Imprenditoria Studi e ricerche

Primo Rapporto Auditel – Censis

Pubblicato il primo Rapporto Auditel Censis su convivenze, relazioni e stili di vita delle famiglie italiane basato sulle rilevazioni dell’Auditel. Quali elettrodomestici usano, il loro rapporto con il digitale

La prima sorpresa del nuovo Rapporto che mette in relazione i dati Auditel con quelli sociali è che oltre 6 milioni di donne sono capofamiglia, fatto al quale finora non era mai stato dato rilievo. Ma aumentano anche le coabitazioni per ragioni economiche e, in un mondo che cambia, mostra come i bambini di età compresa tra 4 e 10 anni sono precoci digitali poiché il 17,6% ha il cellulare, il 6,7% utilizza il pc fisso, il 24,2% il portatile, il 32,7% il tablet e il 49,2% è connesso al web.

Il 1° Rapporto Auditel – Censis si fonda sulla ricerca di base Auditel, che 7 volte l’anno intervista casa per casa oltre 41.000 italiani e scattando fotografia originale e preziosa della società: le dotazioni delle famiglie (dal tostapane alla fibra ottica), le interazioni e i ruoli decisionali, i consumi mediatici. Il rapporto è stato presentato il 25 settembre 2018 al Senato alla presenza di Andrea Imperiali, presidente di Auditel, Giuseppe De Rita, presidente del Censis, Vito Crimi, sottosegretario all’Editoria e all’informazione, Claudio Durigon, sottosegretario al Lavoro e alle politiche sociali.

I dati del Primo Rapporto Auditel – Censis

Le donne con ruolo di capofamiglia sono ormai 6,3 milioni, il 25,7% del totale delle famiglie. Oltre alle donne che vivono sole (capofamiglia per definizione) 2,9 milioni vivono in coppie con o senza figli, di cui ben 1,7 milioni assolvono da sole al ruolo di genitore.
Le coabitazioni che includono anche persone senza legami di parentela sono 2,3 milioni per molteplici ragioni, la prima quella economica.
Le persone che vivono sole sono 5,7 milioni mentre 1,3 milioni vivono con parenti o con altre persone con cui non hanno relazioni di coppia o genitoriali.
Parlando di convivenza, si riscontra una netta propensione a convivere con persone del proprio gruppo sociale, per livello di scolarità e per professione svolta. Le donne, più degli uomini, tendono a fare coppia con partner che svolgono attività professionali dello stesso livello. E sono più propense ad accettare uomini con minore capitale culturale. Vince su tutto l’omogeneità socio-economica e professionale delle coppie, in sintonia con una società dalla mobilità bloccata quasi per ceti.

Questa è la fotografia demografica, vediamo ora cosa dice il rapporto Auditel – Censis riguardo agli stili di vita rispetto all’uso degli apparecchi elettrici, elettronici e digitali e alla scelte di acquisto.

Gli elettrodomestici usati dagli italiani

Le case degli italiani sono stracolme di elettrodomestici. Tra tutti, spicca il televisore: ve ne sono oltre 43 milioni (il 97,1% delle famiglie ne possiede almeno uno), contro 14 milioni di pc portatili (48,1%), 7,4 milioni di tablet (26,4%) e 5,6 milioni di pc fissi (22,1%).
Il 19,3% delle famiglie dispone di almeno un televisore connesso al web (smart tv o apparecchio tradizionale connesso al web con dispositivo esterno).
I telefoni cellulari sono presenti in oltre il 95% delle famiglie, i telefoni fissi solo nel 60% circa. Il forno a microonde, che ritroviamo nel 53% delle abitazioni, batte la lavastoviglie, utilizzata da quasi il 45% degli italiani.
Gli impianti di aria condizionata arrivano al 29,7%. Il sistema hi-fi con componenti separati al 16,5%. La linea fissa solo dati al 13,2%. La vasca idromassaggio al 4,9%. Residuali la videocamera digitale (6,5% delle famiglie) e la segreteria telefonica (2,1%).

La digitalizzazione delle famiglie

La connessione al web è ormai capillare e coinvolge anche gli anziani. Wireless e connessione mobile, in casa, al lavoro, negli esercizi e spazi pubblici, rendono il web imprescindibile nelle dotazioni individuali e nelle relazioni collettive. Il 49,6% delle famiglie dispone di una connessione a banda larga, con una forte oscillazione territoriale (che penalizza il Sud) e sociale (che penalizza le famiglie a basso livello socio-economico).
I minori, come premesso, sono autentici precoci digitali. I nati dal 2000 in avanti sono il banco di prova tangibile degli effetti sociali, anche sulle relazioni familiari, dei nuovi strumenti tecnologici.

