasi 200 Associazioni, tra le quali Ibfan Italia, che ha come obiettivo prioritario la protezione dell’allattamento

L’obiettivo della WBTI è verificare a che punto sia la messa in pratica della Strategia Globale per l’Alimentazione dei Lattanti e dei Bambini, approvata da OMS e UNICEF nel 2002, e monitorarne i progressi a livello nazionale. Al momento, come si legge in un comunicato di IBFAN Italia, 94 nazioni del mondo hanno consegnato il rapporto; per l’Europa: Armenia, Belgio, Bosnia Erzegovina, Croazia, Francia, Georgia, Inghilterra, Lituania, Macedonia, Moldova, Portogallo, Spagna, Turchia, Ucraina.

Per mettere a confronto i diversi Paesi del mondo sui vari temi della Strategia Globale è stato sviluppato un sistema che assegna un punteggio e inserisce i Paesi aderenti in 4 categorie colorate. I colori sono interpretabili come una specie di semaforo:

Punteggio Classifica col sistema dei colori
0 – 45.5 Rosso
46 – 90.5 Giallo
91 – 135.5 Blu
136 – 150 Verde

Il rapporto per l’Italia, elaborato da Ibfan Italia con l’aiuto e il consenso di altre Associazioni che si occupano di allattamento, è disponibile per ora solo in inglese, (a breve anche in italiano), cliccando qui.

Il punteggio medio assegnato all’Italia è 73 su 150, un valore che piazza il nostro Paese nella fascia gialla, a indicare che è necessario prestare ancora molta attenzione all’allattamento. Mancando due punti al punteggio medio, 75, possiamo dire che il bicchiere è mezzo pieno, ma più tendente al mezzo vuoto (per passare alla fascia superiore, quella blu (valutazione “sufficiente”), avremmo dovuto raggiungere almeno un punteggio di 91). Troppi gli indicatori tinti di rosso, solo due blu e NESSUNA sezione in cui si illumini il verde.

Ecco l’elenco degli indicatori:
IYCF Policies and Programmes
1 National Policy, Programme and Coordination
2 Baby Friendly Hospital Initiative (Ten Steps to Successful Breastfeeding)
3 Implementation of the International Code
4 Maternity Protection
5 Health and Nutrition care
6 Community Outreach
7 Information Support
8 Infant Feeding and HIV
9 Infant Feeding During Emergencies
10 Monitoring and Evaluation

IYCF Practices
11 Early Initiation of Breastfeeding Rates
12 Exclusive Breastfeeding for first 6 months
13 Median duration of Breastfeeding Rates
14 Bottle Feeding Rates
15 Complementary Feeding Rates

tabellaMolti gli aspetti sufficienti: nei campi della protezione della madre lavoratrice che allatta e in quello del sostegno informativo l’Italia si aggiudica 8 punti su 10; 6 punti su 10 per l’Iniziativa Ospedali Amici dei Bambini (BFHI), cui si è aggiunta da qualche anno l’Iniziativa Comunità Amiche dei Bambini.

Non mancano però gli aspetti negativi: 5/10 (insufficiente) va al sistema di sostegno alle mamme che allattano; un altro 5 per lo scarso sostegno sul territorio per gravidanza, parto e allattamento, per i percorsi prenatali insufficienti, per i protocolli non basati su evidenze scientifiche applicati ancora durante i parti, ed il sostegno dopo il parto lascia a desiderare in molte situazioni; 5 anche al sistema di monitoraggio e valutazione.
Addirittura 2 è il “voto” italiano per le politiche, i programmi e il coordinamento nazionali, anche perché il Tavolo Tecnico sull’Allattamento del Ministero della Salute – pur svolgendo un’azione importante – non adempie alle funzioni previste dalla Strategia Globale di OMS e UNICEF per un Comitato Nazionale sull’Allattamento.
Il punteggio scende infine gravemente a 1 per gli interventi in caso di emergenze: in occasione di disastri naturali, (ad esempio i non rari terremoti), non vi è traccia di sostegno all’allattamento, nemmeno all’interno del peraltro lodevole impegno della Protezione Civile.

Non c’è quindi da stupirsi se gli indicatori di allattamento nel nostro Paese sono quel che sono. La situazione generale è bruttina… Un’indagine ISTAT del 2013 stima che solo il 36% delle donne attacchi il bambino al seno entro un’ora dalla nascita, che l’allattamento esclusivo nei bambini tra 0 e 6 mesi si attesti ad un ottimistico 42,7%; che la durata media dell’allattamento (non esclusivo) sia 8,3 mesi; e che l’alimentazione complementare tra i 6 e gli 8 mesi raggiunga il 73%.
Con l’aggravante che queste medie nazionali nascondono forti disuguaglianze territoriali a sfavore del sud, e sociali, con tassi e durate di allattamento inferiori tra le donne con livelli di istruzione più bassi. Anche questi indicatori di risultato piazzano l’Italia nella categoria gialla (la più bassa), con un punteggio di 21 su un totale possibile di 50.

Il rapporto WBTI identifica per ogni sezione le lacune da colmare e suggerisce per ognuna di queste lacune degli interventi possibili, per molti dei quali l’ostacolo maggiore sembra essere la mancanza di volontà politica; che si ostina a non adeguare la legislazione al Codice Internazionale OMS (www.ibfanitalia.org/codice).
In altri casi, gli interventi avrebbero bisogno di risorse, a cominciare dai soldi.

Per capire meglio che somme sarebbero necessarie per passare dalla zona gialla a quella verde, o almeno a quella blu, Ibfan Italia diffonderà entro la fine del 2018 la World Breastfeeding Costing Initiative WBCI (World Breastfeeding Costing Initiative, www.worldbreastfeedingcosting.org), uno strumento che permette a politici ed amministratori di sapere quanto costi mettere in atto le politiche e gli interventi raccomandati per migliorare tassi e durata dell’allattamento.

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