I figli moltiplicano i consumi

I figli sono un formidabile moltiplicatore dei consumi. È vero che le famiglie con figli sono quelle che più soffrono per le difficoltà economiche e che il terzo figlio è in molti casi una delle determinanti della povertà. Tuttavia emerge con nettezza che la famiglia con figli ha una propensione al consumo maggiore.
Le famiglie monogenitoriali sono più in sofferenza sul piano economico, visto che stentano a stare dietro all’aumento delle spese dovute alla presenza di figli e adolescenti, che richiedono sempre più beni da acquistare.

Chi decide sugli acquisti da fare

Uomini e donne si dividono il potere decisionale in due ambiti: prevale il potere decisionale maschile su settori vitali della vita familiare nelle coppie con o senza figli mentre per gli acquisti quotidiani e di elettrodomestici prevale il potere decisionale femminile. Cresce però anche il peso dei figli nel caso di decisioni di spesa per i device informatici.

Gli smartphone che dividono

Le famiglie italiane sono alle prese con la potenza erosiva delle fruizioni individualizzate degli smartphone, che azzerano di fatto i momenti di aggregazione collettiva. Una persona, uno smartphone è la metrica ormai imperante in tutte le tipologie familiari: una condizione di base, strutturale, che consente a ogni singolo membro di fruire in totale autonomia e piena comodità di contenuti modulati sui propri specifici interessi.
Lo smartphone è utilizzato dalla quasi totalità dei membri delle famiglie, trasversalmente alla condizione socio-economica, ma in solitudine. Sono addirittura 28 milioni, poi, gli utilizzatori notturni che lo hanno eletto a inseparabile partner sin nel proprio letto.
Per comparazione, pensando al televisore, non si può non sottolineare la sua capacità di aggregazione e di generazione di convivialità nelle famiglie.
Nella maggior parte delle famiglie la tv infatti riunisce dinanzi a sé, in contiguità fisica, i membri delle coabitazioni, con un’alternanza di silenzi (per ascoltare) e scambi di opinione tale da poter tranquillamente affermare – secondo il Censis – che il televisore crea i presupposti tecnici e di contenuto della relazionalità familiare.

I commenti dopo la presentazione del Primo Rapporto Auditel – Censis

Andrea Imperiali, presidente di Auditel, chiarisce che l’Auditel ha potuto “perfezionare e validare un approccio assolutamente originale e lontano dai luoghi comuni per fotografare le trasformazioni in atto nella società italiana”. Secondo Imperiali questo lavoro di indagine non mediato e realizzato interamente porta a porta sul territorio, rende possibile un racconto reale della nostra società.

Giuseppe De Rita, presidente del Censis, pone invece l’accento sull’aspetto sociale: “la famiglia, collante della società, ha cambiato pelle con l’evoluzione sociale” spiega: “siamo passati dalla famiglia SpA, che combinava redditi e patrimoni, alla famiglia di cura garante di welfare informale e reddito per i componenti non autosufficienti e i figli precari, fino all’attuale rischio di una famiglia disintermediata, alle prese con le sfide che minacciano la relazionalità interna”. Il suo intervento si riferisce in particolare al consumo individuale legato agli smartphone connessi al web, che “fa saltare quella quotidiana ritualità conviviale costruita intorno alla visione dei programmi televisivi” e sottolinea come questo primo Rapporto Auditel-Censis abbia “messo sotto i nostri occhi la portata della sfida, visto anche l’intenso e precoce utilizzo dei device digitali da parte di adolescenti e bambini”.

Il Rapporto è stato illustrato da Francesco Maietta, responsabile area Politiche sociali del Censis e discusso anche da Vito Crimi, sottosegretario all’Editoria e all’informazione, Claudio Durigon, sottosegretario al Lavoro e alle politiche sociali, Gian Carlo Blangiardo, docente del dipartimento di Statistica e metodi quantitativi dell’Università di Milano Bicocca, e Renato Loiero, presidente della commissione di garanzia dell’Informazione statistica.

Potrebbe interessarti